3.3 Indigeno di Danimarca

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Rivedere Dorothea dopo un lungo intervallo di tempo metteva sempre Roy in piacevole agitazione

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Rivedere Dorothea dopo un lungo intervallo di tempo metteva sempre Roy in piacevole agitazione. Quel pomeriggio sperava di trovare le parole per convincerla a fare due passi, anche se dubitava si sarebbe voluta spingere fuori dalla tenuta in una giornata così fredda. Rhodina non c'era - sua madre l'aveva convinta ad andare a spuntare i capelli - e questo significava che avrebbe avuto Dorothea tutta per sé. O così sperava.

La trovò nel giardino recintato. Il suo cappotto blu elettrico e i lucidi stivaletti neri spiccavano contro i colori assopiti della flora invernale, mentre i vistosi pompon in cima al cappellino le davano una curiosa aria da orsetto polare.
Era intenta ad aprirsi un varco fra i rami della siepe e a guardarci attraverso.

«Cerchi il portale per un regno fatato?»

«No, mi è caduta una cosa.»

Si chinò e smosse foglie in decomposizione e mucchietti di ghiande ai suoi piedi. Era così presa dalla sua ricerca che non lo degnò di uno sguardo.

«Non vuoi una mano?»

Finalmente Dorothea alzò la testa e incontrò il suo sorriso interrogativo. Il rombo cupo e lento di una macchina passò al di là del muro, una scia sonora di sassolini smossi fino al fronte della casa.

«I rododendri si son presi il mio braccialetto», spiegò imbronciata.

Dei passi risuonarono oltre il muro del giardino. Roy raddrizzò le spalle e si preparò a salutare Alec, che apparve sulla scena coi suoi soliti modi garbati. Il suo aspetto generale, però, era così dimesso da lasciarlo allibito: il viso regolare, tenuto sempre pulito, aveva un alone di barba non fatta; il suo colorito chiaro non era mai stato smorto, né segnato da occhiaie; e i bei capelli castano scuro, che di solito sfioravano la sua fronte in modo libero ma ordinato, si erano composti in una strana piega ridicola. Nel complesso, sembrava che il ragazzo si fosse appena alzato dal più scomodo giaciglio possibile, dopo aver passato la notte a cercare di restare sveglio.

«Alec, ho perso il mio bracciale!»

«Oh, no. Quale?»

«Quello con le campanule blu.»

Alec si unì alla sua ricerca fra l'erbetta e il fogliame. Chino su un cespuglio sembrava lì lì per svenire.

Anche Roy non sprecò altro tempo, nella speranza di trovare il bracciale prima che lo facesse Alec. Troppo tardi.

«Trovato!»

Alec si rialzò con uno sforzo e un sorriso tiratissimo. Dorothea saltò in avanti trionfante e lo abbracciò; poi si scostò da lui e gli fissò con perplessità il petto:

«Cos'è successo?»

Sulle trecce grigie del maglione si allargava una grande macchia di quello che sembrava caffè. Alec scosse il capo e ripulì il braccialetto dalla terra.

☙Amici Perduti - Libro Primo☙Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora