Capitolo sette

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Xavi urla ai ragazzi ancora in spogliatoio di muoversi, riportando noi sul pianeta Terra. Ci allontaniamo, imbarazzati.
Dios. A cosa stavi pensando, Nieves Gonzalez Lopez?! Con quale coraggio lo guarderò in faccia, ora?! Gli ho letteralmente fissato le labbra, in maniera decisamente poco discreta, mentre eravamo a pochi centimetri di distanza!
Vedo in Gavi l'intenzione di voler dire qualcosa. Tuttavia, viene personalmente preso per un braccio da Ansu- il quale mi guarda per scusarsi e per farmi capire che mi chiederà delle spiegazioni- venendo poi trascinato in campo dagli altri compagni.
Fortuna che mio fratello non ci ha visti. Mi sarei già aspettata l'interrogatorio, al contrario.

Come al solito, conclusa la sessione di allenamento, i ragazzi si intrattengono in chiacchiere e scherzi, prima di dirigersi negli spogliatoi.
<<Come procede la tua storiella con Gavi? State ancora insieme o si è già stancato?>> Mi giro verso Eric come se gli fosse nato un terzo occhio <<Ti sei svegliato male anche oggi, Eric Garcia Martret? O hai proprio un problema con noi due?>> La sua risposta mi lascia alquanto senza parole <<Ci sono persone innamorate veramente, che non possono stare insieme per un motivo o per un altro, e poi arrivano dei ragazzini- come voi- che giocano ad essere innamorati e di stare male quando la loro "storia d'amore" finisce dopo neanche un anno di relazione in cui, inoltre, si sono traditi infinità di volte>> ha gli occhi lucidi di lacrime, non so se di tristezza o di rabbia.
E come se mi si fosse accesa una lampadina sopra la testa, capisco che non siamo io e Pablo il problema. Dev'essergli successo qualcosa con una ragazza. Non in positivo, a quanto pare. Comunque, tuttavia, non è giusto che se la prenda con noi! <<Ascoltami bene, Eric. Non so cosa sia precisamente successo con questa ragazza per farti reagire in questo modo, però devi capire che io e Pablo non ne abbiamo la colpa! Se ti può far sentire meglio, me ne puoi parlare. Non sarò un'amica importante per te, come lo sono Pedro e Ferran, ma mi farebbe piacere aiutarti>>.
Pensavo fosse più difficile convincerlo. Eppure, lui comincia subito a vuotare il sacco, stando attento a non farsi sentire dagli altri <<Avevo una migliore amica. Si chiama Amaya. L'ho conosciuta da bambino e, crescendo, me ne sono innamorato. Purtroppo sono dovuto partire per Manchester, non avendole confessato i miei sentimenti i quali, non sono spariti durante i miei anni in Inghilterra. Tornato qui, mi viene detto da mia sorella che Amaya, la mia Amy, ha avuto un bambino!>> Sbatto le palpebre numerose volte, in un corto lasso di tempo, per digerire le informazioni <<Wow... scusa, non guardarmi così! Non era il tipo di confessione che mi aspettavo... ci hai parlato con lei da quando sei tornato qui?>> Annuisce alla mia domanda, preparandosi ad aggiungere dell'altra carne al fuoco <<Giusto qualche parola. Non ci siamo visti per vari anni, ma è comunque stata la mia amica più importante. Amerei poter riallacciare i rapporti con lei. Però ho paura che i miei sentimenti possano tradirmi. Non so se stia ancora insieme al padre di suo figlio. E poi, se non fosse così, non ho la più pallida idea di come comportarmi in presenza di bambini!>>.
A questo non credo di essere in grado di rispondere. Potrei anche consigliare il da farsi, ma non avendo- ancora- un figlio, rischierei di combinare qualche disastro più di quanto riuscirei ad aiutarlo. Mi guardo intorno, cercando qualche padre disposto a soccorrermi e, il primo che vedo è Sergi Roberto. Capto la sua attenzione, riuscendo a farlo avvicinare a noi <<Successo qualcosa, per cui sia richiesta la mia magnificente presenza?>> <<Eric avrebbe bisogno di qualche consiglio dalla tua esperienza come padre della piccola Kaya>>.

