47) Non è possibile

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Aidan scatta in avanti e lo colpisce talmente forte che vedo la sua testa schizzare di lato, per poi cadere a terra. Finisce sopra al mobile della cucina e tutti i piatti che c'erano cadono al suolo, creando un impatto sordo e stridulo che mi fa saltare in aria come una cavalletta.
In una frazione di secondo gli è sopra e lo colpisce con così tanta foga da non farlo sembrare nemmeno più umano. Il sangue comincia a zampillare ovunque ed io mi porto le mani alla testa, completamente sotto shock.
-Ti uccido, bastardo! Ti uccido!- urla Aidan, continuandolo a tempestare di pugni.

Le labbra di Tony si aprono in un sorriso sadico e masochista, rivelando i denti sporchi di sangue.
-Io te lo ho detto che sei proprio come me.- biascica tra un colpo e l'altro.
Aidan si infuria ancora di più e lo prende per il colletto, tirandolo in piedi, e lo inchioda su per il muro.
-Non devi nemmeno guardarla, hai capito?- ringhia, non capisco se riferendosi a me o alla madre.
-Non osare nemmeno più camminare nello stesso posto in cui posano i loro piedi o, e che Dio mi sia testimone, ti ammazzo con le mie stesse mani. Hai capito?- sibila ad un centimetro dalla sua testa.

-Cosa diavolo sta succedendo?- Clorinda compare all'improvviso e corre in direzione dei due uomini, mettendosi in mezzo.
-Vi prego, vi prego, vi prego, smettetela.- urla in preda al panico, scoppiando a piangere. -Aidan, lascialo.- continua con voce spezzata.
Occhi blu continua a tenerlo alzato da terra, mentre la faccia dell'uomo comincia a diventare bluastra a causa della mancanza d'aria. Lo sta soffocando.
-Aidan, per l'amor del cielo, lascialo o lo ucciderai!-
Lui non accenna a mollare la presa, i suoi occhi sono sempre più vuoti.
Fa paura.

Mi avvicino a lui e gli appoggio la mano sulla spalla. Non gli dico di fermarsi, non gli dico di lasciarlo, sto semplicemente ferma e gli faccio sentire la mia presenza tramite il tocco delicato sulla sua pelle.
I suoi muscoli si rilassano appena e la sua presa si indebolisce, fino a quando i piedi di Tony toccano, di nuovo, terra.
L'uomo si piega in due ed inizia a tossire, massaggiandosi la gola. Incanala una grossa quantità di aria e, poco alla volta, riacquisisce colore.
Aidan si gira verso di me e rimaniamo a fissarci per un tempo che non saprei definire. È straziante il dolore che leggo all'interno delle sue pupille. Si avvicina di qualche passo e alza lentamente la mano, cercando di toccarmi, e, nel mentre, soppesa la mia reazione. È incerto e non mi sfiora nemmeno, crede che io abbia paura di lui?

Annuisco piano e mi avvicino a mia volta, facendogli capire che mi fidi di lui e che non provi nessun tipo di paura nei suoi confronti. Le sue braccia accerchiano il mio corpo e mi tira piano contro al suo petto, racchiudendomi e facendomi da scudo.
Mi sento a casa.
Profuma di casa.
Lui è la mia casa.

Chiudo gli occhi e lascio che il suo calore e il senso di protezione che mi trasmette mi inglobino completamente. Sto così bene e, per un attimo, dimentico tutto. Non c'è più la violenza, la paura, le botte e le urla. Non c'è più niente di tutte quelle orribili emozioni negative che ci hanno accompagnato in questi mesi. Ci siamo solo io e lui, nella nostra piccola bolla felice.

Poi, però, un urlo mi fa sussultare e mi stacco da Aidan con occhi sgranati. Quello che vedo mi paralizza completamente: Tony con in mano il vetro gocciolante di sangue e Clorinda stesa a terra, con la macchia di liquido scarlatto che si allarga sempre di più sotto di lei.
-No, no, no, no!- Aidan si inginocchia vicino a lei e si toglie la maglietta, premendola sulla ferita che continua a zampillare.
Tony, nel mentre, si schiaccia contro la parete e sorride sadicamente, come se, finalmente, avesse portato a termine la propria partita. Come se, adesso, dopo tanti anni, potesse finalmente ritenersi soddisfatto e realizzato.
-Ho vinto.- sibila compiaciuto.

Le mie mani prendono a tremare ed estraggo il cellulare, chiamando la polizia. L'operatore mi risponde, ma non so nemmeno io cosa sia riuscita a dire. Le mie parole sono confuse, macchiate di paura, di rabbia, di tristezza e di disgusto nei confronti del mostro che mi sta osservando senza nessuna emozione ad incorniciargli il volto. Resta ad osservarmi attentamente, mentre dalla mia bocca escono parole confuse e agitate.
-È ancora viva?- mi chiede con calma.
Non riesco a rispondergli, l'unica cosa che faccio è fissare Aidan che prega sua madre di non abbandonarlo, di restare con lui, perché ha ancora bisogno di lei. È una scena straziante, commovente, e il tempo passa ovattato, senza nessuna logica.

Stringimi ancora un po' (Romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora