Capitolo VIII - La 57esima spedizione fuori dalle mura

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«Ora prova solo a guardarti intorno. Hai visto quanto sono grandi questi alberi?» disse Levi.

Saelle alzò gli occhi e iniziò a capire.

«È un ambiente perfetto per sfruttare il movimento tridimensionale.» continuò il capitano. «E adesso prova a riflettere, con quella tua misera testolina: se non vuoi morire, fa' girare le rotelle.»

Eren non disse nulla, ma sembrò calmarsi; Saelle, invece, non era calma per niente. Era vero, quegli alberi enormi erano perfetti per passare al movimento tridimensionale, ma a quale scopo usarlo? Il comandante di divisione non aveva organizzato la missione cercando di evitare il più possibile lo scontro con i giganti? E poi, come erano finiti in quel bosco, considerato che la loro meta doveva essere da tutt'altra parte?

Saelle si trovò a cercare con gli occhi i suoi compagni di squadra, cercando in loro una sicurezza che lei non sentiva, ma fu amaramente delusa. Auruo si lamentava sottovoce di ordini che non riusciva a capire; Erd e Gunther avevano un'espressione confusa e tesa, come se essi stessi non capissero cosa stesse succedendo. La cosa ebbe un impatto tremendo sui due fratelli Jaeger, che si sentirono ancor più sperduti.

Un fumogeno nero fu sparato proprio alle loro spalle. Saelle si volse e lo vide incredibilmente e pericolosamente vicino: dunque un gigante anomalo, forse lo stesso che aveva annientato l'ala destra, era sulle loro tracce.

«C'è qualcosa in avvicinamento da destra!» disse Erd.

«Preparatevi al combattimento.» L'ordine di Levi mise tutti in allerta. Saelle estrasse le armi e deglutì, guardandosi continuamente alle spalle, pronta a vedersi comparire chissà quale tremenda creatura da un momento all'altro. «Se si mostrerà a noi,» disse ancora la voce del capitano «sarà solo per pochi secondi.»

Pochi istanti dopo, tutto parve precipitare e a Saelle sembrò di guardare tutto al rallentatore: col suono pesante di enormi passi che si avvicinavano, vide comparire in aria un loro compagno, attaccato ai cavi del dispositivo per il movimento tridimensionale; ed ecco, subito dietro, spuntare dagli alberi un gigante terrificante, come mai se n'erano visti prima. Aveva capelli d'un biondo chiaro, occhi azzurri e fattezze femminili, tanto che si potevano riconoscere le curve del seno. Si muoveva con una velocità e un'agilità impressionanti e sembrava deciso a spazzare via tutto, tanto che in un lampo alzò la mano sul soldato e lo colpì in aria, facendolo a pezzi lì dov'era.

«Correte!» gridò Levi.

La squadra si appiattì sui cavalli e li spronò ancora più alla corsa. Il gigante li rincorreva velocissimo e tese la sua mano su Eren, mancandolo per un soffio: i suoi occhi azzurri erano puntati sul ragazzo con un'inquietante espressione di soddisfazione sul viso.

«È velocissimo!» gridò Gunther. «All'interno di questo bosco non riusciremo mai ad anticiparlo!»

«Si avvicina!» esclamò Erd.

«Passiamo al movimento tridimensionale, signore?» domandò a questo punto Petra al capitano Levi, sicura che fosse arrivato il loro momento di contrattaccare. Levi però non rispondeva.

Un momento dopo, ecco arrivare altri due soldati da un'altra unità, già sospesi in aria tra i tronchi degli alberi, all'attacco del gigante dalle fattezze femminili. Il loro eroico sforzo fu inutile: il gigante ne schiacciò uno contro il tronco di un albero e afferrò il cavo dell'altro fino a farselo arrivare vicino e a sfracellarlo con una mano. Di loro, in cinque secondi, non erano rimasti che schizzi di sangue e pezzi di membra.

Saelle era inorridita da quanto stava vedendo e terrorizzata dalla creatura che li inseguiva, consapevole di avere di fronte una macchina da guerra che non si era mai vista prima.

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora