" Guarda che novità " dissi tra me e me.
- E perché? -. Chiesi per farlo sfogare.
- Perché sono venuto a prenderti alla stazione, mentre che stavamo finendo di provare -. Nella sua voce c'era amarezza e speravo non fosse per me.
- Bhe mi scuso, visto che è colpa mia, in fondo hai preso me alla stazione, certo insieme ad altre persone, ma te l'ho chiesto io - dissi con un nodo in gola.
Non volevo essere paranoica ma, non è che non stava più bene con me? Ed aveva intensione di lasciarmi e non sapeva come dirmelo con gentilezza?.
Solo al pensiero mi venne il panico.
- Ma tu non ti devi scusare, alla fine avrei potuto dirti no, avrebbe potuto prendervi mia madre, o mio padre, o addirittura mio cognato che non lavorava, ma ho preferito prendervi io -. Forse avevo una piccola speranza, il mio pensiero era un equivoco e se invece l'avesse fatto solo per gentilezza?
" Lavinia basta pensieri negativi goditi la sua presenza ha cinque giorni che non lo vedi" mi rimproverai.
- Io mi scuso, comunque sia - volevo mettere in chiaro questa cosa.
- Ma lui lo ha fatto tantissime volte con Gloria e io sono stato molto tollerante, insieme al gruppo. Avevo pensato che per una volta che fosse capitato a me non avrebbe creato un cataclisma, e invece... -. Ahhh ecco qual era il problema, potevamo dire una sorta di gelosia .
- Bhè non prendertela, lo sai meglio di me che è permaloso e rompi biglie -.
- Oh si. Rompe così tanto le palle che se lavorasse in una fabbrica di bocce da bowling lo licenzierebbero per la sottoproduzione -.
La battuta era un po' squallida, ma il modo in cui lo disse gesticolando mi fece morire.

Arrivammo al ristorante e parcheggiò nel lato sinistro dei parcheggi. Siamo di nuovo al ristorante da proposta di matrimonio, in effetti mi fece venire un po' il dubbio. Mi aveva fatto vestire elegante, più del solito. Voleva forse farmi la proposta?? .
'Anche i miei pensieri erano in contrasto, prima pensavo che mi volesse lasciare, poi che mi volesse sposare.
Da quel momento alla conclusione della serata niente pensieri, solo io e lui. Il mio cervello macinava informazioni come un vecchio PC rumoroso.

Risotto allo zafferano, un buon Barolo e salmone , questa fu la nostra cena. Avevamo parlato di come era andata a Roma per quasi tutto il tempo, il che mi aveva aiutato a non pensare ai due elementi contrastanti.
- Sai da questa mattina ho un presentimento strano ma bello, ho come l'impressione che succederà qualcosa -. Mi guardò, incuriosito, ma non sapevo come spiegarglielo, non avevo idea di come rappresentare questo mio sentimento nel migliore dei modi.
Il cameriere tornò con il conto, e per farmi felice pagammo entrambi, ci alzammo e ci facemmo una passeggiata dal lato opposto alla macchina.
Sembrava un po' tutto come la prima volta che andammo a mangiare in quel ristorante, quasi mi sembrò di rivivere un déjà vu.
Non negavo che l'agitazione che mi stava venendo mi aveva fatto venire la voglia di una sigaretta, come quando ero più giovane. Ero lo stress fatto persona e quando ne accumulavo troppo, fumavo assai.

Camminando sentì il pianto un bambino e mi guardai un po' intorno, ma non vedevo niente, nessuna carrozzina, nessuna mamma con bambini in braccio, forse qualcuno in auto. Continuai a camminare, ma man mano che avanzammo quel urlo straziante lo sentì aumentare.
- Luca lo senti? -. Gli chiesi quasi impaurita.
- Sarà qualche bambino che si lamenta - commentò tranquillamente , ma capì che non si fidava neanche delle sue stesse parole, infatti il mio istinto di donna non badò alle sue parole e il mio udito mi portò a seguire lo strillo.
A passo veloce andai verso lo strillo, che mi portò in una aiuola. Era proprio da lì che veniva quel pianto straziante, presi il cellulare in preda al panico e accesia torcia.
Rimasi impietrita, c'era un sacchetto nero della spazzatura un po' aperto e un piccolo fagottino dentro che strillava infreddolito.
- Cazzo! -. Urlai presa da una scossa fredda alla spina dorsale.
- Luca dammi la giacca - buttai la borsa e il telefono a terra e mi inginocchiai strappando il sacchetto. Il bambino o bambina era avvolto in una copertina, sentiva freddo. Mi sentì stringere il cuore in una morsa e iniziai a piangere.
La mia paura più grande, mi si era appena presentata davanti. Luca affrontò la cosa impietrito, lo sentivo che stava dietro di me fermo come una statua. Lo avvolsi nella sua giacca e a quella visione gli si rigarono le guance con parecchie lacrime, era molto dispiaciuto per l'accaduto.
- Corriamo in ospedale - dissi con sangue freddo alzandomi,  tirai su col naso per evitare che scendessero altre lacrime ma non ci riuscì, era più forte di me quel inpulso. Luca prese la mia borsa e il cellulare, mentre con l'altra mano cercava freneticamente le chiavi nella tasca dei pantaloni.
Tenevo il fagottino stretto a me e mi affrettai a raggiungere la macchina, non cessava di piangere ed era straziante perché io piangevo insieme a lui.
Luca partì e corse per arrivare in breve tempo in ospedale.
- Vaffanculo alla madre di questa creatura, come si fa ad abbandonare una cosa così bella?? Se non lo vuoi o non lo puoi tenere lo affidi all'ospedale, loro gli troveranno una casa -. Dissi a Luca, ma lui si limitò ad annuire perché la pensava come me.
Il fagottino con il vibrare della macchina si era calmato ed era così carino, che mi si gonfiò il cuore di gioia ... direi che su per giù aveva tre o quattro mesi e la cosa mi fece ancora più rabbia.
Entrammo al pronto soccorso e l'infermiere non si capiva se era mezzo addormentato o proprio demente di suo.
- E' un'emergenza ho trovato un bambino abbandonato per la strada -. Ci guardava rintontito.
- Necessita di cure - aggiunse Luca.
- Scusate, non vi sento bene -.
Mi guardò imbarazzato.
Sapevo che la colpa non era sua ma del vetro che ci divideva, ma non vedeva che avevo in braccio un bambino avvolto in una giacca??

Alzai la voce e scandì bene le parole.
- HO TROVATO UN CAZZO DI BAMBINO ABBANDONATO IN STRADA -. Saltò in aria e spaventato per il mio tono di voce, aprì subito la porta ed entrammo.
Un dottore accorse a visitarlo , si assicurò che stesse bene.
Noi uscimmo nel corridoio e un infermiere prese i nostri nominativi.
-E pensare che avevo un bel presentimento, bah -. Mormorai.
- Amore stai calma andrà tutto bene lo sento -. Mi rassicurò.
- Vedo che i bambini ti stanno molto a cuore -. Aggiunse baciandomi la nuca.
- Si. Tu come avresti reagito se fossi stato solo? - gli domandai.
- Hai visto come ho reagito stasera. Sono rimasto impietrito. Hai molto sangue freddo, più di quanto pensassi -.
Fissai il pavimento riordinando i pensieri, non volevo che Luca capisse che stavo affrontando una mia paura.
Passò qualche ora e poi ci fecero entrare, il bimbo era in incubatrice e appena lo vidi scoppiai nuovamente a piangere. Se era in incubatrice qualcosa non andava.
- Che ha? -. Chiesi in preda al panico.
- Niente, è lì dentro per regolarizzare i parametri vitali, certo era denutrito, ha saltato circa cinque pasti, equivalente ad una giornata di cibo, ed era anche disidratato, ma siamo riusciti ad intervenire, poi per il resto sta bene -. Mi spiegò e rassicurò il dottore.
- Ovviamente grazie a voi è vivo, che lo avete trovato e portato subito qui -. Entrambi tirammo un sospiro di sollievo e istintivamente abbracciai il dottore per la gioia.
- Ehm volevo dire grazie -. Mi ricomposi e allungai una mano professionalmente .
- Si figuri, ora devo porvi una domanda. Il bambino volete che rimanga qui in ospedale e troveremo una casa per lui o vorreste tenerlo? -. Il pavimento mi cedette sotto ai piedi, era una domanda difficile,  non potevo decidere da sola. E poi non potevo adottarlo da sola, non avevo le condizione economiche che mi avessero permesso di portare a casa questo frutto di Dio. Dovevamo essere in due, a Luca sarebbe andato bene? Avrebbe avuto da ridire?

Tutto quello che amo sei tu (#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora