«Ho cercato questa zia per tutto il parco, ma non c'era, lo giuro. E quando ho chiamato la polizia non è mai arrivato nessuno, che avrei dovuto fare?» sbraitò innervosito.
L'uomo in divisa di fronte a lui si sistemò gli occhiali sul ponte del naso e scrisse qualcosa su un foglio, mentre ascoltava attentamente le parole del ragazzo.«Potrei accusarla di rapimento, signor Park» disse infine, tornando a fissarlo.
Jimin allargò le narici e sbatté le mani sulla scrivania.
«Le sembro un fottuto rapitore di bambini?» urlò con il respiro affannato.
Yoongi cercò di calmarlo appoggiando la mano sul suo ginocchio.
«Mi scusi, signor commissario. Non pensa di star esagerando? Jimin ha solo fatto il suo dovere. Non poteva lasciarlo lì come se niente fosse» s'intromise poi.Il poliziotto sospirò e iniziò a sbattere un piede sul pavimento in marmo.
«Ragazzino, per favore. Potresti dirci come si chiama tua zia?» Gli chiese con poca delicatezza.
Il bimbo si strinse ancora di più al collo di Jimin e scosse la testa.
Yoongi si avvicinò a loro e mise una mano sulla schiena del bambino.
«Ehy piccolo, puoi dirlo. Non ti succederà niente»
Lui tirò su col naso e lo guardò con gli occhi colmi di lacrime. «Ho p-paura»Anche Jimin gli accarezzò la schiena, ma la sua mano s'incontrò con quella di Yoongi e un brivido gli percorse tutto il corpo.
«Dillo, Jintae. Ci siamo noi qui e ti proteggeremo» gli disse piano.
Il bambino li guardò entrambi e poi si voltò verso il poliziotto, che attendeva impazientemente.
«Ho Wooyoung» sussurrò tenendo la testa bassa.Il commissario fece un cenno col capo agli altri due poliziotti e loro sparirono subito dopo, sicuramente alla ricerca della donna che aveva lasciato Jintae al parco.
«La cercheremo. Intanto Signor Park, lei deve restare qui»
Il ragazzo sgranò gli occhi. «Perché?»
«È attualmente accusato di rapimento. Non può lasciare quest'ufficio se prima non avremo una situazione più chiara»
Si allontanò con alcuni fogli e Jimin sospiro sonoramente.«Non ci posso credere, che cazzo» sbraitò.
«È c-colpa m-mia?» chiese il bambino, mentre guardava Yoongi con tristezza.
Il corvino scosse la testa e gli accarezzò il viso. «Non è colpa tua, piccolo»
Jintae s'imbronciò e si lanciò su Yoongi, «si, Jimin è arrabbiato c-con me» urlò piangendo.Il ragazzo sospirò e gli accarezzò la testa. «Non sono arrabbiato con te, Jintae»
Yoongi lo fissò e gli sorrise, appoggiò la mano sulla sua spalla e la strinse. Il ragazzo forzò un sorriso e si alzò camminando avanti e indietro per tutto l'ufficio.
Era già stanco di tutta quella situazione e avrebbe voluto urlare e andarsene il più lontano possibile da lì, magari insieme a Yoongi e Jintae, se ne sarebbe occupato lui del bambino. Perché doveva essere tutto così difficile?Due ore dopo, il commissario tornò con altri fogli in mano e con un gran sospirò si risedette sulla sua poltrona nera.
«Abbiamo rintracciato la signora Ho. È una quarantenne tossico dipendente, non capisco come abbia potuto tenerlo con sé per così tanto tempo. Il bambino è stato affidato a lei dopo la morte dei suoi genitori. Ci ha anche riferito che l'ha abbandonato al parco di proposito» guardò il bambino con nuove lacrime agli occhi. «La interrogheremo» disse infine.I due ragazzi sussultarono e Yoongi strinse il piccolo tra le sue braccia. «Che ne sarà di lui?» sussurrò.
Il poliziotto appoggiò i gomiti sulla scrivania, «se ne occuperanno gli assistenti sociali. Li abbiamo già avvisati»
Jimin si strinse improvvisamente il petto e il piccolo pianse ancora di più, aggrappandosi con tutte le sue forze al colletto della camicia azzurra del corvino.
Yoongi lo abbracciò e poi lanciò un'occhiata al commissario. «Possiamo tenerlo noi per una notte? Il tempo di spiegargli bene come stanno le cose, domani mattina lo porteremo dagli assistenti sociali»
Il poliziotto scosse la testa. «Signor Min, lo sa quanta stima nutro nei suoi confronti per quello che, insieme a suo padre, fa per il nostro paese, ma non posso proprio fare niente» rispose.«La prego, non può fare un'eccezione?» Disse ancora, il poliziotto sospirò e si avvicinò a loro, sporgendosi oltre la scrivania. «Vedrò quello che posso fare» esordì poi, uscendo dal suo ufficio.
I due ragazzi si guardarono. Nei loro occhi sgorgava tutta la preoccupazione e la speranza. Si erano ormai, affezionati entrambi al piccolo Jintae e non avevano davvero intenzione di mollarlo agli assistenti sociali senza prima avergli spiegato la realtà dei fatti.Quando il commissario tornò aveva un leggero sorriso tra le labbra. Si avvicinò a loro, «potete andare, solo per questa notte. Lo riporterete qui domattina»
Jimin balzò in piedi con la quasi voglia di abbracciare quel poliziotto scorbutico, ma da cuore buono.
«Vi raccomando, sarete sorvegliati» annunciò di nuovo, mentre stringeva le mani ai due.Lasciarono la stazione di polizia e Jintae li abbracciò entrambi. Era finalmente felice di passare più tempo con i due, nonostante la stanchezza di quella strana giornata.
«Che facciamo adesso? Hai fame, Jintae? Cosa vorresti mangiare?» gli chiese Yoongi, tenendolo ancora in braccio.
Lui fece finta di pensarci «mmh, pizza» annunciò sorridendo e Jimin alzò gli occhi al cielo.
«Allora pizza» disse il corvino, poi guardò l'altro ragazzo, «tu ci stai?»
Jimin rise, «ho altra scelta?»
«Direi di no»Prima della cena, Jimin volle a tutti i costi comprare dei vestiti nuovi per Jintae, nonostante gli avvertimenti di Yoongi.
Il corvino aveva provato in tutti i modi a fargli capire che il bambino sarebbe andato via e che si stava affezionando troppo, ma lui l'aveva guardato male e gli comprò anche un pigiama per la notte e delle scarpe nuove.
Si rifiutò anche di far pagare Yoongi e pagò con i risparmi che aveva messo da parte per se stesso, ma non gli importava. Jintae meritava solo cose belle, dopo quella vita di sofferenze.
Era ancora troppo piccolo per conoscere la tristezza. Quando il bambino vide quei doni tutti per se, si illuminò e Jimin non avrebbe mai dimenticato la felicità su quel piccolo volto paffuto.Mangiarono quanta più pizza possibile e Yoongi si stupì di quanto cibo potesse contenere la pancia del piccolo. Aveva mangiato quasi una pizza intera e si era poi, rifugiato tra le braccia di Jimin, mentre prenotavano la stanza che avrebbero usato per la notte.
Il corvino aveva chiamato personalmente il miglior hotel nei paraggi e tutti erano felici di poter ospitare il figlio del ministro.
Jimin arrossì quando notò che la stanza aveva solo un letto matrimoniale e si chiese se Yoongi avrebbe dormito lì con loro o se, se ne sarebbe andato e tornato il giorno dopo.Fece il bagno a Jintae e si ritrovò ad essere stranamente felice in quel momento, nonostante gli schizzi d'acqua che gli lanciava addosso.
Una volta terminato lo coprì con l'asciugamano, ma il bambino non stava un fermo un secondo e Jimin perse la pazienza nel giro di qualche minuto.
«Jintae, stai fermo un attimo?» Gli chiese, mentre asciugava la sua testa corvina zuppa d'acqua.Il piccolo saltellò su un piede, aveva il sorriso più bello e puro del mondo e Jimin si sciolse quando lui si aggrappò al suo collo e gli diede un piccolo bacio sulla guancia.
«Sono felice» gli disse semplicemente, mentre al ragazzo vennero i brividi e le lacrime era già pronte a cadere dagli occhi.
Come avrebbe fatto a lasciare questo bambino nelle mani degli assistenti sociali? Era un pensiero che lo tormentava e aveva persino paura di riferirlo al piccolo.