, aveva risposto lei, mentre Logan le posava la corona di ossa sul capo. Lo giuro.

Logan è morto.

Così, una volta varcate le porte di casa, si era trasformata e aveva ululato alla luna che calava e lasciava il suo posto al sole, in quel cielo roseo e privo di nuvole.

Un ululato pieno di dolore e sofferenza, ma anche di promesse. Le promesse di una vendetta che si sarebbe gustata fino all'ultimo.

‹‹Non dovevamo ispezionare la stazione insieme?››

Selenia abbassò gli occhi su Jonathan che le riservò un sorriso felino e con un salto si arrampicò sull'albero. Prese posto sul ramo opposto al suo, uscì un coltellino dal fodero e cominciò a giocherellarci. Selenia sospirò e appoggiò il capo al tronco.

‹‹Avevo bisogno di stare un po' da sola prima di andare.››

‹‹Io ho controllato Cath prima di venire qui›› Jonathan aveva sempre un tono arrogante e profondo, perciò fu quel sussurro inquieto a farle sgranare gli occhi e ad attirare la sua attenzione ‹‹Eric ha dovuto sedarla, la sua stanza era un disastro. Ha perso il controllo stanotte, c'erano graffi su tutti i mobili.››

‹‹Manderò qualcuno a compargliene dei nuovi.››

‹‹I regali non le basteranno, Sel›› lei gli lanciò un'occhiataccia. Odiava quel diminuitivo del suo nome, odiava ogni diminuitivo con cui Jonathan adorava stuzzicarla, anche se ormai erano diventato più dei nomignoli d'affetto. Sel, Selia, Lenia. Li odiava tutti e lui lo sapeva benissimo ‹‹Non si fermerà fino a quando non scopriremo chi è stato.››

‹‹Nemmeno io.››

Selenia si alzò, si scrollò le foglie dalla canottiera che indossava e saltò giù dal ramo. L'estate stava finendo, ma un caldo insopportabilmente afoso le toglieva ancora il respiro. L'alba era uno dei pochi momenti della giornata in cui si poteva godere di un po' di frescura.

Jonathan le fu subito dietro e la seguì, silenzioso come lei, nella foresta. Quando raggiunsero la stazione era vuota e gli umani si erano già messi in mezzo, ma era troppo presto per incontrarne qualcuno, così si diressero spediti verso quella casetta mezza diroccata dove i suoi uomini erano soliti sostare e consumare i pasti durante la ronda, a pochi metri dalle rotaie. Selenia inspirò profondamente l'aria e subito l'odore del sangue la investì facendole venire i brividi. C'erano alcune macchie sul pavimento, schizzi rossastri e gocce ovunque circondate dagli strumenti dei poliziotti umani. Selenia fece attenzione a dove metteva i piedi, per non inquinare le prove. Legò i capelli in una treccia e indicò la macchia di sangue più grande, proprio di fronte le rovine della casa.

‹‹Lo scontro deve essere iniziato qui›› disse a voce alta, ricostruendo i pezzi di ciò che doveva essere successo il giorno prima ‹‹Logan aspettava il nostro carico con le provviste di carne e bevande. La giornata di ieri era nuvolosa, perciò i vampiri devono aver deciso di non aspettare il tramonto per recuperare anche le loro cose.››

‹‹Selenia›› Jonathan saltò oltre la macchia scura e indicò un punto buio che lei non aveva ancora notato, una smorfia gli deformava ora il volto angelico ‹‹Credo che sapessero che saremmo venuti a controllare.››

‹‹Di che parli?››

Jonathan indicò con un cenno del capo quell'angolo buio una seconda volta. Selenia si voltò e avvertì le ginocchia cedere. Sarebbe crollata davvero, se Jonathan non l'avesse sostenuta per un braccio.

Il resto del corpo di Logan era stato riportato lì.

E l'odore che aleggiava nell'aria era terribilmente familiare.

La regina dei lupiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora