𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝟷.𝟺 ⭒ 𝑁𝑜𝑡𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑆𝑜𝑙𝑒

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«A primo impatto non mi dicono nulla, eh» Teneva lo sguardo fisso e appiccicato alla trasparente bustina in modo concentrato oltre che concitato.

«Ma sei scemo?» Ridendo spense la sigaretta nel posacenere di ceramica scuro per poi avvicinarsi al migliore amico.

«Cosa dovrebbero fare, le capriole per caso?» Cesare si sedette accanto a lui, «Te la dicono poi dopo qualcosa...» Ironizzò il pesante argomento riprendendosi la bustina.

Francesco riprese la birra e dopo un ultimo sorso, così aveva deciso, gliela passò chiedendogli: «Ma hanno, non so, un sapore per esempio? Ah, e la birra puoi finirla comunque»

«Hanno il sapore di mondi ultraterreni, sereni e tranquilli» Giocò glissando la seria domanda di lui.

«E... se ne volessi un piiiccolo assaggio?» Con una vocina striminzita gli chiese Francesco avvicinando l'indice e il pollice della mano destra portandoseli davanti agli occhi strizzati.

«Non stai dicendo sul serio, vero?» Cambiò immediatamente umore, questa volta Cesare era serissimo.

«Beh... un assaggino può farmi davvero così male?»

«Non voglio essere io a farti provare 'sta merda!» Quasi ringhiò buttando la bustina verso il comodino.

«Cesare, sono serio», si voltò per guardarlo meglio in viso, «dicevo solo così per divertimento, per provare»

«Sai che queste sono le classiche "parole famose" vero?» Forse era stato un po' brusco con il gesto di poco prima.

«Dai, siamo insieme, ci stiamo divertendo e mi hai fatto quasi ubriacare co' 'ste birre», Francesco iniziava a biascicare qualche parola, «un po' di divertimento in più può farci così male?»

«Non è questo il discorso Frenci è che-»

«Hey, hey, no, non parlare più», lo incalzò gesticolando bloccandogli le parole sul nascere, «godiamoci questa serata insieme»

Una serata unica, irripetibile, dove il cielo piangeva la sua fine versando incessante quelle lacrime di cristallo pure e copiose che lo avevano ormai riempito. Stelle cadenti, portatrici di desideri reconditi, di speranza e di rinascita, mutavano mostrando la loro vera natura distruttrice mentre i due ignari e spensierati amici erano intenti a ricucire un rapporto d'amicizia quasi perso del tutto.

«Tieni» Cesare gli porse la piccola parte di pillola insieme alla birra che
impaurita era lì, cosciente della sua imminente fine.

Prendendosi nuovamente la birra, stava ingoiando ora Cesare l'altra metà.

«Non ci avrei mai creduto se non l'avessi visto con i miei occhi»
Mettendosi di nuovo a sedere sull'orlo del letto, Cesare afferrò il pacchetto di sigarette.

«Oh, ma la smetti?» Ridendo in modo incontrollato, Francesco lo punzecchiò con un piede proprio sul fianco facendolo sobbalzare.
«Ma perché stai così lontano poi, vieni qui» Lo pungolò ancora con l'alluce.

«Ma sto fumando» Rispose ridendo di gusto vedendo il migliore amico proprio come un tempo quando erano insieme.

Stelle incandescenti, nel frattempo, fluttuavano sopra alle loro teste non poi così lontane iniziando a rischiarare il cielo che si mescolava al loro colore creando un connubio indubbiamente stupefacente.

Dopo averlo tirato per la felpa, intento a volerlo vicino, Cesare si decise ad accontentarlo. Prese con sé il posacenere e salì sul letto andando verso la parte di Francesco.

«Sai... mi sei mancato, tanto. Tutto questo mi è mancato. Semplicemente stare insieme di nuovo» Dal nulla prese a parlare Francesco.

Il fumo che stava espirando dalla bocca gli andò quasi di traverso per la schiettezza di quelle parole che non si aspettava in un momento come quello.

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