"Accetto, Sandro," iniziò e io ripresi a respirare, "ma loro due non dovranno sapere niente: potrebbero fuggire." Si mise a sedere e portò i piedi sulla scrivania, accavallando le gambe. "So benissimo di quanto tu sia attratto da lei e invidioso di mio fratello," continuò, "ma non posso lasciarla senza protezione; quindi, il matrimonio con un amico fidato sarebbe la soluzione migliore."

"Grazie amico mio," sorrisi con imbarazzo e tensione, mi sentivo ugualmente in colpa, "ti sono debitore."

"Speriamo che Giuliano e Isadora siano felici fino alla morte," sorrise mentre mi guardava teneramente. Stavamo parlando della morte di suo fratello quando, alla fine, era in perfetta salute.

Isadora – sera dei funerali di Giuliano

Attesi la notte come i ladri aspettano che le luci si spengano prima di rubare in una casa. Avevo riflettuto a lungo sulla mia decisione, ma non mi ero mai realmente soffermata sulle conseguenze o su cosa avrebbero fatto gli altri al posto mio. A dire il vero, una risposta al secondo aspetto c'era: programmavano. Lorenzo aveva programmato il mio matrimonio con Sandro, dicendo che l'aveva proposto Giuliano nell'evenienza.

Era così strana questa storia. Giuliano non avrebbe mai sognato di darmi in moglie a qualcun altro, non dopo tutto quello che abbiamo atteso per unirci, finalmente, in matrimonio. Mio marito non avrebbe mai voluto una fine del genere, né per me né per lui. Conoscevo benissimo i sentimenti di Sandro, quindi non mi sarei dovuta sorprendere di qualche suo sotterfugio. Dopotutto, non è più facile aggirare la mente dell'uomo che convincerla? E di sicuro questo lo fecero i Pazzi nei confronti di tutte quelle povere menti che, tra tutto, credevano nella ricchezza e nel riuscire a migliorare la loro condizione sociale. Non tutti nascono fortunati come noi nobili, ma non tutti i nobili sono bravi a riconoscere tale fortuna.

Entrai in Duomo come fanno i cani infreddoliti in inverno: di soppiatto. Mi ero nascosta sotto il mantello di uno stalliere, comprato per qualche fiorino, così da passare inosservata a quelle poche persone in giro per la città, per chi sostava fuori dalle taverne e per chi fosse troppo curioso. Eri tu, Giuliano, a mandare la pioggia? Stavi piangendo? Giuliano aspettami. L'edificio era deserto, come tutte le sere dopotutto, e nessuno sembrava interessato a interrompere questo silenzio religioso salvo la sottoscritta. Signore perdonami.

Ma cos'era il suicidio? Questa domanda mi passò repentina per la mente mentre cercavo di aprire una cassapanca dietro l'altare. Mi servivano le chiavi del pulpito e della balconata del coro, quella superiore, dato che dovevo salire di sopra. La morte serve a metter fine alle sofferenze e le mie dovevano finire prima o poi. Ammetto che, tra tutto, forse le mie sofferenze erano minori rispetto a quelle di tanti altri su questa Terra, o in questa città, ma l'amore rende ciechi. Io ero divenuta cieca, forse per desiderio o perché si tratta di un sentimento che non si può controllare razionalmente.

Mi avviai verso le scale, attenta che nessuno mi vedesse: non potevo rischiare. Non potevo rischiare di perdere l'occasione, non ora che avevo un minimo di coraggio nel decidere per me stessa. Non ora che potevo raggiungere Giuliano nell'oltretomba.

Caro Giuliano, da quando sei morto niente è come prima. Ho perso tante energie, il mondo è diventato grigio e quei posti che amavamo sono divenuti vuoti ed insignificanti. Ti prego, dimmi che è normale e che non si tratta di una fase. Dammi conferma che il legame con te ha influenzato anche il resto, il mondo terreno. Dammi un cenno e sarò tua in eterno. E ti chiedo scusa: per tutto, per ogni sofferenza, anche minima, per la mia irresponsabilità verso i tuoi sentimenti, per la mia condizione, per non aver lottato per noi a sufficienza. Ti chiedo scusa per averti fatto aspettare anni interi, per essermi concessa troppo tardi, per non aver dato ascolto al mio cuore tempo prima. Se mai mi stai ascoltando, se mi senti, perdonami. Chiedo perdono alla tua anima e al tuo corpo, anche se non è più vivo.

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