Primo Capitolo

Comincia dall'inizio
                                    


Il mio viso ad un soffio dal suo, i suoi occhi incastrati nei miei, il suo profumo aveva invaso le mie narici e riempito i miei polmoni ed i nostri cuori sembravano battere all'unisono, questo mi straní parecchio dal momento che ero sicura che ne fosse sprovvisto eppure in quel momento il tempo sembrò fermarsi

Il mio viso ad un soffio dal suo, i suoi occhi incastrati nei miei, il suo profumo aveva invaso le mie narici e riempito i miei polmoni ed i nostri cuori sembravano battere all'unisono, questo mi straní parecchio dal momento che ero sicura che ne ...

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Quando mi svegliai da quel sogno bellissimo, feci un passo indietro per mettere un po' di distanza tra di noi e a mala pena sussurai

"Buon giorno (merhaba) sign Kerem"
"Buon giorno Sole (Gunes) "
"Mi scusi, ho dimenticato il pass e
correvo a prenderlo"
"Stai bene? (Iyi Misin)"
"Si, (evet) mi dispiace"
"Sole, va tutto bene, il lavoro della
reception è quello di accogliere i
dipendenti e consegnare loro il pass,
se non sono capaci di certo non è
colpa tua"

Non ebbi il tempo di replicare perché afferrò la mia mano e mi condusse alla reception davanti alle due streghe

"Buon giorno, mi spiegate il motivo
per il quale non aveve consegnato il
pass a Sole?"
"Buon giorno sign Kerem, scusi la
distrazione non succederà più, anche
se l'orfana potrebbe svegliarsi"

Quelle parole fecero si che il mio irragionevole istinto uscisse fuori

"Principesse, essere orfana non è un
vostro problema, provenire da
famiglie benestanti non signifaca
essere migliori di altri"
"Noi siamo migliori di te"
"Ma pensateci bene, io orfana con una
posizione lavorativa e voi dalla vostra
altezza non siete in grado neanche di
svolgere il vostro semplice lavoro"

Stanca e stufa di qeull'assurda duscussione, gli strappai via dalle mani il pass e quasi di corsa mi allontanai ma riuscendo comunque a sentire il tono severo con il quale Kerem le si rivolse a loro.

Ma i suoi passi mi avevano raggiunta, ma per fortuna ero arrivata alle scale che mi avrebbero portava via da tutti quando la sua voce

"Sole, aspetta un attimo"
"Sono in ritardo"
"Per favore (Luften)"

A quel modo di chiedere per favore non riuscii a tirami indietro

"La ascolto"
"Sole, sali in ascensore insieme a me"
"Non amo gli spazi chiusi, specie se
affollati"
"Ti fidi di me?"

Continuare non sarebbe servito a nulla così rassegnata e con il cuore a mille annuii e lo seguii, del resto come risaputo che al peggio non c'è mai fine.
Una volta dentro chiusi gli occhi ed inizia ad inspirare ed espurare in modo lento per cercare di rallentare i battiti del mio cuore troppo accellerati.

"Sele, va tutto bene?"
"Si, sto bene"
"Sole guardami! Concentrati sui miei
occhi e dimmi se hanno sempre
avuto questo atteggiamento nei tuoi
confronti"
"Non ha alcuna importanza e poi so
badare a me stessa"
"Non non ho detto che tu non sia in
grado di farlo"
"Preferisco ignorare"

Durante la nostra conversazione le porte dell'ascensore si aprirono in modo che altri dipendenti potessero entrare, ma per me era già tanto essere li così mi scusai e scappai via.

Finalmente sulle scale tornai a respirare e una volta raggiunto il piano dove si trovava il mio ufficio salutai i miei colleghi che consideravo ormai la mia famiglia, insime al mio unico e solo migliore amico Osman.

