VI~ Dietro la maschera [pt. 6/9]

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"Diana?" Sentì provenire dalla sua camera da letto. Successivamente, in boxer, assonnato, barcollante e spettinato, dallo stipite del bagno apparve anche Michael, il quale le andò immediatamente incontro per abbracciarla e lasciarle posare il capo sul suo petto. "Mi dispiace, non mi sono svegliato in tempo."
"Per cosa?"
"Per aiutarti... Hai vomitato?"
"Non fa niente." Riprese lei, poi sussurrando. "Comunque no, erano solo nausee."
"Mannaggia..." Le massaggiò la pancia e la vide chiudere gli occhi con sollievo. "Meglio?"
"Meglio." Replicò lei, avvertendo poi sulle labbra il contatto con quelle del cantante. Ci volle poco affinché il bacio divenne più appassionato, affinché si sentisse sollevare e portare in camera per farsi adagiare sul letto.

Una scia di violenti brividi la pervase in un attimo, lui se ne accorse e sorrise all'altezza delle sue costole, poi scese ancora fino all'ombelico.
Baciò quel ventre più sporgente e lo sfiorò, e tutto si sarebbe aspettato tranne che la giovane cominciasse a ridere. Rialzò il capo in direzione di lei con sconcerto. "Che c'è?" Domandò alzando con divertimento un angolo della bocca.
"I tuoi capelli! Mi fanno solletico..."
"Sei sempre più sensibile, lo sai?" Continuò lui. "E amo questa cosa..." Biascicò mentre continuava a baciarla, tentando di reprimere le risa che, invece, la donna non riusciva a contenere. E si trovava in difficoltà, perché rideva e provava piacere al contempo.
Poi portò le mani sul viso con esasperazione.
"Questa gravidanza inizia a non farmi capire più un cazzo." Rise sentendo, infine, Michael cedere al momento assieme a lei. Notò il sorriso dell'uomo nascere all'altezza del suo interno coscia, mentre le baciava quel tratto di pelle fin troppo vicino alla femminilità.
"Vuoi che mi fermi?" Sussurrò lui riprendendo a sfiorare quelle gambe con le labbra.
"Guai a te se ci provi." Rispose Meyer con affanno, stringendo la federa del cuscino nelle mani e inarcando la schiena. Si voltò col capo verso il comodino, permise a un gemito di uscirle di gola e infine riaprì gli occhi.

"Cavolo!" Disse immediatamente. "Sono quasi le nove..."
L'uomo sembrava non ascoltarla.
"Michael..." Percepì quella bocca arrivare all'inguine e la lingua giocherellare con l'elastico degli slip, intrufolandosi di tanto in tanto al di sotto di essi.
"M-Michael..." Sussurrò di nuovo con voce mozzata. Sentiva il sangue fluire nel basso ventre.
"Mh..." Mugolò lui dopo qualche istante di troppo.
"Charlie..." Gemette una nota sospirata quando lo sentì sfiorarla.
"Charlie cosa?" Ripeté lui divertito, sorridendo sulla pelle della donna e sentendola confondersi con le sue stesse parole.
"Ha l'appuntamento alla... Toletta... Farà tardi."
Con completo menefreghismo, Jackson la guardò quanto bastò a farle capire che non aveva intenzione di lasciarla andare, tantomeno in quel momento e tantomeno per il cane, e poi sorrise di un sorriso malizioso, arrivando ancora una volta con i denti all'elastico degli slip e riuscendo ad abbassarli quanto gli sarebbe bastato.

"Ci penseremo dopo..." Bisbigliò soltanto con voce rauca, tornando col volto su di lei per lasciarle un bacio e scendendo poi ancora una volta con cupidigia, accarezzandole i seni con una mano che, all'altezza dello sterno, lei strinse con vigore. L'ultima cosa che vide furono gli occhi scuri di Michael brillare alle prime luci del giorno e quel viso delicato sparire tra le sue cosce.

{...}

"Sì... Okay."
Diana, ormai col cappotto infilato e il guinzaglio del cane in una mano, aspettava che il cantante terminasse la sua conversazione.
Quando accadde gli andò incontro per salutarlo.
"Chi era?"
"Norman... Mi ha chiesto di vederci domani per parlare del servizio fotografico che dovrò fare verso fine mese."
Ella non rispose, alzò un sopracciglio e inspirò. "D'accordo..."
Avrebbe voluto chiedergli cosa pensasse del suo manager, se nei suoi riguardi nutrisse dubbi proprio come lei e se avesse un po' aperto gli occhi, ma nel momento in cui il cantante pronunciò il nome di Beck una nota di disincanto si avvertì nella sua voce.
Diana era sicura avesse iniziato a realizzare qualcosa, ma preferì non infierire. Non in quel momento, per lo meno.
"Io esco con Charlie."
"Vai a fargli la toletta?"
Meyer portò le mani sui fianchi con teatralità. "Ormai è tardi per la toletta, amore. Mi hai fatto fare tardi."
"Non fingere di essere dispiaciuta..." Replicò lui avvicinandosi e posandole le mani sui fianchi.
"Che scemo che sei..." La vide sogghignare e tentare di allontanarlo ma, in tutta risposta, egli si avvicinò ancor di più per lasciarle un bacio a stampo sulla fronte al quale, contro ogni razionalità, ella presto si abbandonò.
"Andate a fare una passeggiata?"
"Sì... Forse chiamo anche mio padre."
"Mi sembra una buona idea." Jackson sapeva che Robert fosse ormai un uomo libero, Talìka glielo aveva confessato il giorno prima.
"Io dovrò tornare a Neverland tra meno di un quarto d'ora, Bruce sta arrivando." Affermò infine Jackson mentre si allontanava per aprire il frigorifero. "Vuoi mangiare qualcosa, piccola?"
"No, credo che prenderò una ciambella al bar." Rispose lei facendo spallucce. Afferrò la sciarpa e abbassò la maniglia, varcando la soglia col cane al seguito. "Chiudi bene quando esci!"
"Sissignora!"
"Ti amo!"
"Io ti amo di fiù!" Esclamò l'uomo con la bocca appena riempita di biscotti, lanciandole un bacio con teatralità prima di vederla sparire dietro la porta.


𝐏𝐡𝐢𝐥𝐨𝐟𝐨𝐛𝐢𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora