Roxy mi squadrò da capo a piedi, aveva una smorfia carica di ribrezzo in volto. «Il fatto è questo Thalia: non mi piacciono i bugiardi, soprattutto se li reputavo degli amici importanti.»
Sospirai appena. Bugie, bugie, bugie. Non si parlava d'altro e io mi sentivo esausta.
«Che vuoi dire? Su cosa ti avrei mentito?»
«Tutta la scuola sa che hai fatto sesso con Flynn. E' stato lui stesso a sbandierarlo ai quattro venti in corridoio, oppure mi sbaglio? Pensa, anche se mi trovavo negli Hamptons mi è giunta la voce. Non si fa che parlare di te e del fatto che sei uguale a tutte le altre.»
Cominciavo a capire il motivo della sua rabbia.
Chiusi gli occhi e mi maledissi mentalmente. Tempo addietro le avevo promesso che sarei stata lontana da Flynn, che non mi sarei fatta abbindolare e che non avrei avuto niente a che fare con lui, perché pensava fosse il colpevole della morte di Gabriel. Ma le cose erano cambiate da allora e lui non era il responsabile.
«Lui non è l'assassino di Gabriel, lo sappiamo entrambe. Quindi quella promessa non vale più.»
Roxy scoppiò a ridere, attirando l'attenzione di alcuni studenti che si trovavano lì accanto a noi. «Complimenti Thalia, dico davvero. Credevo fossi la migliore delle amiche, ora mi rendo conto che sei solo la più grande fra le troie.»
«Sei arrabbiata perché non te l'ho detto o perché credo di provare qualcosa per colui che detesti con tutta te stessa?» chiesi con le braccia incrociate al petto, tentando di ignorare quel fastidioso bruciore all'altezza del cuore. Il modo in cui mi stava parlando e gli insulti che mi stava riservando mi ferivano e non poco.
«Tu provi qualcosa per lui? O mio Dio, non posso crederci. Sei così ingenua da non capire che lui vuole una donna solo per una cosa, che tu chiaramente gli hai già dato. Non gli servi più a nulla.»
«Non è vero, Flynn non è così!» nonostante tutto lo difesi, perché con me si era aperto e sapevo di conoscerlo, di conoscere parti di lui che non mostrava a nessuno.
«Fammi indovinare, dopo averlo fatto lui non ha più voluto saperne di te.» il mio silenzio equivaleva ad ammettere che avesse ragione, seppur mi costasse ammetterlo. Quindi sorrise e continuò. «Questo è Flynn Cosgrove, questa è la persona per cui mi hai voltato le spalle.»
«Io non ti ho voltato le spalle, non per tuo fratel-» non riuscii a terminare la frase, la mano di Roxy si era sollevata a mezz'aria e l'attimo dopo si era scontrata con la mia guancia. L'impatto mi fece voltare il capo di lato, la pelle cominciò a dolermi.
Mi tastai la guancia, gli occhi che cominciavano a pizzicare. Mi faceva più male il volto o il cuore? Non ne avevo idea.
«Non è mio fratello, lui non è nessuno!» gridò Roxy fuori di sé, intorno a noi si era radunata una piccola folla che non faceva altro che godersi lo spettacolo. «E stai pur certa che la pagherà per averti portato via da me, tu eri la mia unica amica!»
Detto ciò si allontanò, lasciandomi da sola lì in mezzo al cortile, sotto lo sguardo incuriosito di diversi studenti.
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Quella giornata era trascorsa fin troppo velocemente, tra pensieri riguardanti Flynn e paranoie su Roxy. Continuavo a chiedermi cosa intendesse dire con "stai pur certa che la pagherà", quelle sue parole non riuscivano proprio a darmi pace.
Sospirai appena e incrociai le braccia al petto, il mio sguardo era rivolto oltre il finestrino, sulla strada che scorreva veloce sotto le ruote della macchina. Al mio fianco, davanti al volante, sedeva Kaylee. Si era offerta di darmi un passaggio e mi aveva convinto ad andare insieme alla festa.
