15) AMARE SORPRESE

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Proprio in quel punto un colpo forte aveva lasciato un ampio ematoma.

A malapena era sopportabile se non lo toccava affatto, eppure, anche l'acuto dolore fisico che provava nell'abbraccio disperato della bambina poteva aspettare un momento, perché ora voleva godersi il ritorno a casa.

Appoggiò la testa su quella di Helun e strinse a sé entrambe le sue donne, felice di poterlo ancora fare.

Aveva temuto di non rivederle più, invece era tornato, ma a quale prezzo, se ora Saryn rischiava di pagare per lui.

Alle sue spalle, fuori della Yurta, i tre udirono dei passi avvicinarsi sull'assito del carro.

Alla vista della divisa del giovane soldato, Helun si allarmò e Gerel scappò dietro la porta, ma Saaràn le tranquillizzò entrambe.

Omnod e Uleg si fermarono fuori, in attesa appena fuori della soglia, Nessuno dei due ospiti pareva intenzionato a entrare.

Rimasero bene in vista nel riquadro della porta per non spingere a sospettare delle loro intenzioni gli occupanti della casa, ma restarono distanti abbastanza dall'ingresso della Yurta per non dover avvertire il tanfo che usciva dalla misera dimora del Naaxia.

Agitato dalla loro presenza, Saaràn avrebbe voluto avere un poco più di tempo per stare con la propria famiglia, tuttavia, non potendo lasciarli fuori, con la morte nel cuore mormorò veloce alla moglie:"Non diciamogli nulla di Saryn" e attese che lei gli facesse un gesto d'intesa, prima di andare ad accoglierli nella propria casa.

"Entrate, prego" disse infine ai due uomini.

Avesse seguito la propria volontà avrebbe chiuso la porta in faccia ai due ospiti e li avrebbe mandati al diavolo, eppure per dovere di accoglienza Saaràn li invitò a entrare, a sedersi attorno al focolare e dividere con loro quel poco che avevano, mettendo in atto l'unica cosa che gli fosse venuta in mente per non insospettirli.

Non sapendo quanto potesse fidarsi di quei due, al momento non avrebbe detto nulla di Saryn e per guadagnare un poco di tempo, avrebbe fatto come se niente fosse successo durante la sua assenza.

Ecco, avrebbe trovato una scusa qualunque.

Prima di agire aveva bisogno di poter pensare a cosa era meglio fare, eppure nella Steppa l'ospitalità era un dovere irrinunciabile per chiunque, anche per il Naaxia, quindi non poteva fare a meno di farli entrare.

"Donna preparaci da mangiare, presto!" disse a Helun, nonostante sapesse che in casa avessero soltanto latte rappreso di cavalla e focacce di miglio.

Tenendo la figlia ben nascosta dietro di sé, vedendoli titubanti ad avanzare e indicandogli il fumoso focolare, Saaràn insistette affinché entrassero, con stampato in volto un sorriso esagerato, che, per quanto falso, potesse apparire il più credibile possibile sincero.

Omnod, essendo il più alto in rango tra i due e non potendo rifiutare l'ospitalità del Naaxia, si avvicinò per primo, muovendosi con cautela e restando guardingo in ogni suo gesto.

Non temeva imboscate da parte di Saaràn e nemmeno credeva di essere in pericolo di vita, tuttavia nel giovane Un la repulsione che provava per quello che stava per fare, gli restava disegnata in volto come una maschera, contratta in un sorriso stirato, appena velato da un malcelato fastidio per il tanfo e lo sporco.

Si affacciò alla porta della Yurta facendo attenzione a non toccare nulla, ma una volta dentro non poté trattenere una smorfia di disgusto, perché quello che vi era in quella abitazione, era ciò che di più squallido, fumoso e puzzolente avesse mai visto in vita sua.

Nell'Orda, anche gli ultimi raccoglitori di letame avevano Yurte meno cadenti e sporche di quelle del Naaxia e fu con un poco di ripugnanza che si accostò alle coperte lise e sudice che vi erano stese sul pavimento.

Una volta seduto, per quanto desiderasse ardentemente essere altrove, si pulì alla belle meglio le mani e i vestiti.

Faticò non poco a trovare una posizione comoda su quei tappeti pieni di pieghe e bozzi e pensò che se Targin l'avesse visto in quel momento, non sarebbe stata per nulla fiera di lui.

Per quanto si sforzasse di restare impassibile, si sentiva a disagio nella dimora del Naaxia, tuttavia era giunto fino a lì per ordine del Khan e nolente o volente, se voleva restare nelle sue grazie, doveva adattarsi alla situazione.

Si agitò, si spostò, si mosse in preda a un nervoso crescente alla ricerca di una posizione a dir poco confortevole, tuttavia, dopo un ennesimo tentativo di accomodamento andato a vuoto, si voltò e si venne a trovare con il viso di Gerel che avvicinatasi silenziosamente fino a breve distanza da lui, accovacciata e colma di rancore nello sguardo, a occhi spalancati lo osservava, scrutandone al tempo stesso il volto e i vestiti scargianti e puliti.

Il ragazzo, colto di sorpresa, si bloccò di colpo, arrossì e si sentì ancora più a disagio di prima, ma non per la sorpresa di essersela trovata accanto, bensì per come la bambina era fatta.

Lei era un poco sporca, lacera e spettinata, ma aveva capelli di un colore così innaturale per una ragazza Un e lo fissava con quegli occhi azzurro chiaro al quale non era avvezzo, che se ne sentì subito imbarazzato e impressionato al tempo stesso.

Non aveva mai visto il colore del Ten-gri negli occhi di una bambina e quei capelli, chiari come l'aria in estate e lunghi fino a toccare il pavimento, lo incuriosirono subito, facendogli provare l'improvvisa tentazione di toccarli sebbene fosse considerata una cosa sconveniente.

Il Blu e l'oro, quelli erano i colori di Bortecino, il Lupo Azzurro.

Se li avesse toccati gli avrebbero portato senz'altro una buona sorte, per sé e per tutta la sua famiglia, ma quella era la figlia del Naaxia, da cui ogni Un rispettoso della tradizione avrebbe voluto stare lontano.

Si vergognò di aver pensato una cosa simile e distolse subito lo sguardo da lei.

Se avesse ceduto all'improvviso e insano impulso che provò dopo averle visto i capelli, sarebbe stato considerato un gesto a dir poco inopportuno da parte di tanti.

Poi quegli occhi, così fissi, pieni d'astio verso di lui e tanto chiari da essere quasi trasparenti, gli diedero l'impressione di poterne vedere l'interno fino a giungere dritto all'anima, perciò per distrarsi fece la prima cosa che gli venne in mente.

In preda allo scompiglio di sensazioni che faticava ancora a tenere sotto controllo dopo aver incrociato quella occhiata così fissa e penetrante, si guardò attorno, domandandosi dove fosse finito il ragazzo che al mattino aveva visto in compagnia del Naaxia.

Non vedendolo da nessuna parte divagò ancora un poco osservando attentamente le misere cose che rappresentavano tutti gli averi di quella famiglia, eppure, per quanto avesse provato a sottrarsi alla sensazione spiacevole di quegli occhi puntati su di lui, tutto quanto si rivelò inutile.

Quando ritornò a voltarsi per scrutare se la bambina si fosse spostata e fosse andata altrove, quello sguardo fisso e intenso che l'aveva intimorito fin da subito, c'era ancora e pareva pieno di rancore esattamente quanto prima.

La madre di Gerel si accorse del comportamento della bambina e si precipitò verso di essa.

Zoppicando Helun la raggiunse, la prese saldamente per una mano e l'allontanò dal giovane soldato, appena in tempo per fare posto a Saaràn che, non accortosi che Gerel non era più dietro di lui, nel frattempo si era attardato accanto alla soglia per fare entrare Uleg il Taiciuto.

Questi, intanto, una volta entrato, rimase in piedi accanto alla porta, a testa bassa e mani giunte, in attesa di ordini.

Era il servo di casa ora e come tale si comportava.

OCCHIO LIMPIDODove le storie prendono vita. Scoprilo ora