Mi pentì del pensiero che attraversò la mia mente un istante dopo che posai nuovamente gli occhi sul suo viso.

Era bello.

Scossi la testa e pensai che questo labirinto stava uccidendo la mia sanità mentale. Hunter era un bel ragazzo, ma non era fatto per me e di certo io non ero fatta per lui.

Mi avvicinai a lui, arrivandogli di fronte, senza inchinarmi. Lo guardai dall'alto facendo ombra sul suo viso. Dovette accorgersene pochi secondi dopo, quando aprì gli occhi per guardarmi. Restò immobile con lo sguardo puntato su di me e lo sentì trattenere il respiro.

Davanti a me si trovava la cascata che Fire ed io avevamo attraversato per arrivare da Hunter, mentre alle mie spalle c'era l'ingresso della grotta di cui parlava Wyatt.

A proposito del mago, se mai l'avessi rivisto l'avrei legato in una sedia e tolto tutti gli arti per farli mangiare al mostro degli abissi che avevamo incontrato poco prima.

"Dobbiamo andare" dissi, accorgendomi troppo tardi che non avevo ancora distolto i miei occhi dai suoi.

"Dammi un'attimo" ansimò ancora una volta e corrugai la fronte.

Stavo vedendo Hunter Harris vacillare per la prima volta da quando lo conoscevo. Questo sì che era uno spettacolo unico. Avrei voluto avere dei nrocpop da degustare di fronte a questo spettacolo.

Lo osservai mentre si passava una mano sul viso. Intuì che quel gesto era segno che come me, aveva visto qualcosa quand'era sott'acqua e quel qualcosa doveva averlo turbato parecchio. Di certo non era da Hunter dire: <<dammi un'attimo>>, con voce sconvolta e il cuore in gola.

Era così disorientato perché non credeva di essere ancora vivo o perché aveva visto qualcosa là sotto?

"Hunter" lo richiamai vedendo che non accennava a muoversi.

"Un'attimo" continuò a dire e ristrinsi gli occhi in due fessure.

Se aveva ricordato qualcosa di spiacevole, mi rammaricava, ma non potevo farci nulla. Anch'io e Fire avevamo visto qualcosa che ci aveva turbati, ma entrambi stavamo cercando di non pensarci e il fatto che Harris non si muovesse mi irritava.

C'era un limite di tempo e noi eravamo a un soffio dal superarlo e rimane bloccati qui per sempre. Il fatto che Hunter lo sapesse, ma decidesse di non muovere un muscolo mi faceva venire voglia di strangolarlo.

"Qualsiasi cosa ti turbi, Hunter, pensaci quando saremo fuori di qui, magari nel tuo letto" strinsi con forza l'orologio nella mia mano, ma il ventenne continuò a tenere gli occhi chiusi.

Se non sentissi il suo cuore battere penserei che fosse morto.

"Tu vuoi bene ai tuoi genitori, Violet?" chiese in tono rauco.

Trattenni il fiato e deglutì pesantemente. Non mi sfuggì che aveva pronunciato, per la prima volta da quando ci conoscevamo, il mio nome correttamente.

"Volevo bene ad entrambi" sussurrai, abbassando appena la testa per il tempo passato che avevo usato, eppure Hunter sembrò non badarci.

"E loro ti volevano bene?" persi un battito al suono di quella domanda, detta a bassa voce.

"Sì" risposi senza guardarlo.

"Allora sei stata fortunata" commentò facendomi rabbrividire.

"Perché dici questo?" chiesi sentendo una brutta sensazione salire fino allo stomaco.

"Lascia stare" aprì gli occhi puntandoli sui miei e non riuscì a leggerci altro che cattivi sentimenti.

La domanda era: questi sentimenti erano rivolti verso qualcun altro o li provava verso sé stesso?

SOLDATI DI CRISTALLO.                          IL LABIRINTO DI HEGROVE.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora