Prima che i due potessero cominciare a discutere sull'argomento, il telefono di Faye si illuminò mostrando un messaggio da parte di Tom.

Thomas Holland: ci è voluto un po' per trovarti.
Scusami il ritardo, se sei ancora interessata
alla mia offerta ti aspetto alle 17:30 qui..

E il messaggio si concluse con la posizione del punto in cui avrebbe avuto luogo il funerale. Faye soffocò una piccola risata per il modo in cui Tom aveva descritto la sua richiesta d'aiuto, ma quel divertimento venne messo da parte in fretta per fare spazio alla sua ansia. Era il caso di presentarsi lì?

Sentì qualcuno chiamare il suo nome e si voltò di scatto vedendo il viso di Ashton. Faye emise un urlo raccapricciante e si rannicchiò in se stessa coprendosi il viso, cominciando a tremare.
«Oh Dio, è così brutto?» disse Dana sarcasticamente indicando Austin, che era in piedi innanzi al letto di Faye.
Ovviamente, non vedendo cosa stesse succedendo, Faye non capì perché Dana avesse detto quella cosa. Dunque smise di tremare e si voltò lentamente, notando che in realtà non c'era Ashton, ma era semplicemente Austin.
La Bennett deglutì mettendosi seduta al centro del suo letto. «S-scusatemi, ho bisogno di andare in bagno..» disse, avvolta da un senso di nausea improvviso.

Afferrò il suo telefono e corse fuori dalla stanza, avanzando alla stessa velocità verso i bagni pubblici del dormitorio. Non tutte le camere comprendevano un bagno privato.
Erano tutti occupati ma non poteva rimettere sul muro, quindi aprì uno dei quattro bagni indipendenti e ci trovò una ragazza che stava urinando, la prese con forza per il braccio destro e la spinse fuori.

«Hey! Ma che cazzo!» urlò infastidita la ragazza rimasta in piedi con i pantaloni abbassati, ma Faye era già con la testa nel gabinetto a vomitare.
La gola cominciò a farle male e le lacrimavano gli occhi dato che si era sforzata per rimettere. Dal gabinetto proveniva un odore sgradevole poiché la puzza di urina si era mescolata con quella del suo vomito. Con la mano destra cercò di afferrare la carta per pulirsi il viso, gettandola in seguito nel gabinetto.

Senza alzarsi ancora da terra si appoggiò al gabinetto, sentendo il corpo senza forze, ed alzò lo sguardo guardando le scritte sul muro.

"PERCHÉ?"

Era scritto in sangue sul muro che divideva il bagno da quello affianco. «Lasciami stare!» urlò improvvisamente Faye contro quella scritta e tutte le ragazze uscirono dal bagno spaventate, lasciandolo tutto per la triste Faye.
Dando una seconda occhiata, notò che quella scritta non esisteva e quindi decise di alzarsi.
Tirò lo scarico e guardò l'acqua creare un vortice all'interno del gabinetto, sentendo la testa girare allo stesso modo. Portò una mano al lato destro del cranio, come per fermare quel tornado mentale, e con la destra afferrò il suo telefono dalla tasca, digitando velocemente il numero di sua sorella Rosaline.
«Ho bisogno di parlarti..» disse scoppiando in lacrime non appena la sorella rispose alla telefonata. Faye cominciò quindi a raccontare cosa fosse successo e come stava affrontando la situazione.



Tom aspettava con ansia l'arrivo della finta investigatrice Faye, il funerale era ormai cominciato da 10 minuti e lei non si era ancora fatta viva. Ovviamente questo non era motivo di distrazione per il momento, dopotutto si trattava sempre di suo fratello. Si sentiva un po' spaesato, come se improvvisamente non conoscesse più nessuno, era in piedi in mezzo ad un mucchio di persone a lui estranee. Si trovava affianco ai suoi genitori e Fiona Dickinson-Holland, la moglie di Ashton, che stringeva i propri figli a sé. Tom era distrutto e pieno di rabbia, quando guardava i suoi piccoli nipotini così persi non sapeva come avrebbero fatto a crescere con questo dolore sulle spalle. Questa perdita gli costò la vita, perché ormai si sentiva come se avesse fatto un salto dai tempi della sua giovinezza a quelli della sua vecchiaia, ignorando completamente il periodo da adulto. Non riusciva neanche a seguire con costanza la messa, perché era troppo preso ad analizzare lo sguardo di ogni persona.
Secondo lui l'assassino era presente a quel funerale, fingeva di provare dolore solo per non dare nell'occhio, ma lui avrebbe scoperto la sua identità.

𝑨𝑷𝑯𝑹𝑶𝑫𝑰𝑻𝑬, 𝚝𝚘𝚖𝚑𝚘𝚕𝚕𝚊𝚗𝚍Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora