38-Amo il modo in cui mi odi

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Mi mordo il labbro inferiore, costringendomi a non concedergli un sorriso soddisfatto, ma il rossore sul mio volto sembra parlare per me.

"Sei splendida, Cooper." mi precede, guardandomi da capo a piedi come se mi stesse facendo la radiografia.

Il suo sguardo si sofferma sul mio vestito color borgogna, poi sulle labbra tinte di rosso scuro e, infine, sui miei occhi, illuminati da un ombretto scuro.

"Anche tu sei uno schianto." mormoro con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra.

Mi avvicino e, per una buona volta, non ho bisogno di issarmi un po' per baciarlo. Siano lodati i tacchi, nonostante facciano un male tremendo!

Quando Ares prova ad approfondire il bacio, portandomi una mano sulla nuca, mi ritraggo.

Mi scosto molto lentamente, cercando di godermi al massimo quegli ultimi secondi in cui le nostre labbra sembrano parlare.

"Mi rovini il rossetto, Anderson." giustifico.

Ares si morde il labbro con forza, come se stesse trattenendo un'imprecazione. Giuro di averlo appena sentito sussurrare quelle parole che sembravano essergli rimaste appese sulla lingua.

È così volgare da farmi impazzire.

"Meglio così, tutti sapranno che sei l'unica a potermi marchiare."

È caldo come il fuoco mentre appoggia una mano sulla mia vita, ma io lo costringo a tornare freddo come il ghiaccio.

Mi scosto piano, scivolando oltre la porta per rientrare nella mia stanza.

Lo sto solo provocando, e mi diverto da matti. Mi diverto a guardare il sorriso che non riesce a crescere sulle sue labbra, perché più grande di quello c'è l'eccitazione.

Non oso sfiorarlo, ma so che sta impazzendo, proprio come me.

"Vogliamo andare?" domanda d'un tratto, interrompendo il contatto visivo.

Principiante, Anderson.

Non rispondo, perché sono troppo impegnata a trattenere un sorriso vittorioso, perciò mi limito ad annuire. Prendo la giacca appoggiata alla sedia della scrivania e, tornando da Ares, mi richiudo la porta alle spalle.

Alzo lo sguardo per incontrare quello del mio ragazzo, ritrovandomi a cadere di nuovo in quell'abisso che abita i suoi occhi.

Le nostre dita si intrecciano e, senza nemmeno bisogno di sfiorarmi la pelle, mi accorgo di non aver dimenticato, per una buona volta, la collana che mi ha regalato lui.

La sento mentre mi scotta la pelle, come a volermi rassicurare. Sembra che questo oggetto, all'apparenza insignificante, riesca sempre a rincuorarmi.

Me ne sono accorta solo pochi giorni fa, quando la distanza tra me e Ares sembrava incolmabile. Guardavo la collana, sperando di sentirmi meglio.

E accadeva.

Lui c'è sempre stato, ma ho deciso di accorgermene piuttosto tardi. Ma non è mai troppo tardi per l'amore.

🔥🔥🔥

La sorellanza Teta Chi è ospitata da una bellissima casa, poco distante dall'università. Una benedizione, direi, perché i tacchi iniziano da ora ad essere più insidiosi di quanto voglia ammettere.

Appena entriamo, individuo subito i miei fratelli.

Ares afferma che è giusto andare a salutarli, anziché fingere di non averli visti. E, seppur sbuffando, alla fine, cedo.

Ricordo che a settembre la mia idea era venire a Berkeley e ignorare i miei fratelli e Ares. Ironico come cambiano le cose, eh?

"Cazzo, sorellina, quando sei diventata così bella?"

Love the way you hate me -VilipendioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora