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Dan Blackfoot

  

Il ghiaccio sotto i pattini scivola con facilità, ma non è il rumore dei nostri passi che risuona nell'aria. È la voce del coach, che ancora una volta sta urlando come se il nostro destino fosse appeso a un filo sottile.

«Dan! Che cosa cavolo fai?!» La voce del coach rimbomba, e non c'è angolo del campo di gioco che possa nascondersi dal suo tono aggressivo. Mi guardo intorno, cercando di mantenere la calma. JJ è a un passo da me, pronto a partire in un altro dei suoi soliti battibecchi.

«Ho detto che devi concentrarti, non girarti a chiacchierare con gli altri!» Il coach è ormai una furia, i muscoli della sua faccia tesi come se stesse per esplodere.

Mi raddrizzo, prontamente. Se c'è una cosa che ho imparato in tutti questi anni da capitano, è che il coach non vuole tanto i risultati immediati quanto il nostro impegno. Ma oggi... oggi sembra che la pazienza sia scivolata via insieme al disco.

«Lo so, coach, lo so!» grido, cercando di farmi sentire sopra le sue urla.

JJ, che è sempre pronto a lanciarsi in uno dei suoi momenti, si gira verso di me con un sorriso beffardo.

Eccolo che incomincia..

«Oh, fantastico, Dan, continua così, che sicuramente farà effetto!» dice, imitando il tono del coach con una risata quasi sguaiata. «Se il nostro allenatore non si fa venire un aneurisma prima del fischio finale, io mi ritirerò e diventerò un monaco.»

Rido, ma subito dopo mi sforzo di mantenere un'espressione seria. Non è il momento di perdere la concentrazione, anche se JJ riesce sempre a far sembrare le cose un po' più leggere, anche quando tutto intorno è un casino.

Il coach, naturalmente, non lo prende bene. Con un passo deciso, si avvicina a JJ, la sua ombra che si allunga minacciosa.
«E tu, Mionce, non hai nulla da fare se non fare battute a ogni cosa che dico? Ti sembra il momento giusto per fare lo scemo?»

JJ alza le mani, fingendo innocenza.
«Oh, certo, coach, è il momento perfetto. Magari posso anche fare una bella danza per lei, così si tranquillizza un po'. O vuole che faccia un selfie con lei per immortalare questo bellissimo momento?»

«Oh cielo» sbuffo tra me e me.
Questo ragazzo seriamente non ha limiti. Il giorno in cui gli taglieranno la lingua sarà un nuovo inizio fantastico per il mondo.

«Ti consiglio di tenere la bocca chiusa, se non vuoi che ti faccia fare giri di campo fino alla fine dell'allenamento!» Il coach ringhia, ma JJ non si lascia intimidire.

«Correre intorno al campo in questa temperatura è proprio quello che sogno di più nella vita, coach.» fa una smorfia esagerata, come se fosse stato appena condannato a una pena capitale.
«Lo faccia lei così se cade si congela sul posto»

Mi scuso mentalmente per JJ. È uno dei ragazzi più brillanti in campo, ma fuori è... un disastro.
«JJ, finiscila» gli dico, cercando di riportarlo alla realtà. Non è il momento di tirare troppo la corda. «Senta coach, è solo una battuta, niente di personale»

Il coach mi lancia uno sguardo feroce.
«Tu zitto, Blackfoot. Non sei il mio psicologo» Poi si rivolge nuovamente a JJ.
«Tu, invece, stai bene nel ruolo che hai scelto: un pagliaccio. L'unica cosa che riesci a fare è far ridere gli altri, ma non è questo che voglio da te, capito?»

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JJ ride, ma stavolta c'è una certa stanchezza nel suo sorriso. «Oh, lo capisco perfettamente, coach, vuole che diventi un soldato. Ho il cuore di un guerriero...»

«Anche se il corpo è più da scimmia.» aggiunge Alec passandoci come un fulmine accanto.

«Basta!» il coach urla, mettendo fine alla conversazione, anche se in realtà tutti sappiamo che è solo l'inizio di una lunga giornata. Si allontana un passo, ma poi si ferma, come se gli fosse venuta un'altra idea.
«Ora voglio vedere chi sa veramente giocare! Giochiamo a una partita. Tutti contro tutti, vediamo chi ha davvero cuore. Se volete fare gli idioti, almeno fatelo sul ghiaccio.»

Sospiro e mi rimetto in posizione, ma so che la partita che il coach sta proponendo non è tanto per divertirci, quanto per farci sudare e dimostrare che sappiamo stare al passo con le sue aspettative. La tensione sale, ma JJ sembra prendere la notizia come una nuova occasione per fare spettacolo.

«Grande! Una partita a 'chi ha più cuore', giusto? Dobbiamo segnare con le mani legate, o basta farlo con un disco?» chiede sarcastico, mentre si prepara a schivare il disco che sta arrivando verso di lui.

Il coach non risponde, ma la sua espressione è sufficiente a far capire che il sarcasmo non lo tocca più. La sua attenzione è altrove, concentrata sulla partita che sta per iniziare. Non c'è più tempo per le chiacchiere.

I ragazzi si dispongono sul ghiaccio, la tensione nell'aria palpabile. Il coach fischia e tutti ci mettiamo in movimento, ma sento ancora l'eco delle parole di JJ risuonare nella mia mente. Nonostante il caos e le urla, c'è qualcosa di affascinante nel suo modo di mantenere il sorriso anche quando tutto intorno diventa un disastro. A volte, credo che sia proprio quello che ci vuole per non impazzire, specialmente in questo sport dove l'adrenalina e la pressione non ci lasciano mai davvero soli.

Il fischio del coach è il segnale che finalmente la partita sta per cominciare. È sempre un momento cruciale: non si tratta solo di hockey, ma di un test per la squadra, per vedere chi resiste sotto pressione. E per me, come capitano, è anche una prova per capire se sono pronto a mantenere la calma e a tenere insieme il gruppo.

Mi posiziono al centro del campo, il ghiaccio sotto i pattini che sembra più scivoloso del solito. Un'inquietudine sottile mi serra lo stomaco. Non so se è per la tensione del coach o per l'irrequietezza che vedo nei ragazzi, ma qualcosa non va. Ecco, il ghiaccio sembra sempre più uno specchio che riflette la confusione che c'è nelle teste di tutti noi.

Guardando JJ, mi rendo conto che lui è probabilmente l'unico a non sembrare teso. La sua faccia, quella maschera di ironia e spavalderia, è più sicura che mai, come se stesse per affrontare una partita a carte e non una guerra su ghiaccio. Mi fa sorridere, anche se un po' mi preoccupa. Il sarcasmo di JJ è la sua corazza, e io so quanto sia difficile togliergliela.

«Se avessi frequentato un corso per militari avrei compreso» sbotta Jj.
«Ma visto che gioco ad Hockey o almeno, credo di aver deciso di fare questo sport, veramente non comprendo» Fa un ampio gesto con le braccia, quasi esagerato.

La sua risata sarcastica mi strappa un sorriso, ma dentro di me sento la pressione salire. JJ ha sempre avuto questa capacità di alleggerire l'atmosfera, ma c'è un limite a quanto il suo atteggiamento possa fare la differenza.

Il coach dà un altro fischio, facendo eco al silenzio teso che si è creato tra i giocatori.
«Basta chiacchiere! Mettetevi al lavoro!» urla con rabbia.

«Preferirei stare a pecora in questo momento» mormora JJ tra sé, ma io lo sento, e non posso fare a meno di scrollare la testa.

Sempre lui...

The Weeknd (Ego ibi tibi ero)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora