<< Della vostra relazione. >> risponde lui con tono ovvio.
<< A pa'! Lo conosco da tre giorni, che cazzo! >> rispondo io, ora tremendamente in imbarazzo.
<< Va bene, scusa, non arrabbiarti. >> si affretta a risponde lui, alzando le mani in segno di resa.
Me ne vado senza salutarli, troppo imbarazzato anche solo per aprire bocca.
Butto un'occhiata ad Arek che sonnecchia tranquillo sul dondolo, poi mi avvio verso casa di Jacopo.
Stranamente, trovo il cancelletto già aperto, segno che mi stava aspettando.
Lo intravedo sotto al porticato, seduto al tavolo mentre scrive qualcosa.
Mi avvicino a lui, sedendomi a capotavola senza nemmeno salutarlo, non capendo se si sia accorto della mia presenza o meno.
<< Buongiorno eh. >> dice poi, continuando a scrivere qualcosa, alternando lo sguardo tra un libro di matematica -credo- ed un quaderno.
<< Buongiorno anche a te. >> rispondo io, guardandolo e forse perdendomi nel farlo.
Che penso sia bello ormai lo sanno tutti tranne il diretto interessato, che mi fa venire le farfalle nello stomaco lo so soltanto io.
Guardo il suo viso concentrato, i capelli scompigliati e il tappo di una penna tra i denti, mentre con l'altra mano scrive numeri mischiati a lettere.
Alla fine, nonostante tutta la crema che ogni volta mi preoccupo a mettergli sulle spalle, la sua pelle è comunque screpolata e arrossata, così come il naso.
Squadro, forse per la millesima volta, i nei che gli percorrono il petto, le braccia, la schiena, il collo, poi un brivido mi fa trasalire e distolgo lo sguardo.
<< Che stai facendo? >> gli chiedo come se non l'avessi capito.
<< Matematica. >> risponde per l'appunto. << E non ci capisco un cazzo. >> ammette.
<< Non chiedermi nulla, non so nemmeno fare una moltiplicazione in colonna. >> mi affretto a dire, poi tiro fuori l'occorrente e inizio a preparare la mia amata canna.
Lui ridacchia, poi si ammutolisce e continua a scrivere.
Con il filtro tra le labbra, provo a sistemare l'erba sulla cartina, notando poi lo sguardo attento di Jacopo su ciò che sto facendo.
<< Lo so fare meglio io. >> si vanta.
<< Non ha senso se non le fumi. >> ribatto rischiando di far cadere il filtro a terra.
<< Almeno respiro bene. >> dice lui, scuotendo le spalle. << Quando prendi il raffreddore vai praticamente in apnea, secondo me. >> borbotta, facendomi ridere.
<< È vero. >> dico io.
Con la canna accesa tra le labbra, scarabocchio qualcosa su un foglio a quadretti mentre Jacopo maledice un esercizio che non gli riesce, imprecando più volte.
<< Guarda qua. >> gli dico, mostrandogli la mia opera d'arte.
Squadra confuso il foglio sul quale ho disegnato, incapace di comprendere cosa sia.
<< È un cane? >> ipotizza.
<< No! È un lupo! Vedi, le orecchie non sono come quelle di un cane. >> gli faccio notare, indicando le orecchie del lupo che ho disegnato.
Lui annuisce, poi corruccia la fronte.
<< Ma ha cinque zampe? >> domanda trattenendo una risata.
-Non ti lascio solo-
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