La sua parlantina riesce a stoppare i miei pensieri.

Passato, presente e futuro.
Non c'è uno se non ci sono anche gli altri due.

Non c'è passato se non c'è futuro dal momento che il passato era il tuo futuro e il tuo presente.

Il tempo è razionalmente difficile da comprendere e da capire con tutte le sue sfaccettature.

«Tutti noi abbiamo dei segreti e i segreti non sono altro che un passato che si ritorce ancora sul presente e anche sul futuro»

La guardo accigliata.

Perché me lo sta dicendo?

«I segreti costituiscono l'essere umano» rispondo.

«Concordo, ma non i segreti che ti costringono a nascondere la tua vera natura quelli non sono segreti e tu non sei più un essere umano, sei mostro che si deve nascondere per paura che il mondo non lo capisca»

La campanella suona e la sua faccia che era diventata magicamente seria, ritorna alla sua natura sorridente che potrebbe accecarti con i suoi denti bianchi.

«È suonata, che ne dici se dopo le lezioni ripassiamo insieme che domani abbiamo la verifica di Trasfigurazione?»

«Ehm... sì, no scusa, non posso, ho gli allenamenti»

Mi guarda delusa.

«Fa lo stesso, vorrà dire che ripasseremo prima di andare a dormire e non voglio obiezioni!» risponde.

Ha sempre quell'entusiasmo fuori dal normale.
Come se avesse uno scarico di energie che finisse nel suo corpo.

Se ne va senza salutare, senza dire niente.

La presenza di quella ragazza mi crea trambusto e confusione.

Inizio a raccogliere i miei libri e tutti gli "appunti" che equivalgono alle 10 parole che compongono il titolo che mi sono impegnata a scrivere in stampatello.

Amortentia.

Non ho seguito la lezione e se dico che non ho seguito una lezione intento proprio che se avessi dormito probabilmente avrei ascoltato più roba.

Prima di andarmene definitivamente noto che sul banco è posato un biglietto.

Mio non è sicuramente, potrebbe essere di Eliza.

Decido di prenderlo in egual modo.

Esco dall'aula con un forte odore delle mie Chesterfield.

Quello sì che è vero amore.

Aspettando l'inizio della prossima ora e il suono della campanella, decido di aprire quel biglietto di carta che ho trovato sul mio banco.

Se non lo apro non potrò mai sapere se l'ho scritto io e poi mi sono completamente dimenticata della sua esistenza o se semplicemente appartiene a qualcun altro.

Il mio piano A

Ok, ammetto che mi aspettavo che ci fosse scritto qualcosa di più concreto.

Guardo il fogliettino accigliata ma la campanella suona e sovrasta il rumore dei miei pensieri.

Mi avvio verso l'aula di Babbanologia e per arrivarci passo vicino un cestino dove "per sbaglio" faccio cadere quel pezzo di carta più inutile di questa lezione da parte di una nata babbana.

Le parole della professoressa immediatamente diventano così rilassanti che riescono in qualche modo ad appesantire le mie palpebre che si chiudono esauste.

Sonder // Mattheo RiddleWhere stories live. Discover now