Ancora, ancora, ancora

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Poi, con un movimento fulmineo di cui non lo avrebbe mai e poi mai creduto capace, fece scivolare la cravatta scura attorno ai suoi polsi e l'annodò stretta, bloccandolo in quella posizione.

«Che... Cosa ti è venuto in mente?» domandò con uno sbuffo, gli occhi resi scintillanti dall'eccitazione che quell'inattesa situazione gli dava.

«Aspetta e vedrai» fu la risposta, data appena prima che il maggiore scendesse dalle sue gambe e gli girasse attorno per sistemare il nodo affinché non si potesse sciogliere.

«Troppo stretto?» domandò, ottenendo un deciso scuotersi della chioma scura davanti a lui «Bene. Allora cominciamo».

Balzò in piedi e tirò la tenda, mettendo in penombra la stanza, dopodiché prese a camminare lentamente attorno alla sedia, parandoglisi davanti quando ebbe compiuto la metà del giro.

«Non ti dispiace se mi metto comodo, non è vero?» chiese con fare birbante, portando ambo le mani al lembo più alto della camicia.

Simone respiro più forte, prendendo aria in maniera pesante e leccandosi il labbro superiore in risposta, cosa che spinse il maggiore ad agire.

Uno dopo l'altro fece saltare i bottoni, scoprendosi il petto tatuato e poi lasciando che l'indumento candido cadesse a terra, dopodiché replicò l'operazione coi pantaloni, con le scarpe e con i boxer di cotone, senza cessare mai di fissarlo mentre ciò avveniva e gustandosi ogni respiro più profondo che il minore dava in risposta.

Rimasto completamente nudo gli si avvicinò di nuovo, ponendo un piede fra le gambe dell'altro per aprirle leggermente e usare poi le dita per sfiorarne il membro teso sotto alla stoffa, giocando con lui per frammenti di istanti prima di chinarsi su di lui e cercare il suo orecchio.

«Da dove vuoi che cominci?» sussurrò con tono seducente, percependo l'altro tremare in reazione.

«Fa tu» fu il gemito strozzato che venne in risposta, un affanno che andava al ritmo del cuore in tumulto

«Faccio io?» si tirò indietro di scatto, fissandolo con curiosità «Sei sicuro?».

Il minore annuì, rivolgendogli lo sguardo supplichevole di chi sta soffrendo la costrizione.

«Allora credo che inizierò contando quanti bottoni ci sono su questa bella camicia di seta» gli disse provocante, appena prima di metter mano al bottone più alto e sbottonandolo con lentezza sotto allo sguardo del minore.

«Uno» disse con semplicità, ghignando di soddisfazione, appena prima di spostarsi su quello successivo e sbottonare pure quello.

«Due» proseguì, sposandosi più giù per ripetere l'operazione «Tre».

Simone tremò vistosamente, fremendo quando la voce del maggiore scandì i numeri quattro, cinque e sei, allargando le gambe a disagio per cercsre la maniera di non dolersi troppo dell'eccitazione ancora prigioniera.

«Percepisco del disagio» ridacchiò il maggiore, prendendo fra le mani l'ultimo bottone rimasto e iniziando a farlo scorrere lentamente nella sua asola «Chissà cosa accadrà quando passerò a contare i bottoni di questi bei pantaloni...»

«Sono tre, sono tre!» gemette mentre l'ultimo dei bottoni cedeva e con esso la camicia si apriva sul petto, lasciando campo libero alle mani dell'altro che immediatamente si infilarono sotto alle sue spalle e diedero uno strattone, facendo scivolare giacca e camicia all'indietro per scoprire quanta più carne possibile.
Labbra avide gli si avventarono addosso, cospargendolo di baci e piccoli morsi dall'alto verso il basso e ritorno, toccando le spalle grandi e le clavicole, scendendo lungo la curva del pettorale e poi giù nell'incavo del torace, su e giù lungo l'addome teso e fino al bordo col pantalone ancora sigillato.

Ancora, Ancora, Ancora Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora