Ed era vero, lo aveva sempre fatto.

<<Quindi vado?>> aveva chiesto nuovamente conferma Simone. Sembrava quasi timoroso.

Manuel gli aveva appoggiato una mano sulla spalla e <<Simò, giuro che te ce butto se non ce vai te. Che vogliamo fa?>> 
Simone aveva sussurrato un "okay, okay" per poi chiudere gli occhi e infilare un piede nell'acqua. 

<<Ma m’hai imbrogliato! È gelata>> la prima parte della frase era stata quasi urlata e Manuel non aveva potuto fare altro che mettersi a ridere. 
L'aveva guardato negli occhi prima di abbassarsi, prendere le scarpe di Simone e dire <<Bene, ciao>>. 

Aveva iniziato a correre poco dopo e Simone ci aveva messo un po' a capire quello che stava succedendo. 
<<Oh, ‘ndo vai con le mie scarpe?>> gli aveva urlato. 

Manuel non si era mai fermato a guardarsi indietro. Per quello, quando Simone l'aveva tirato giù, circondandolo con le braccia, non se lo aspettava minimamente.

Anzi.

Si aspettava tutto tranne quello. 

Si era girato di scatto verso Simone che ora si trovava con metà corpo sopra il suo. 

<<Ma ti pare il caso di placcarmi così?>> gli aveva chiesto. 

<<So’ rugbista io, che te credi?>> e aveva iniziato a ridere.

Manuel non crede di aver mai sentito una risata così pura uscire dalle labbra di Simone in quel periodo. 

Quelle risate che senti provenire dal cuore, quelle spontanee che riescono a farti male alla pancia. E Manuel rimane sorpreso dal fatto che sia stata semplicemente una sua stessa frase a farlo ridere così. Quello che però non sa è che Simone ha iniziato a ridere quando ha cominciato a correre dietro a lui. 

<<Sì ma li mortacci tua, per poco non me ammazzavi>> Manuel inizia a ridere anche lui, perché non può fare altrimenti. La risata di Simone è contagiosa e realizza che gli piace sentirla più di quanto crede. 

<<Quanto sei esagerato, Ferro, quanto…>>. 
Erano rimasti in quella posizione, a ridere, ancora per un po'.

Simone aveva nascosto il suo volto tra l'erba fresca del prato e la spalla di Manuel.

Crede che non ci sia posto più bello di quello al momento e che forse quella polvere d'oro - su Simone - inizia a vederla davvero. 

*

Era il 23 pomeriggio quando Simone decide di andare da Pin.
Aveva avvisato Floriana - che era arrivata a Roma il giorno precedente - e aveva deciso di farsi coraggio perché era il momento giusto.

Il momento  giusto per quanto riguardava se stesso e sperava che anche per Pin lo fosse. Floriana l'aveva tranquillizzato più volte sulla faccenda, sottolineando che era stato proprio lui a volerlo vedere dopo così tanto tempo e che non aveva nulla di cui preoccuparsi.

Era stata proprio Floriana ad accompagnarlo. Dante si era proposto di andare con loro, ma Simone aveva insistito perché rimanesse a casa con Jacopo. Si sentiva terribilmente in colpa a portarli entrambi con lui. 
Era una sensazione che aveva sempre avuto ma che nell'ultimo periodo si era accentuata. Gli sembrava che tutti si preoccupassero di lui ma che nessuno desse le giuste attenzioni a suo fratello e questa era la cosa che gli faceva più male. Era come se Jacopo rimanesse sempre nell'angolo perché non aveva bisogno ed era una cosa che a lui dava tremendamente fastidio.

Prima o poi sarebbe riuscito ad intavolare questo discorso, sia con i suoi che con Jacopo.

Si era distolto dai suoi pensieri nel momento in cui Floriana aveva parcheggiato la macchina sotto casa di Pin. Aveva visto sua madre guardarlo e lui aveva annuito leggermente quasi a dire che sì, era pronto ed era tranquillo.
L'abbraccio che sua madre gli aveva dato - in quel momento - non l'avrebbe dimenticato mai. 

Aspettando primaveraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora