NELLA FOSCHIA DELLA STANZA BUIA

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Di quel che sono stato rimane solo un cumulo di polvere inodore e inconsistente spazzata via da un vento di inquietudini e incertezze,

non so cosa sono né cosa sarò, sono in balia delle mie paranoie,

naufrago in me stesso, nessuna stella può guidarmi,

nord e sud non possono dare un fine al mio vagabondare,

dentro di me l'unico punto cardinale è la pietà.

E' difficile ricordare tutto quello che mi è successo in quest'ultimo periodo da quando sto vivendo una nuova vita, se così posso definirla. Sono troppe le cose che mi sono accadute e potrebbero avere poco senso per chi non ha vissuto queste esperienze sulla propria pelle, forse mi prenderete per un bugiardo e forse lo sono ma la mia storia non ha niente di oggettivo o di impossibile, realmente non so quanto di quello che ho visto sia veramente accaduto, e quanto fosse frutto della mia immaginazione, ma sono certo che accadrà qualcosa di simile. Chiunque legga questa storia spero che viva il più lontano possibile dalla mia realtà e che il mio racconto sia monito per tutti voi.

Mi svegliai in una stanza che non riconoscevo, in un letto sudicio su cui non mi ero mai posato, le mura nere senza finestre, illuminata solo da uno spiraglio di luce proveniente dall'alto, un tanfo pungente che ricordava una carcassa in decomposizione saturava l'aria tanto da renderla quasi irrespirabile. In quell'inquietante penombra non riuscivo a vedere quanto fosse grande la stanza. Mi alzai e una fitta alle tempie mi ripresentò l'incubo che mi aveva tormentato tutta la notte. Tutto iniziò col morso di un serpente, tutti si aspettavano la morte dell'uomo ma non avvenne. In pochi giorni l'uomo abbandonò il lavoro, la casa e la famiglia, andava correndo in giro sputando sulle persone come un pazzo, e come tutti i pazzi di questo mondo venne ignorato. Da questo pover'uomo nacque un virus apparentemente innocuo che non era in grado di uccidere l'essere umano ma distrusse l'intera società. Mentre il battito d'ali d'una farfalla attirava l'attenzione d'un bambino, il virus arrivò in tutte le nazioni del pianeta, le persone malate si isolavano in un rifiuto dei rapporti sociali completamente straniati dalla propria specie: l'umanità. La ripudiavano e volevano che smettesse di esistere. La malattia si manifestò come una presa di coscienza dell'intera società di fronte a tutto il male che aveva causato nei secoli, rendendosi finalmente conto del loro essere contronatura. Molti presi dal senso di colpa si suicidarono, alcuni iniziarono a pubblicare sui social discorsi e citazioni sull'odio della specie umana, le persone erano schifati anche del proprio volto tanto che molti guardandosi allo specchio davano testate al proprio riflesso fino a rendere il volto irriconoscibile; l'uomo non era più un animale sociale; una fetta consistente dell'umanità rinunciò a se stessa tornando a vivere in mezzo alla natura a vivere come animali selvatici. Secoli di storia umana, di guerre, dolore, censura, genocidi sputati addosso alla gente in una presa di coscienza universale; tutta l'umanità smise di mangiare per lasciarsi morire pian piano, ognuno in un piccolo angolo di mondo nella propria solitudine pensando a tutto il dolore che era nato con l'uomo e che sarebbe morto con lui. Mi svegliai con un'ultima frase di un giornalista in TV: "Tutta l'umanità merita di morire, uccidetevi tutti perché la natura possa nutrirsi di noi".

Un morso mi strinse il petto, sentii un mancamento alla testa, mi cedettero le gambe e ricaddi seduto su quella specie di letto. Dopo un incubo del genere ero abbastanza scosso, come era riuscita la mia mente a partorire un così malato destino per l'umanità? In quel momento non era una domanda importante visto che non sapevo neanche dove fossi, così una volta che mi svegliai del tutto mi alzai dal letto, a piedi nudi calpestai un freddo pavimento bagnato, calando gli occhi non vedevo neanche le mie gambe. Alzai lo sguardo verso la luce che appariva quasi come un'illusione, poiché il buio nella stanza era così denso che quel piccolo luccichio sembrava perdersi al suo interno. Mi avvicinai al muro che sembrava un tutt'uno con l'oscurità della stanza e iniziai a camminare con le mani su di esso che mi facevano da guida. All'improvviso un rumore di grugniti, provenienti da un punto indefinito nella stanza, vibrava nel buio. Preso dal panico mi misi a correre senza nessuna direzione non vedendo dove andassi, ad un certo punto inciampai in qualcosa che sembrava una palla e cascai a terra infradiciandomi tutto, un grugnito riempi l'intera stanza e poi una voce così profonda e terribile che sembrava far tremare pure le tenebre e diceva: "E' inutile che scappi, finirai lo stesso dentro la mia pancia". Sentendo quelle parole la paura invase ogni cellula del mio corpo, mi sentivo così impotente che rimasi a terra e feci finta di essere morto, l'odore nauseabondo del pavimento mi fece salire un conato di vomito che trattenni, l'odore era così denso e tangibile che sentivo i vermi salire nelle mie narici. Delle luci si accesero, mostrando uno spettacolo quasi più orrendo di quella sensazione che aveva invaso il mio naso: quella che credevo una palla si rivelò un teschio, al centro e agli angoli della camera c'erano ammucchiati di scheletri che conservavano ancora qualche pezzo di carne in decomposizione, l'intero pavimento era pieno di sangue ed io ne ero del tutto coperto. Un enorme mano mi afferrò alzandomi da terra e finalmente quella voce così profonda prese una sembianza: aveva un enorme corpo umano alto quattro metri muscoloso e imponente, la faccia era mostruosa priva di naso con un enorme bocca dai denti sicuramente non umani aguzzi e numerosi, al centro del volto un enorme occhio socchiuso, quella creatura ha sempre fatto parte dell'immaginario comune fin dagli antichi greci ma mai avrei creduto di vederlo con i miei occhi: un fottuto ciclope stava attentando alla mia vita.

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⏰ Last updated: Oct 23, 2022 ⏰

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