Li lascio discutere in santa pace, riunendomi con la mia attrezzatura, volendo andare a sistemarla nel bagagliaio della Mini Cooper verde di Pedro.
Qualcuno picchietta il dito delicatamente sulla mia spalla, facendomi voltare dopo aver chiuso di nuovo l'auto. E non mi aspettavo di certo di trovarmi davanti Mikky, fidanzata di Frenkie.
Rimango un po' stupita, dato che non ci siamo mai veramente parlate. Solo saluti, per educazione, durante le varie celebrazioni della squadra <<Scusa, non voglio metterti a disagio, ma ho sentito inavvertitamente la tua conversazione con Eric>> resto in silenzio, aspettando il continuo della frase <<Conosco Amaya. È amica mia e di quasi tutto il Barça, in realtà. Credo di conoscere l'intera loro storia... e volevo solo sapere se lei ha qualche possibilità con lui>> prima che possa dargli una risposta, noto una chioma bionda maschile venire nella nostra direzione <<Mikky, ti ho cercata ovunque! Che ci fai qui fuori con Nieves?>> <<Stavamo conversando su un argomento importante, Frenkie>> i due si sono messi a parlare in olandese, facendomi comprendere solo il nome mio e dell'altra ragazza.
Chiacchierano per un po'- sotto i miei occhi sconcertati- finendo per salutarmi e avviarsi verso l'auto. Prima, però, Mikky si gira. Nei suoi bei occhi azzurro cielo vedo l'attesa di una risposta e, con questo proposito in mente, alzo il pollice della mano destra.
Spero veramente che Eric riesca a schiarirsi la mente. Mi piacerebbe conoscerla, un giorno, questa Amaya.

La sosta nello studio dai fratelli Montesinos è stata estremamente veloce. Tanto che Pedro si è spaventato quando ho riaperto lo sportello, lato passeggero <<Già di ritorno, hermanita?!>> <<Il computer di Cris ha collaborato alla grande!>>.
Non glielo dirò- anche perché non me l'ha chiesto- ma Soledad l'ho trovata fredda e distaccata nei miei confronti: ho provato ad instaurare una conversazione con entrambi i gemelli, come al solito, tuttavia solamente il ragazzo mi ha risposto con entusiasmo. Lei mi ha parlato solo se era assolutamente necessario.
Sarà una delle sue giornate in cui si alza con il piede sbagliato, penso tra me e me, cercando anche di auto convincermi nel mentre.

Rientrando a casa con mio fratello alle spalle, vengo investita dal profumo inconfondibile delle squisite crocchette di mamma. E so per certo che sono le sue. Quelle fatte da Fer- seppur con lo stesso sapore- hanno un odore diverso durante la cottura. È come se mamma avesse una mano magica.
E in effetti, appena mi inoltro in cucina, dopo essermi disfatta del cappotto pesante, trovo Fer seduto al tavolo con mamma e papà. Davanti a loro, tre recipienti contenenti la nostra cena.
Mi precipito ad abbracciarli, non appena mi riprendo dallo shock iniziale. Loro mi stringono forte, mostrandomi che gli sono mancata tanto quanto loro sono mancati a me.
Cercano di farci visita regolarmente ogni due settimane oppure ogni mese ma, gestendo un ristorante, non è poi tanto facile far incastrare i vari impegni personali con i lavorativi.
<<Come stai, piccoletta? Continua a trattarti bene tuo fratello, vero?>> Scherza papà, come suo solito. Io, al contrario di Pedri, sono più legata a lui rispetto che alla mamma. Le mie amiche continuano a ripetermi quanto sia strana una cosa del genere. Però non posso farci niente!
Fernando Gonzalez è sempre stato il mio eroe, sin da quando ero piccolissima.
Crescere in una famiglia in cui prima di te sono nati due maschi prevede alcuni favoritismi, narrano le leggende metropolitane. E, secondo la mia modesta opinione, non sbagliano poi tanto: si può dire che tra papà, Fer e Pedro, io non mi sia mai sentita lasciata indietro o ignorata dalla famiglia, anzi! Mi hanno sempre inclusa quando, d'estate, si mettevano in giardino o andavano in spiaggia a giocare a pallone. Seppure io ero- e sono rimasta- una schiappa, loro trovavano sempre il modo di farmi riuscire a segnare, solo per vedere la mia felicità.

La serata non si sarebbe potuta concludere meglio: io, con la mia famiglia riunita e le crocchette speciali di mia madre.
L'ormai argomento maledetto non viene tirato in ballo, e io quasi mi dimentico della situazione imbarazzante avvenuta qualche ora fa. Quasi.

Princesa ||Pablo Gavi||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora