"Puoi chiedermi qualsiasi cosa" disse Suguru, ingoiando la paura al ricordo della notte precedente. Nessuno dei due l'aveva tirato fuori nelle ultime due ore, e Suguru si accontentò di questo, ignorando la dolorosa persistenza del suo corpo. Voleva toccare di nuovo Satoru, le sue dita si contraevano per la fantasia. "Mi piace sentirti parlare"
"Davvero?" chiese, inarcando le sopracciglia. "Ho una voce sexy o qualcosa del genere?"
Suguru gemette, notando i pesanti rimbombi del film in fondo al corridoio. "È più come... mi fai sentire come se le cose non fossero così serie come penso"
"Perché non lo sono mai" disse Satoru, il suo sguardo che si spostava distrattamente dagli occhi di Suguru, alle sue mani, al colletto leggermente sbottonato della camicia dell'uniforme, alla sua stupida targhetta con il nome.
"Non si tratta di me" si lamentò Suguru, interpretandolo come uno scherzo. Si chiese se Satoru potesse vedere quanto fosse difficile per lui stare fermo, comportandosi come se il cuore non gli scoppiasse nel petto. "Stavi per chiedermi qualcosa, ricordi?"
"Davvero?" disse Satoru, fingendo di contemplare. "Beh, ho cambiato idea"
Suguru lo guardò male. "Non fare così"
"Tipo come?"
"Dimmi cosa volevi dirmi"
"Non ricordo"
"Si, invece"
Satoru rise. "È imbarazzante"
"Sono sicuro che non lo è"
Satoru sospirò, fingendo di crollare sul bancone. "Non posso vincere con te"
"In cosa consiste?" chiese Suguru, ignorando le deviazioni di Satoru.
Alzò lo sguardo e inarcò le sopracciglia. "La notte scorsa"
Suguru si pentì della sua insistenza mentre la delicata pace dentro di lui si spezzava. Con il cuore che batteva forte, le mani sudate e un dolore preoccupante al petto, Suguru chiese: "La scorsa notte?"
"Ci siamo persi una festa della 13esima strada, sai?" disse Satoru, giocherellando di nuovo con il limone sul bicchiere. "Questa è una tragica notizia"
Suguru deglutì tre volte, ancora incapace di alleviare il dolore alla gola. "E?" chiese, facendo cenno a Satoru di continuare. Era sia sollevato che deluso dall'argomento della conversazione. Per qualche ragione, voleva parlare di quello che era successo tra loro semplicemente perché gli mancava il brivido. Il brivido di sapere che stava facendo qualcosa di sbagliato, ma che era troppo bello per smettere.
"E mi stavo chiedendo se volessi venire alla festa di Capodanno con me" disse Satoru, riuscendo a malapena a guardare Suguru negli occhi. Satoru sembrava teso, teso come le corda di un'arpa. "Non so perché sia così difficile per me chiederlo"
Suguru sorrise dolcemente al nervosismo di Satoru. "Sono riluttante ad andare perché, sai, non mi succede mai niente di buono a queste feste"
"Cosa intendi?"
Suguru alzò un sopracciglio. "Sul serio?"
Satoru gli rivolse un sorriso comprensivo. "So che Halloween non è stato il massimo per te, anche se non vuoi dirmi perché" disse, fermandosi per dare a Suguru l'opportunità di elaborare prima di continuare. "E poi, qualunque cosa sia successa ad agosto, quando ti nascondevi accanto al falò..."
"Dobbiamo per forza parlarne?" chiese Suguru, leggermente frustrato.
"Sto solo dicendo che non ho idea di cosa sia successo allora, e mi piacerebbe che tu me lo dicessi"
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(WHEN FACING) THE THINGS WE TURN AWAY FROM ─ stsg
Fanfiction❝ Suguru si era lasciato andare troppo oltre con Satoru. Ma cos'altro avrebbe dovuto fare quando Satoru era proprio lì, guardandolo nel modo meraviglioso in cui guardava sempre le persone? Cos'altro avrebbe dovuto fare quando poteva sentire il calor...
17. Le corde dell'arpa
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