«Sì, pensavo che c'entrasse con l'omicidio. Non è così?» domandò perplesso Giacomo Ferrer.

«Ha un alibi, direi decisamente inconfutabile, per l'ora della morte, ma ci ha dato elementi interessanti. Sembra che suo fratello abbia conosciuto il sospettato e l'evaso, Carsi, fuori dallo Sphere e che fossero venuti ad un accordo. Sinani ha voluto far mettere a verbale che l'architetto avrebbe accettato di effettuare i lavori alla barcaccia a sue spese in cambio di una somma di 50000 euro in due tranche in contanti, non rintracciabili. Ora, capisce che noi dobbiamo verificare la situazione patrimoniale dello studio a questo punto.» disse il brigadiere senza troppi fronzoli.

«Vi prego di credermi, lo studio non c'entra nulla. Abbiamo un commercialista, persona di estrema fiducia, possiamo mostrarvi tutti gli incartamenti. Vi assicuro che noi siamo sempre state persone oneste, professionisti seri che pagavano allo stato ogni centesimo dovuto» disse spaventato Ferrer. Rischiava la radiazione dall'albo se avessero accertato il nero: Giusy aveva controllato nei giorni precedenti. Perché arrivare a tanto?

«Come va lo studio, signor Ferrer? Avete debiti aperti con fornitori?»

«L'immobiliare è un settore che va un po' a periodi altalenanti. Abbiamo avuto qualche anno di deflessione, ma le cose stavano migliorando.»

«Può dire di non avere alcun debito?»

«Qualcosa sì, ma si tratta di pagamenti dilazionati; è tutto nero su bianco: abbiamo sempre preferito mettere il pane in tavola per i nostri dipendenti, non può farci una colpa di questo! Adesso poi i cantieri di Antonio sono bloccati, sto cercando un sostituto che subentri, ma non è facile: lui era mio fratello!» L'architetto scoppiò in lacrime. Giusy era talmente sicura che non c'entrasse, ma quell'indagine era dovuta. Non poteva fermarla.

«La comprendo, signor Ferrer, ma se vogliamo capire cosa è successo veramente a suo fratello dobbiamo approfondire tutte le strade possibili» aggiunse Lanciani passando all'architetto una scatola di fazzoletti.

Ferrer annuì, si pulì velocemente il viso, quasi si vergognasse di essere crollato davanti a loro. In buona fede come si faceva a dubitare di quell'uomo? Era possibile che per pagare dei fornitori fosse arrivato a chiedere soldi a gente come Carsi?

Giusy attirò l'attenzione di Lanciani e alzò leggermente dal fascicolo la foto di Yatima. I suoi occhi valevano più di mille parole: una preghiera accorata al cuore tenero del brigadiere. Lanciani sospirò, ma poi annuì dandole il permesso di fare formalmente la sua domanda, quella che le premeva di più da sempre. «Signor Ferrer ha mai visto la donna di questa foto?»

L'uomo negò.

«Sembra si chiami Yatima e il figlio Thomas e credo suo fratello le abbia pagato il biglietto aereo per la Costa d'Avorio».

«Ah, sì, ricordo quel viaggio, mi aveva accennato solamente la sua storia. Aveva conosciuto questa donna alla Cooperativa Agli: visto che aveva già in programma un viaggio in Costa d'Avorio per inaugurare una scuola che aveva contributo a progettare, si è offerto di pagarle il biglietto e accompagnarla a rivedere la sua famiglia. La ragazza era arrivata in Italia in modo... ehm... irregolare, diversi anni prima, era rimasta incinta, forse era finita in un giro di prostituzione. Antonio non ha specificato, ma mi ha detto che l'avevano accolta quando era in dolce attesa e che lei aveva lavorato lì per molto tempo e, quando era occupata, il bambino rimaneva alla cooperativa. Così il figlio ha conosciuto i suoi nonni e quella donna ha potuto riabbracciare i genitori» concluse Ferrer.

Giusy aveva le lacrime agli occhi e doveva lottare per mantenere l'autocontrollo, ma non era facile. Il suo istinto le diceva che Antonio Ferrer era davvero un brav'uomo e allora cosa ci faceva con quei soldi? Ora capiva molto di più lo sguardo di Yatima nella foto: chissà quanto aveva sofferto! «Sapeva che suo fratello ospitava la ragazza e il figlio nella sua casa di via Monti, a Lido degli estensi?» continuò Giusy dopo un profondo respiro.

«No, non ho mai pensato che tra loro ci fosse qualcosa. Mio fratello mi avrebbe parlato di lei dopo il viaggio in Costa d'Avorio, almeno credo» tentennò l'uomo.

«Il 15 di maggio allo Charleroi, Yatima ha festeggiato il suo compleanno, suo fratello ha pagato per tutti. Lei era invitato quella sera?»

Lanciani la guardò colpito.

«No, mi aveva solo detto che era a cena con alcune persone della Cooperativa.»

Giusy e Fabio si guardarono. Dovevano aver avuto la stessa idea: Ferrer aveva nominato troppe volte la Cooperativa Agli.

«Direi che per il momento è tutto, Signor Ferrer. Ecco il mandato del giudice per la verifica finanziaria. Lo faccia avere al suo commercialista. Stia tranquillo, se collabora e i vostri registri sono in regola non ci saranno problemi. Li controlleremo con attenzione e discrezione.» promise Lanciani.

«Va bene, cercherò di farveli avere il prima possibile.»

Si alzarono tutti e tre. Giusy e il brigadiere strinsero la mano all'uomo. Poi ricomparve Catalano e condusse l'architetto all'uscita offrendogli un bicchiere d'acqua: sembrava abbastanza provato.

«Andrò col vicebrigadiere a pranzo e poi alla Cooperativa. Parisi, lei chiami questo numero e senta se ci sono novità sulle intercettazioni telefoniche, in più cerchi di delimitare un'area di ricerca per l'evaso basandosi sugli scontrini» disse Lanciani molto formalmente.

Era quasi sforzato, Giusy se ne accorse. In altre circostanze avrebbe protestato, ma al momento non vedeva molte alternative. Recriminare ora per quel richiamo avrebbe solo peggiorato la sua situazione. Lanciani si alzò e la lasciò sola nella sala con quel post-it giallo.

"Tenente Lisa Tambosi" lesse Giusy cercando di fermare il brivido lungo la schiena. Non poteva scacciare il ricordo di quella sera nel ristorante: la sua mano su quella di Fabio e come gli aveva sistemato i capelli. Era ora di scoprire di più su quella donna, prima di affrontarla.







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