Lei è qui, è nella mia stessa città, probabilmente a pochi chilometri da dove mi trovo io, stiamo respirando la stessa aria, stiamo guardando lo stesso cielo, i nostri orologi finalmente sono connessi e segnano lo stesso orario.

Si sa, io sono abbastanza sensibile e ogni tanto ho la lacrima facile, ma questa volta devo restare lucido, ho solo due minuti di tempo, poi qualcuno verrà a bussare per dire di muovermi, che mi stanno aspettando.

"Dove stai alloggiando?".

"In un albergo in centro".

"Dammi l'indirizzo".

"Jung Kook è pericoloso. Non puoi venire da me. Ti vedrebbero".

"Non voglio venire da te. Sei tu che verrai da me. Preparati perché stasera mando un taxi a prenderti. Gli darò io l'indirizzo a cui portarti".

"Non so se è il caso".

"Clara! Ho aspettato un anno per vederti e ora che sei qui pensi che possa lasciarti in uno stupido albergo?".

"Ok. Te lo mando" dice sorridendo, vedo le sue guance colorarsi di rosso.

"Dopo ti scrivo il codice per entrare e il piano".

"Va bene".

"Lo sai che ti odio vero?".

"Perchè?".

"Perchè ora non riuscirò a concentrarmi e mi aspettano ancora quattro ore di prove!".

"A dopo Jung Kook" conclude regalandomi il sorriso più bello che abbia mai visto.

"A dopo".

Chiudo la chiamata e guardo subito l'ora, ho ancora due minuti, chiamo e prenoto un taxi per farla andare a prendere e portarla a casa mia, le invio il codice di accesso e le indico il piano del mio appartamento.

Ora non mi resta che tornare di la, fare finta di nulla e ricominciare le prove.

Certo! Come se fosse la cosa più semplice del mondo!


Sono più di trenta minuti che percorro in lungo e in largo il mio salotto, non riesco a stare fermo, fra poco finalmente ci incontreremo.

Chissà che profumo ha, magari è più alta di me, no, dubito.

Ho controllato su internet e il suo albergo dovrebbe distare circa venti minuti in macchina da qui, con il traffico calcoliamo anche trenta, se il taxi non ha fatto ritardo dovrebbe essere passato da lei circa quaranta minuti fa.

Cazzo Jung Kook! Datti una calmata! Non è un'estranea, la conosci bene, non sarà molto diverso dalle videochiamate che facevate.

Il problema è che spesso mi sono immaginato di sfiorarla, baciarla, spogliarla.

Ok, basta! Altrimenti appena la vedo le salto addosso.

I miei piedi si bloccano sul posto appena sento il campanello suonare, mi volto verso l'ingresso, è qui, tiro un profondo respiro e mi muovo in direzione della porta.

Ci siamo, giro la chiave e apro lentamente.

Dio spiegami come hai fatto a creare una creatura così perfetta!

Lei è li nell'atrio del mio palazzo, una valigia al suo fianco, un enorme zaino sulle spalle, capelli sciolti, giacca e borsa in mano, mi sta fissando con i suoi occhi verdi.

"Ciao" le dico.

Che diavolo mi sta succedendo?! Avrei voluto abbracciarla, stringerla forte, ma è come se ci fosse qualcosa che mi blocca.

"Ciao".

Forse Jung Kook è il caso che la smetti di squadrarla e la inviti ad entrare.

"Vieni, entra".

Afferra la valigia a la trascina verso l'ingresso.

"Dalla a me" le dico prendendo il manico e finendo di spingerla dentro, la abbandono in un angolo e mi giro di nuovo verso di lei.

Ha appoggiato zaino e borsa e ora sta togliendo le scarpe, passa poi alla giacca appoggiandola sopra i suoi bagagli.

Finalmente vedo la sua mano afferrare i lacci della mascherina e spostarla dal suo bel viso.

Quelle labbra! Se potessi muovermi la bacerei all'istante, ma il mio corpo sembra non rispondere ai miei comandi.

E' lei a fare il primo passo, si avvicina a me e mi fissa, la sua mano destra si solleva, il palmo aperto verso di me e senza dirle nulla faccio lo stesso.

Non abbiamo bisogno di parlare, appoggio i polpastrelli ai suoi, le scariche elettriche che dalle mie dita si stanno diffondendo dentro di me sono pazzesche.

"Finalmente" sussurra e una lacrima solitaria le solca la guancia.

Sento i miei muscoli riattivarsi e senza pensarci con l'altra mano la afferro dietro la nuca e la trascino contro il mio petto, la stringo forte, affondando il volto nei suoi capelli scuri, il suo profumo mi invade le narici.

"Ho sognato questo momento per mesi" dico avvolgendola ancora di più.

Sento le sue spalle sussultare e senza smettere di piangere si aggrappa alla mia schiena.

Rimaniamo stretti per pochi minuti che sembrano ore, poi lentamente si stacca da me e alza il viso.

"Ho un sacco di cose da raccontarti".

"Avremo tutto il tempo. Ora sistemati. Io intanto ordino da mangiare".

"Ok".

Avrei voluto unire le mie labbra alle tue, mischiare i nostri respiri, invitare la tua lingua a giocare con la mia, ma non dobbiamo avere fretta.

Ora che sei qui con me arriverà anche quel momento, ne sono certo.

Venere & Marte [J.JK]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora