Paintings, frogs and step-brothers.

Comincia dall'inizio
                                    

Rahcel si cambiò in fretta e furia, infilandosi un jeans e una maglietta presa a caso. Si lavò la faccia, mise lo zaino in spalla e si avviò verso la cucina. In quel momento scese anche Ottaviano, con i capelli in completo disordine, ma a causa della fretta nessuno fece caso all'altro. Afferarono entrambi un toast al volo e uscirono.

Per loro sfortuna, a causa del ritardo, dovevano per forza essere accompagnati entrambi in macchina. La ragazza salì davant, a fianco all'autista, mentre l'altro entrò dietro.

'Se sono fortunata, a causa del ritado non ci sarà nessuno fuori scuola...' pensò Rachel.

Ma quel giorno la fortuna non era dalla sua parte. Infatti arrivò alle otto e trentacinque e la maggior parte della scuola era ancora fuori. Prese un grosso respiro e scese, ricevendo le solite occhiate di quando arrivava con la costosissima macchina del padre. I suoi amici fecero per venirle incontro, bloccandosi sbalorditi non appena videro Ottaviano saltare giù dal posto dietro dell'auto.

Rachel superò il suo gruppo, mormorando: "Non dite una parola." ed entrando dentro.

"COSA CI FACEVA QUELLO NELLA TUA MACCHINA?" urlarono Bianca e Annabeth in coro.

"Abbassate la voce!" le rimproverarono Hazel e Frank.

Rachel sospirò e iniziò a raccontare tutto quel che era successo, tralasciando di quando lei e Ottaviano si erano parlati pacificamente.

"Hai passato una giornata da incubo." disse alla fine Percy, mentre gli altri annuirono.

Rachel ci pensò. Era stato davvero così orribile? No, per niente. Eppure non contradisse il ragazzo, ma anzi, annuì.

Nel frattempo, l'altro tavolo era preso dal racconto di Ottaviano, che stava raccontando il giorno prima come se fosse stato il più brutto della sua vita, senza dire nulla sul fatto che aveva osservato Rachel mentre dipingeva per venti minuti buoni.

"A saperlo avremmo organizzato un assalto a casa della rossa." rise Zoe.

"In effetti, sarebbe stato epico." disse Ottaviano.

"Volete vedere qualcosa di veramente epico?" domandarono in coro Travis e Connor, che erano appena arrivati.

"Chris mi ha anticipato qualcosa. Che avete combinato?"

"Aspetta e vedrai."

Uanche secondo dopo Leo entrò nella mensa, dirigendosi verso il tavolo con i usoi amici. Appena si sedette, i gemelli ghignarono.

"3..." disse Travis.

"2..." continuò Connor.

"1..." esclamarono insieme alla fine.

Leo aprì lo zaino per prendere il pranzo ma una dozzina di rospi gli saltarono addosso, facendo urlare dallo spavento mentre cadeva all'indietro con la sedia.

Scoppiarono tutti a ridere, tranne gli amici di Leo, che cercavano di aiutarlo.

"Dove avete trovato tutte quelle rane?" disse Beckendorf senza riuscire a trattenere le risate. Per lui, vedere il fratellastro in quelle condizioni, era la cosa più esilarante mai vista.

"Nel lago qui vicino." rispose Connor.

"Ma come avete fatto a mettergliele nello zaino?" chiese Katie, asciugandosi le lacrime per le troppe risate.

"Siamo nello stesso corso di scienze. E' stato facile per noi." disse quindi Travis, facendole l'occhiolino.

A quel punto, Ottaviano si diede dello stupido pensando a quel che era successo il giorno prima. Come poteva anche solo pensare che una di loro fosse 'interessante'? Scoppiò a ridere ancora più forte.

Clarisse mise le mani a coppa intorno alla bocca, urlando: "Mai mettersi contro di noi!"

Rachel guardava Ottaviano come se avesse del fuoco negli occhi. Desiderava solo prenderlo a schiaffi per qualche ora. Eppure non lo fece, ma si limitò a cercare di aiutare Leo. Ma sapeva che quel giorno s elo sarebbe ricordato a vita.

Alla fine, con l'aiuto diqualche bidello, si riuscì a ristabilire la calma, anche se ormai Leo aveva preso il soprannome di 'ranocchio'.

Se ne stette tutto il giorno in silenzio, col viso truce.

"Dimmi che non stai pensando a quel che penso anch'io..." gli disse Reyna, una volta fuori scuola.

"Me la pagheranno." fu l'unico commento del ragazzo.
"Siamo con te!" esclamò Jason, mentre Percy annuiva cercando di coinvolgere Nico e Will.

"Ci risiamo?" chiese Calypso, mentre andava a casa di Clarisse con tutte le altre ragazze.

"Che intendi?" domandò a sua volta Drew, mandando un messaggio.

"Lo sai, ogni anno per un mese intero non ci sono altro che scherzi, fino a quando un professore non mette in punizione uno dei due gruppi."

"Due anni fa è toccato a noi, l'anno scorso a loro. Diciamo che chi riesce a non farsi moettere in punizione quest'anno, vince questa sorta di gara." iniziò a riflettere Silena.

"Io sono pronta alla guerra." disse Zoe.
"Anch'io!" esclamò Katie.

Quando però furono a casa di Clarisse, le risate si spensero. Il padre, Ares, che di solito non c'era mai a quell'ora, era lì che aspettava la ragazza.

"Papà, non doresti essere in palestra?" chiese, riferendosi al lavoro del padre, ovvero l'insegnante di pugilato.

"Ci vado stasera. Non sapevo che avresti portato le tue amiche... devo dirti una cosa importante."

"Loro possono ascoltare." disse convinta.

"Clarisse cara, io non vorrei..."

"Tanto glielo dire comunque, tanto vale abbreviare i tempi."

Ares sospirò, non era mai stato bravo in questo genere di cose.

"Okay. Ma ascoltami bene, perchè non so se sarei in grado di dirtelo una seconda volta. Quando tua madre era incinta di te di un mese, litigammo violentamente. In quel periodo conobbi un'altra donna, bella, forte e determinata. Mi piaceva, molto. Stettimo insieme per un po', poi lei mi disse che non se la sentiva di frequentare un uomo sposato e mi lasciò. Io e tua madre facemmo pace e dopo un paio di settimane venisti alla luce tu. Non ebbi più notizie di quella donna per anni, poi scoprì che si era arruolata ed era morta in guerra. Stetti malissimo, ma cercai di andare avanti per te e tua madre.

Qualche giorno fa ho ricevuto una lettera dalla madre di quella donna. C'era scritto che si era arruolata perchè le mancavano i soldi per crescere suo figlio. Si, aveva avuto un bambino, che è anche mio figlio. Ora sua nonna sta molto male e non sa quano vivrà ancora, così ho deciso che al momento della sua morte riconoscerò quel ragazzo come mio figlio."

Clarisse aveva stretto i pugni, cercando di trattenere le lacrime. Silena le aveva poggiato una mano sulla spalla, per darle forza.

"Lo conosco? Questo ragazzo, lo conosco?" disse con un filo di voce.

"Non so..."

"Come si chiama? Sai almeno come si chiama?" domandò con più rabbia.

"Frank Zhang."

ANGOLO AUTRICE

Vi prego, non ammazzatemi. Non ammazzatemi per il ritardo, per lo scherzo a Leo e per il fatto di Clarisse e Frank. Vi voglio bene.

Però dai, i momenti carini non sono mancati...

Facciamo che ci vediamo al prossimo capitolo, okay?

Sciao sciao

-Fonissa

I hate you, don't leave me.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora