"Di cosa parlavate?" Domandò Samu leggero, piluccando qualcosa dal piatto pieno di suo fratello.

"Ho sonno." Mormorò Suna con tono lamentoso.

"È il minimo, penso di non dormire da almeno diciassette ore."

"Potete parlare delle vostre ridicole vite sessuali con qualcun altro?" Ringhiò Atsumu, ficcandosi in bocca qualcosa che scoprì essere granchio. Era buono. Era fritto. Dio, non mangiava il fritto da secoli.

Riteneva un po' uno spreco friggere del granchio fresco, ma aveva bisogno di comfort food con così tanta urgenza da decidere che non era il caso di farsi troppi problemi per questioni che, alla fine, non lo riguardavano minimamente.

"Wow, che umore scoppiettante stasera." Mormorò Osamu a bocca piena, scrutando il piatto con sguardo ossessivo per scegliere la prossima vittima da infilare tra le fauci. "Ti hanno davvero dato della pipì e ora te la prendi con noi? Perché fidati, lo ricorderei se fosse roba mia." Ingoiò con forza la tartina e si rivolse a Suna. "Dove hai lasciato Komori-kun?"

"Mi ha abbandonato per andare a molestare Sakusa." Spiegò con calma scrutando il ripieno di un canapè. "Ha detto che era in missione."

"Missione?" Domandò Atsumu d'istinto, beccandosi le occhiate sospettose degli altri due. "Cioè, in che senso missione? Che tipo di missione?"

"Perché ti interessa?" Lo provocò Suna assottigliando lo sguardo.

"Non mi interessa infatti." E si ficcò in bocca la prima cosa che prese dal piatto, cominciando a masticare con impeto guardandosi accigliato attorno.

Osamu continuò a scrutarlo con fare indagatore. "Cosa ci stai nascondendo?"

"Niente." Mormorò a bocca piena. "Questi sono funghi ripieni, ne vuoi?"

"Tsumu che hai combinato?"

"Niente." Sibilò scoccando loro un'occhiata truce. "Io non ho combinato proprio niente." Semmai era qualcun altro ad averlo messo in quella situazione di merda.

Suna lo scrutò con un sorriso leggero e maligno insieme. "Sento che la cosa è più interessante di quel che sembra." Canticchiò piacevolmente.

"No, basta, non mi immischio più in queste cose." Lo bloccò Osamu scuotendo la testa. "Ho finito. Mi sono trasferito e ho lasciato tutti i problemi al capitano Meian." Si mise in bocca una pasta sfoglia con fare seccato. "Il tuo umore ballerino può andarsene a quel paese."

"Vaffanculo, vado a cercarmi una compagnia con del cervello." E se ne andò, portandosi dietro il piatto, ignorando la chiamata tradita di suo fratello e la risata malvagia di Sunarin.

Non aveva un umore ballerino, pensò scostandosi con agilità per non urtare un cameriere provato con così tanti piatti addosso da sembrare un lampadario. Il suo umore era nero come un cazzo di pozzo profondo seimila metri ed era rimasto costante da un casino di giorni.

Era arrivato il giorno prima a Sendai con solo il suo trolley in mano, barcametrandosi con faccia incupita tra viaggi in treno e chiamate di taxi. Aveva fatto il check-in nell'albergo designato in completa solitudine, spaventando senza volerlo la receptionist con la firma illeggibile con cui aveva siglato il tutto, impugnando la penna come se volesse scagliarla contro qualcuno e quasi bucando il foglio. Si era sistemato nella suite (perché se doveva fare una cosa contro la sua volontà almeno l'avrebbe fatta come diceva lui), passando la serata a sgranocchiare con vigore chips di verdure rigorosamente cotte al forno senza sale e senza olio e facendo zapping sul televisore a schermo gigante che si era ritrovato davanti, spingendo i tasti con una violenza tale da sembrare di voler sfondare il telecomando, non avvicinandosi al letto nemmeno per sbaglio.

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