Mi svegliai grazie a Gabriel che mi stava chiamando.
<e dai, svegliati, se no a correre ti ci trascino> riuscii a capire. Io probabilmente borbottai qualcosa perché lo sentii ridacchiare. Poi aprii gli occhi. <ma guarda chi si vede. Ciao Eryn. La colazione è già preparata, le valigie con i tuoi vestiti te le ho portate su così ti puoi cambiare. Sono le 6.15 quindi veloce, staremo via per un pochino. Io esco così ti puoi cambiare. Ah, ti ho messo il beauty in bagno>
<grazie> gli dissi. Non rispose e uscì dalla stanza. Io mi alzai e andai in bagno a lavarmi mentre i capelli li sistemai in una coda, poi in camera mi vestii con dei leggings e un reggiseno sportivo. Scesi veloce di sotto, sbucai in salotto e girai a sinistra fino ad arrivare in cucina e mi sedetti al tavolo.
<meno male che ci sei tu che cucini>, gli dissi
<non sai cucinare, Eryn?>
<no. Ho imparato qualcosa solo recentemente, Brandon e Travor mi hanno insegnato. Anche a fare alcune cose in casa. Ho sempre avuto... le donne delle pulizie, io, quindi a parte vedere non ho mai fatto altro>
<so già che mi divertirò un sacco> borbottò ridendo. Mi diede il piatto con la colazione <sono pancake> io gli risposi che lo avevo capito. <da bere cosa vuoi? Abbiamo il caffè, il tè, succo, spremuta>
<tu cosa prendi?>
<spremuta, ovvio. Vitamina C>
<uh, ok, allora falla anche per me>
<d'accordo> prese tre arance, le tagliò a metà e iniziò a spremerle nel contenitore, poi versò il succo nei bicchieri. Me ne diede uno e lo ringraziai, poi portò il suo piatto a tavola e si sedette di fronte a me. <hai dormito bene?> mi chiese.
<stranamente si. Non mi sono svegliata durante la notte e ho avuto un sonno piuttosto tranquillo. Mh, ho forse avuto un pochino freddo. Ma Cora ha risolto tutto> e ridacchiai
<si, in effetti riscalda> rispose al mio accenno al cane. <però non la fare stare sul letto, d'accordo?>
<okay> <ieri sera quando sono tornata tu già dormivi. Ti ho lasciato la bottiglietta sul comodino>
<ho visto, grazie> <mh, le scarpe le ho sistemate tutte nel mobile vicino l'entrata> per rispondergli annuii con la testa. Bevvi un sorso e mangiai un boccone.
<sono davvero buoni>
<già. Lo so. Diciamo che in cucina me la cavo bene. Cole me lo dice ogni volta> sorrise
<vi sentite ogni tanto?>
<quasi tutti i giorni> guardò il mio piatto <continua a mangiare, Eryn, hai preso solo un boccone>
<non ho tanta fame> e giocai con il cibo con la forchetta. Guardai fuori la finestra ed era una bella giornata con il sole. Bevvi dal bicchiere e lo posai nel lavello quando lo svuotai.
<Eryn mangia> mi disse Gabe.
<non riesco. Magari più tardi> mi risedetti sulla sedia e lo aspettai. Quando finì di fare colazione andò ad aprire la finestra al cane e prese la pettorina che le allacciò.
<hai detto che non corri da tanto> mi disse. Io annuii. Ci mettemmo le scarpe e uscimmo di casa, con lui che teneva il cane. <tieni tu Coraline, è un cane grande, forte e veloce, sentirai tirare con la pettorina quindi sarà più facile per te rimanere al passo. Io sono abituato a correre, ho un'andatura veloce, ma cercherò di andare con calma> mi passò prima le chiavi di casa che infilai nel piccolo borsellino allacciato alla mia vita, il suo telefono e infine il guinzaglio del cane che mi sistemò correttamente nelle mani. <iniziamo camminando, così ho anche più tempo per osservare, specialmente dato che siamo vicino a casa> parlò piano. Mi passò il braccio dietro la schiena e mise una mano sul mio fianco. La sua pelle fredda mi fece venire un brivido a contatto con la mia schiena e lui questo lo notò. <non sei a tuo agio>
<no. Non sono abituata a queste cose>
<non è un problema, piano piano lo diventerai. Ci serve, questo> e mi diede un bacio sulla tempia. Sorrisi e gliene diedi uno sulla spalla. <molto bene> sussurrò, tolse il braccio dalla mia schiena e poi aumentò il passo iniziando una corsetta.
Dopo qualche isolato mi disse che era stupito di vedere che reggevo ancora il passo
<ti supero anche se vuoi>
<non ci provare, sono molto competitivo>
<d'accordo d'accordo> risposi con un po' di affanno. Iniziavo a stancarmi se parlavo quindi non aggiunsi altr e se mi provocava facendomi ridere gli dicevo di smetterla.
<mamma mia che noia che sei>
<Gabriel, faccio più fatica se parlo e rido. Tu che dici?>
<dico che sei già stanca>
<ci credo, dopo venti minuti ho il diritto di essere stanca>
<sono appena quattro chilometri> non risposi e continuai a guardare davanti.
<oh dio, Gabriel, c'è un parco. E se c'è il parco c'è anche la fontana con l'acqua> aumentai il passo correndo più veloce ed era vero che Cora mi aiutava.
Entrammo nel parco e mi fermai subito, camminando.
<se vuoi bere è la> mi indicò Gabe, senza un minimo indizio della fatica che avevamo fatto. O che avevo fatto.
Mi allontanai e aprii la fontana e feci bere prima il cane, poi io.
<Gabriel?> lo chiamai. Si voltò e gli indicai l'acqua. Annuì e venne a bere mentre gli tenevo aperta l'acqua. Mi sedetti per terra e osservai la gente passare, la maggior parte erano giovani che, come noi, correvano. Lui si mise al mio fianco e mi posò un braccio sulla schiena. Il suo telefono squillò e lo presi dal marsupio porgendoglielo, lo afferrò e rispose. Io intanto poggiai la testa sulle sue gambe e una mano scorreva sulla sua tibia. Avevo ancora il fiatone e quindi respiravo abbastanza affannosamente. Non ascoltai la conversazione di Gabriel e mi concentrai sui rumori del posto: si sentiva una macchina ogni tanto, qualche bici passare e a volte le risate dei ragazzini che andavano a scuola con gli amici.
<torniamo a casa?> mi chiese Gabriel.
<stavo così bene a non fare esattamente niente>
<ti sei un po ripresa?>
<un po'> borbottai alzandomi
<hai bisogno di più allenamento, polpettina>
<non sono un super soldato addestrato per salvare l'umanità. E poi, polpettina? Davvero?>
<certo, tutte le coppie si danno nomignoli. Sempre meglio polpettina che zuccherino>
<assolutamente vero, hai ragione> mi rifeci la coda <che ore sono?>
<è l'ora di andare a casa, farai una bella doccia e poi andare a invitare i vicini alla mangiata di sta sera>
<stai scherzando?>
<no, cuoricino mio, devo conoscere i nostri vicini per capire che persone sono>
<oddio fai tipo quella cosa odiosa che facevi con me? Ancora mi chiedo come fai>
<si, farò quella cosa odiosa che facevo con te ma sorridendo e non dicendo niente a riguardo. Per sapere come faccio è semplice: guardo il nostro corpo. Mi sono laureato in psicologia e psichiatria, e mi sono specializzato nei microcomportamenti>
<oh dio> non aggiunsi altro e continuammo a correre.

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora