Capitolo 86 ‹‹ La mamma sta venendo a prenderti ››

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Lei annuì mugolando un versetto in conferma << Con te vicino mi sento più sicura, oltre che meno sola>> aggiunse e il mio cuore ebbe un tonfo, lo sentì sprofondare nel mio stomaco e risalire fino al suo posto anatomicamente prefissato, entrarmi in gola e riscendere verso quel posto anatomicamente a lui prefissato.

E che dire, le mie giornate vennero completamente stravolte.

Non mi ero mai reso conto di quanto le mie ventiquattro ore fossero così monotone e noiose fin quando una certa bambina dai capelli lunghi, neri e lisci, che mi arrivava ad altezza fianchi, piena zeppa di energie, sorrisi e risate non me lo fece capire sulla mia pelle, in prima persona. Non uscivo mai dalla mia stanza se non durante gli orari dei pasti, molte volte nemmeno per quelli, perfino mangiare in compagnia di quei due era diventato un problema; Ariel era sempre stata abituata a chiacchierare durante i pasti, lei e la sua mamma lo facevano spesso, ma in quella casa era proibito farlo << Solo se si è interpellati>> ripeteva ogni volta Gieun quando alla nipote le sfuggiva qualche complimento o anelito di soddisfazione. E anche in quel caso erano parole su parole, era maleducata, disobbediente, una vera e propria popolana per lui. Veniva ridicolizzata ed umiliata così tanto che si rifiutava perfino di mangiare, piuttosto che sopportare ancora un altro pasto insieme ai suoi nonni, non voleva più scendere al piano di sotto preferendo rimanere chiusa in camera a colorare, attività che capì essere un vero e proprio rilassamento emotivo e valvola di sfogo per lei, non a caso i disegni migliori furono fatti proprio durante quei momenti.

Allora, pur di non lasciarla da sola, una sera dissi alla cuoca di preparare due vassoi informando una delle domestiche che non mi sentissi troppo bene e che preferivo starmene nelle mie stanze, invece che recare disturbo a tavola; una bella scusa per dire che da quella sera in poi avrei trascorso ogni minuto del mio tempo insieme a mia figlia che era di gran lunga più piacevole spenderlo con lei invece che con quei due babbalucchi, brontoloni e scassa minchia.

E così fu.

Non scesi ma più quelle scale per i pasti, scoprì il benessere di restarmene per i fatti miei chiuso in camera e in una compagnia molto più genuina e innocente che quella di cui ero solito circondarmi. Quante risate, quanti dispetti, quanti pasticci provocammo, che se ci torno a pensare non riuscirei a trattenermi dal ridere. Quante facce pasticciate e quante imprecazioni tirai, venendo sgridato ogni volta dalla mia piccola e nuova amica, quando non riuscivo a levarle il colore dal viso.

Quelli erano senza alcun dubbio i ricordi più belli che ero riuscito a costruirmi da solo, ricordi che mi sarei portato nel cuore in eterno.

Ricordi che mi avrebbero mantenuto con i nervi saldi e la mente lucida nel momento in cui avrei dovuto pagare per i miei crimini.

Ricordi che mi sarebbero serviti da monito per ricordarmi che, anche se ero stato cresciuto nel modo peggiore che un bambino possa crescere e avevo sviluppato un atteggiamento e caratteraccio discutibili, pure io potevo cambiare, maturare e diventare un ragazzo buono, gentile e affidabile.

Ricordi che mi fecero dire mentalmente che, se mi sarei davvero impegnato nella vita e se soprattutto lo avrei voluto per davvero, sarei anche potuto essere un padre... decente.

Ma ora era giunto il momento di riscattarsi, di ribellarsi a quella dittatura e lottare per il proprio bene, o meglio, per quello altrui nel mio caso. Avevo una bambina da rimpatriare, un ragazzo da aiutare a fuggire alla sua di prigionia e una madre che attendeva questi due.

L'occasione perfetta per il mio piano mi venne servita su un piatto d'oro, non d'argento, da Mia Sandrini in persona; questa mi informò che nel giro di due giorni a Busan, si sarebbe tenuta un'enorme festa d'inaugurazione della nuova collezione estiva della Park's Collection e della Glamour Cosmetics alla quale avrebbero partecipato tutte le famiglie e personaggi più influenti dell'élite coreana.

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