Non era infastidita, era solo divertita dal gossip. Pettegolezzi che non avrebbero lasciato quella stanza perché non gliel'avrei permesso.

Karen non poteva pensare che ero ancora innamorato della ragazza del migliore amico della sua compagna di stanza. E in più, non potevo darle modo di capire che ero infatuato, perso, di Florence Clark.

Dovevo pensare a un piano, capire cosa fare, perché tra amiche si sarebbero parlate.

Karen, abbastanza brilla, tentò di togliere i tacchi e io approfittai di quel momento per sedermi sul letto libero: quello di colei che andava a letto con uomini più grandi e ragazzi più ricchi di lei.

Mi dà fastidio anche solo pensarlo. Vorrei guardarla negli occhi e urlarle: ma perché ti piacciono? Cosa ti danno? Cosa potrebbero darti di non materiale? Ma forse è questo che lei vuole, e non posso costringerla a cambiare.

Ho smesso di chiedere alle persone di scegliermi.

«Se ti do un obbligo, lo fai?» domandai, approfittando del loro giochetto preferito e infantile.

Lei era già pronta a giocare. «Ti ascolto.»
Accavallò le gambe e poggiò i palmi sul materasso, dietro la schiena.

Quello che stavo per proporle avrebbe rotto ogni cosa. Qualsiasi vaso frantumato io e Florence stavamo cercando di incollare, gli avrei dato nuovamente un calcio per renderlo irreparabile.

Lei guarda tutti come guarda me.
Soffre di solitudine e si è aggrappata a me.
Ora tornerà alla sua routine. Non potrebbe mai guardarmi come la guardo io. E a me l'amore non corrisposto fa parecchio paura.

Florence Clark me ne fa; ciò che provo per lei.

Ero pronto a bloccare ogni tipo di sussurro speranzoso che il mio stupido cuore continuava a suggerire al mio apatico cervello: dille ciò che provi, magari lei prova lo stesso e non ha il coraggio di dirtelo.

Ma a Florence il coraggio non manca, perciò...

«Se ti chiedono, io e te stasera siamo andati a letto insieme, ok?»

E la richiesta gliela feci perché una volta mi venne chiesto: "Perché fumi?", e io avevo risposto "Per farmi del male da solo prima che me ne facciano gli altri".

Quella risposta l'avevo data a chi, poco dopo, avevo dato modo di buttare veleno sul mio gambo - Hellen - e io non avrei più rischiato di appassire, tantomeno per qualcuno; non avrei dato a Florence lo stesso potere.

Nel viso di Karen ci vidi perplessità ma anche comprensione. «Ti servo per far soffrire qualche ragazza?»

Florence non avrebbe sofferto per me perché una volta qui avrebbe capito che è questo il suo mondo e che io sono stato un attimo di debolezza, come lo ero stato per Hellen.

Usare Karen mi serviva per dare un taglio a tutta questa storia.

«Diciamo di sì.»

Sistemò la testa di lato per studiarmi meglio. Era ubriaca perché aveva bevuto molto al pub, ma era così tanto abituata a questo tenore di vita da non farle neanche l'effetto desiderato.

«Sembra che tu non abbia le idee chiare. Ma è l'effetto dell'amore: non ti fa capire un cazzo.» Si alzò dal letto e frugò nel suo armadio. «E io non ho intenzione di intralciare i piani degli altri, quindi ok, dirò questa bugia per te.»

Agguantò il suo pigiama e si avvicinò alla porta del bagno, traballando un po'. «Vado a cambiarmi. Florence ha degli indumenti di Demian nel suo armadio. Puoi dormire qui, se vuoi. Io non ti disturberò, giuro.»

Restian Beck - Attraverso i miei occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora