"Scusa." Mormorò in fretta, quasi sottovoce, mentre si chinava per prendere il suo borsone. La sua voce era incerta, cosa insolita per lui, ma non riusciva a mascherare il nervosismo che lo aveva colpito. Si mise la borsa in spalla, cercando di recuperare la sua compostezza.
Io rimasi lì, ancora seduto sul letto, incapace di rispondere. Il mio cuore batteva all'impazzata, e il solo pensiero di parlare mi faceva sentire come se le parole mi si fossero incastrate in gola. Non volevo peggiorare la situazione, ma nemmeno riuscivo a capire cosa dire in quel momento così assurdo.
Kageyama si voltò verso la porta, pronto a uscire. Non disse altro, ma notai che anche lui era arrossito, il che mi fece sentire un po' meno solo nel mio imbarazzo. Senza dire una parola, mi alzai e lo seguii. Camminammo in silenzio, scendendo le scale insieme, entrambi ancora scossi dal momento che avevamo appena condiviso.
Ogni passo rimbombava nell'aria pesante che ci circondava, il rumore dei nostri passi era quasi assordante nella quiete della casa. Cercavo di mantenere lo sguardo fisso avanti, anche se di tanto in tanto i miei occhi si spostavano su Kageyama. Lui teneva il volto rivolto in avanti, ma le orecchie leggermente rosse tradivano il suo tentativo di apparire tranquillo.
Anche io, sentendo il calore salirmi alle guance, cercavo di nasconderlo, ma era impossibile fingere che nulla fosse successo.
Quando arrivammo in fondo alle scale, la voce di mia madre ci accolse con un tono gentile e rassicurante. Stava aspettando in cucina, con un sorriso leggero sulle labbra, ma i suoi occhi attenti coglievano ogni dettaglio della nostra imbarazzata discesa.
"Tobio, ho già contattato il taxi per te." Disse, lanciando un'occhiata rapida al cellulare. "È arrivato e ti aspetta fuori."
Kageyama si fermò di colpo, quasi sorpreso dalla rapidità della cosa. Poi, con una leggera esitazione, abbassò lo sguardo e annuì. "Grazie." Rispose, la sua voce un po' tesa, ma educata come sempre.
Mia madre gli sorrise in risposta, e subito dopo Natsu corse verso di lui, le braccia aperte, ancora con quella sua espressione adorante. "Tornerai, vero?" Chiese, il viso pieno di speranza, gli occhi grandi e brillanti.
Kageyama, visibilmente colpito da tanto affetto, si chinò lentamente e l'abbracciò con delicatezza, facendola ridere mentre le sussurrava qualcosa all'orecchio. Poi si rialzò, guardando Natsu con un sorriso appena accennato. "Sì, tornerò." Le disse con voce calma.
Mia madre guardava la scena con un'espressione tenera, e io, pur sentendomi un po' fuori luogo, osservavo tutto in silenzio. Kageyama si voltò infine verso di me, ancora rosso in viso e chiaramente imbarazzato, ma cercò di mantenere una certa compostezza.
Con un cenno della mano, salutò rapidamente. "Ci vediamo, Hinata." Disse in tono breve, ma c'era una leggera esitazione che tradiva quanto fosse ancora nervoso per quello che era appena successo in camera mia.
Io non risposi subito, cercando di ignorare la calura che mi arrossava le guance. Sollevai solo una mano in un timido cenno di risposta, senza riuscire a guardarlo negli occhi.
Mentre Kageyama usciva di casa, mia madre si voltò verso di me, con uno sguardo che non prometteva niente di buono. La conoscevo troppo bene: i suoi occhi scrutavano ogni mio movimento, ogni minimo segno di imbarazzo. Fece un lieve cenno con la testa, il viso serio ma sereno.
"Natsu, perché non vai a preparare la cartella per domani?" Le disse, con tono dolce ma deciso. Natsu, riluttante ma ubbidiente, annuì e si diresse verso il corridoio, borbottando qualcosa tra sé.
Non appena Natsu scomparve, mia madre si voltò completamente verso di me, incrociando le braccia e studiandomi attentamente. Il suo sguardo era intenso, e sentii un'improvvisa stretta allo stomaco. "Shoyo," iniziò con calma, "siediti un attimo. Voglio parlarti."
Mi sedetti sul divano, il cuore che batteva veloce. Sapevo che qualcosa stava per arrivare, e la mia mente già vagava in cerca di scuse o risposte pronte. Mia madre si sedette accanto a me, il suo sguardo sempre fermo su di me. Era chiaro che aveva notato qualcosa.
"Volevo chiederti una cosa," disse lentamente, inclinando la testa di lato. "Tu e Tobio... siete fidanzati?"
La domanda mi colpì come un fulmine. Mi sentii sprofondare nel divano, il calore mi travolse il viso mentre cercavo di raccogliere le parole giuste. "No! No, non siamo fidanzati!" risposi in fretta, cercando di controllare la voce tremante. "Siamo solo amici."
Mia madre non sembrava convinta. Rimase in silenzio per un momento, poi incrociò le gambe, lo sguardo curioso ma gentile. "Allora perché eravate così imbarazzati? Cos'è successo mentre eravate di sopra?"
Il mio respiro si fece più corto. Mi ritrovai a guardare ovunque tranne che verso di lei, cercando di nascondere il panico che stava crescendo dentro di me. "Niente," mentii, cercando di mantenere un tono normale. "Non è successo niente."
Mia madre inclinò la testa di lato, un sorriso dolce sulle labbra. "Shoyo, sai che puoi parlarmi, vero? Se c'è qualcosa che non va, o se c'è qualcosa di cui vuoi parlare... io sono qui per te." Poi, con una voce più bassa e comprensiva, aggiunse: "Se sei innamorato di Tobio, non ti giudicherò mai. Puoi essere onesto con me."
Quelle parole mi colpirono come un pugno nello stomaco. Il respiro mi si bloccò in gola, e il mondo sembrò fermarsi per un istante. Non avevo mai pensato di dover affrontare una conversazione del genere con mia madre, e soprattutto non così presto. Mi sentii vulnerabile, come se lei stesse vedendo attraverso di me, scavando nei miei sentimenti più profondi.
Abbassai lo sguardo, il cuore che batteva forte nel petto. Non riuscivo più a negarlo, non a me stesso, e tanto meno a lei. "Io... io..." Balbettai, le parole che si bloccavano in gola. Poi, con un respiro profondo, confessai: "Sì, credo di essere innamorato di Tobio."
Le parole uscirono da sole, come se fossero rimaste intrappolate per troppo tempo. Non osai guardare mia madre, ma sentii il suo sguardo su di me, caldo e rassicurante.
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I need you. //Kagehina//
RomanceHinata Shoyo e Kageyama Tobio litigano pesantemente dopo la sconfitta contro il Grande Re durante il torneo di preliminari prefetturali. Nonostante il rancore, il loro silenzio dura solo fino a quando Hinata si ammala di influenza. Kageyama, dimostr...
Capitolo 43
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