«Siamo arrivate. Oggi ho intenzione di bere come no mai!» esclamò lei mentre parcheggiava. Mi fece un occhiolino e scese dalla macchina, io la seguii a ruota.
«Anche io ho terribilmente bisogno di un drink, voglio spegnere il cervello.» chiusi lo sportello e aggirai l'auto per raggiungerla.
Sopra di noi la luna e le stelle erano nascoste oltre i nuvoloni neri, alcune gocce di pioggia cominciarono a cadere e a bagnarci il viso. Mi schermii il capo con le braccia, come se ciò bastasse a ripararmi dalla pioggia, e cominciammo a correre verso l'entrata del locale.
Non appena varcammo l'ingresso, l'odore di alcol e tabacco mi invase le narici, la musica fin troppo alta mi impedì di sentire ciò che mi disse Kaylee e i miei occhi impiegarono qualche istante per abituarsi a quell'oscurità.
«Andiamo a cercare le altre, Yasmine mi ha scritto che stanno ballando.» Kaylee dovette avvicinarsi al mio orecchio per riuscire a sovrastare l'alto volume della musica.
«Tu inizia ad andare, io vi raggiungo fra poco. Voglio prendere da bere prima.» a quel punto ci separammo: lei si diresse verso la pista da ballo, io andai al bancone del bar.
«Un mojito, per favore.» dissi al barista, prima di accomodarmi su uno degli sgabelli posti lì davanti al bancone.
Incrociai le braccia al petto e con lo sguardo seguii ogni spostamento del barman mentre preparava il mio drink. Fu allora che sentii una mano posarsi dolcemente sulla mia schiena.
Mi voltai di scatto, al mio fianco si era seduto un ragazzo dall'aria piuttosto familiare. Socchiusi gli occhi e tentai di osservare meglio il suo volto, malgrado l'oscurità del locale. Nonostante le pupille dilatate e arrossate, i capelli scompigliati e la barba incolta, riconobbi fosse il fratello di Flynn.
«Alexander? Sei proprio tu?» chiesi con la fronte aggrottata.
Era da parecchio che non lo vedevo e, a dirla tutta, la prima e l'ultima volta che lo avevo incontrato non mi era affatto piaciuto come persona, per ciò che aveva detto di Flynn.
«Tu sei la dolce bambolina del mio fratellino, non è così? Mi ricordo di te, ti chiami Telia, giusto? No, era Taglia.»
Lo guardai impassibile, priva di alcuna emozione, poi mi voltai e mi decisi a ignorarlo, magari in quel modo se ne sarebbe andato e mi avrebbe lasciata in pace.
«Ecco a lei, signorina.» il barman appoggio davanti a me un sottobicchiere e il mio drink, poi si allontanò per servire un altro cliente.
Bevetti un sorso, ignorando il fastidio sulla pelle che mi provocava il costante sguardo di Alexander su di me. Il ghiacciò tintinnò nel bicchiere quando spinsi con la cannuccia le foglie di menta sul fondo.
«Posso?» chiese mentre allungava una mano, senza aspettare una mia risposta che probabilmente sapeva non avrebbe ricevuto. Afferrò il bicchiere e bevette il mio drink in un paio di sorsi, poi si pulì le labbra con il dorso della mano. «Mh ti trovo piuttosto silenziosa, Taglia. Ricordo che eri alquanto loquace a casa mia, mentre parlavamo di mio fratello e della donna che tutti credono abbia picchiato.»
Sorrisi falsamente e mi voltai verso di lui. Era riuscito nel suo intento di attirare la mia attenzione, sapeva che bastasse soltanto nominare Flynn.
«Il fatto è che non abbiamo niente di cui parlare questa sera, non c'è nulla che tu possa dirmi che riesca a demolire la mia opinione su Flynn.»
Flynn non era perfetto, ma nemmeno io lo ero. Entrambi avevamo mentito su tante cose, cercando di affossare un passato che tentava di soffocarci. Eravamo fin troppo simili, troppo sbagliati.