Avevo conosciuto Osman all'università che con pazienza era riuscito ad entrare nella mia vita.
Chiusa nel mio ufficio appoggiai la testa sulla scrivania e ripensai allo strano inizio della mia giornata quando dalla porta a fare capolino la testa di Osman

"Buon giorno Cenerentola, posso
sapere cosa é successo?"
"Adesso?"
"Si, riassumi grazie"
"Le bambole della reception hanno
esagerato e kerem mi ha difesa"
"Davvero interessante, potrebbe
essere l'inizio di una storia d'amore
di un nuovo romanzo"
"Non sei divertente"
"Sole, tira fuori le unghie e non
permettere a nessuno di trattarti
così"

Sapevo quanto avesse ragione, ma per lui come per chiunque era impossibile capire come ci si sentisse a stare soli e convivere con la solitudine ormai da sempre la mia compagna di vita.
Piangermi addosso non avrebbe cambiato ne il mio passato ne tanto meno il presente, così mi concentrai sul lavoro.

Il giorno seguente era un giorno importante per Yglit e l'uscita del suo libro, anche se già metà del lavoro era stato fatto, ma adesso erano importanti i dettagli così radunai la mia squadra

"Osmam domani c'è l'uscita del libro e
la sera l'evento, quindi dovete andare
a definire i dettagli"
"Vieni con noi?"
"Non posso devo definire piccole cose,
con alcune librerie, mi fido di voi"
"Ok Cenerentola a dopo"
"Ti odi quando mi chiami così"
"Tu mi ami"
"Si, come no andate"

Chiamate le ultime librerie e definite le ultime cose, mi concentrai sui dettagli per stupire lo scrittore durante l'avento conclusivo e nel frattempo iniziai a sognare l'uscita del mio libro.

Questa giornata era voltata, avevo saltato la pausa e fuori il sole già tramontava e la signora Melahat continuava a bussare alla mia porta

"Bambina mia, sei chiusa qui dentro
da stamattina, mi sono permessa di
portarti un tè"
"Grazie, come farei senza di lei? "

La signora Melahat, una donna di mezza età addetta alla sistemazione degli uffici e ormai da due anni per me era la figura più vicina ad una madre, sempre gentile e premurosa con un gran cuore.

Sorseggiai il mio the davanti a un meraviglioso tramonto, poi senza rendermene conto mi appisolai, poi il mio nome risuonava come la più dolce delle melodie suonata da Kerem.
Aprii gli occhi ancora frastornata e Kerem con dolcezza spostava una ciocca dei miei capelli dal mio viso, certa che sognassi sfogiai uno dei miei sorrisi, poi mi guardai intorno e metabolizzai che non si trattava di un sogno ma della realtà ed imbarazzata mi alzai dalla poltrona

"Mi scusi sign Kerem"
"Smettila di scusarti e andiamo"

Quest'uomo era così volubile che capirlo era impossibile a tratti sembrava quasi umano, ma bastava davvero poco per ritornare Robot Kerem.
Insieme uscimmo dal mio ufficio e percorremmo il corridoio che portava alle scale che sembrò non finire mai, arrivati al bivio tanto atteso Ferit aspettava l'ascensore ed io in modo frettoloso salutai entrambi e corsi giù per le scale.

Qualche gradino dopo mi fermai un attimo, non mi spiegavo come diavolo riuscivo a teovarmiin situazioni così assurde e imbarazzanti, ma dannazione non era da tutti avere due capi come loro, entrambi belli, intelligenti e tutti d'un pezzo, diversi e simili allo stesso tempo e spesso li immaginavo come i protagonisti del mio futuro romanzo.

Scossi il capo per tornare alla realtà e continuai a scendere le scale e nel farlo appoggiai in modo errato il pide ed urlai per il dolore, dannazione avevo preso una brutta storta.
Finite le scale dovevo arrivare all'uscita e non fu semplice perché zoppicavo sotto lo sguardo attento di Kerem e Ferit che continuavano ad osservarmi preoccupati, ma stavolta no gli concessi il tempo di dire nulla anticipandoli sul tempo

"Va tutto bene, è solo una slogatura,
ho solo bisogno di tornare a casa,
buona serata"

Una volta fuori, Osman sulla sua moto aspettava che lo raggiungessi per andare via insieme sotto lo sguardo attento dei miei capi.

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