Mi scrollo di dosso lo zaino, immaginando di scollarmi di dosso anche i pensieri e mi siedo sul divano, cercando di capire cosa mi abbia colpito così tanto.

Forse non sono l'unica a sentirmi costantemente fuori posto. È come se tutti intorno a me fossero bravi a recitare la parte della normalità, mentre io fingo malamente di saperci stare. Ma Samuel... Lui è come me, in un certo senso. Solo che è molto più bravo a mascherarlo. Ma non sono certa di questo, magari cercava solo di farmi sentire meno sola.

E se tutti fossero così? Se anche quelle persone che sembrano avere tutto sotto controllo in realtà stessero solo recitando la loro parte? Anche Selene… Forse quella sua sicurezza era solo un'armatura per difendersi da quelle bulle.

Una facciata, come quella che metto su io ogni giorno. Eppure lei, almeno, ha il coraggio di esporsi, di reagire e ribellarsi a questa realtà. Io, invece, cerco solo di confondermi nella massa fingendo di essere una di loro.

Mi stringo le braccia attorno al corpo, sentendo un leggero brivido. È un pensiero confortante e inquietante allo stesso tempo.

Confortante perché forse non sono così sola come penso. Inquietante perché significa che siamo tutti qui a recitare, a cercare di nascondere le crepe.

Forse dovrei essere più come appare Samuel ed affrontare le cose con leggerezza, senza preoccuparmi troppo di quello che pensano gli altri. Ma poi, sarei davvero me stessa? O questo sarebbe solo un altro ruolo da interpretare? Non lo so. Ma per qualche motivo, la prospettiva non mi sembra così assurda come prima.

Alzo lo sguardo verso il soffitto, lasciando che il silenzio della casa mi avvolga. Per adesso, però, va bene così. Un passo alla volta.

Dopo aver riflettuto per un po', decido di fare una pausa e andare in cucina. La mia mente è ancora occupata dai pensieri, ma il profumo di biscotti freschi mi fa venire l’acquolina in bocca. Mia madre sta sfornando le sue specialità e la cucina è avvolta da un’atmosfera accogliente.

<Lena! Vuoi assaggiarne uno?>chiede mia madre, con un sorriso luminoso mentre ne sforna un altro.

<Sì, certo!> rispondo, avvicinandomi al tavolo.

<Sai, oggi ho pensato a una cosa>, dico mentre addento il biscotto ancora caldo . <Forse dovrei provare a essere un po' più aperta con le persone a scuola.>

Mia madre mi guarda con attenzione. <Questo è un ottimo pensiero, Lena. A volte le piccole cose possono fare una grande differenza.>

Le parole di mia madre mi fanno sentire meglio, come se ci fosse una piccola spinta positiva nel mio cuore. <Sì, come quella volta che ho parlato con Selene. Non è stata poi così terribile.>

<Esattamente!>dice mia madre. <Ogni passo conta. E ricordati, anche i biscotti hanno bisogno di tempo per cuocere perfettamente. Non possiamo aspettarci risultati immediati.>

Mentre parliamo, sento il mio telefono vibrare dalla mia cameretta. Mi butto sul letto e vedo che mi é appena arrivato un messaggio da un numero sconosciuto.
Spaventata penso di non aprirlo. Quindi prendo  il mio libro e continuo a leggere il capitolo che avevo lasciato a metà.

Una volta finiti altri 3 capitoli prendo di nuovo il telefono per controllare eventuali notifiche.

Sono stanca e il solo pensiero di finire i compiti mi fà venir voglia di fare la valigia e trasferirmi in America, per poi frequentare uno di quei college delle serie tv, dove non si fà nulla eccetto disegnare.

"Lena devi farlo. Pensa alla faccia dei tuoi genitori se scoprissero che hai un'insufficienza", dico tra me e me, per poi iniziare ad alzarmi.

Sento il letto scricchiolare leggermente ma faccio finta di nulla, se anche lo dicessi a mia madre, sarebbe capace di dare la colpa al telefono. Preferisco trovarmi a terra tra  aste di legno nel cuore della notte piuttosto.

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