Il freddo gli fece compagnia dentro la coperta ,filettata di lana per tutta l'intera notte.
Nelle prime ore del mattino si stamparono le luci, sui muri della camera,tanto da tempestarla a scacchi in un gioco di ombre . Con le mani si tirò la coperta fino ai capelli ,sentiva il sapore del freddo fino in gola. Era l'ultimo giorno della settimana ,poteva tirarsi quella coperta ogni ora sul viso .
L'unico rumore era lo zoccolare sui ciottoli degli animali da soma che attraversavano la mulattiera. In quell'ozio di pace nella mente,nuovi pensieri si infilavano nel cervello sopra i vecchi.
Spirò uno sbadiglio e si alzò dal letto. Loil si preoccupò d'infilarsi subito il cappello quasi volesse scrollarsi il freddo dalle orecchie.
Poi,rapidamente continuò a vestirsi.
Dalla finestra scorse a fior di strada una bruma ,che chiudeva a pochi centimetri ogni sguardo. Si scaldò i denti e la lingua con un succo di erbe e cominciò subito a studiare. Le ore si susseguirono voracemente, mentre il risuonare della campana della chiesa,anticipava già l'ora di cena.
Indossò il cappotto nuovo, la giacca era ancora troppo bagnata e l'odore dell'umido la faceva puzzare di tanfo.
Si chiuse la porta alle spalle e una volta fuori ,si allontanò verso la valle. Si vedeva in lontananza la presenza inquietante della nebbia che si allargava a macchia d'olio.Arrivò fino al cortile della chiesa e prese il sentiero che portava al chiostro , era già circondato dalla nebbia che torbida squagliava la neve ed entrava dentro fino al pietrisco.
Loil saliva ogni scalino del chiostro .
Poi vide il muro che s'alzava dritto come una piccola torre.
Conosceva bene la storia di quei mattoni interrati, la Ruth, la proprietaria della vecchia pensione dove dormiva, gli aveva raccontato tutte le storie antiche e cattive del paesello.
E la storia di quel muro bruciato lo aveva colto e sbizzarrito nella curiosità.
Doveva tornare indietro nel tempo ,quando c'era ancora la peste e quando per fame si mangiava l'erba con tutte le radici .Quando c'erano più bestie che uomini .
La Ruth aveva raccontato di un certo KLORNEO, un uomo di mezza statura, con un enorme cicatrice che gli passava dalla faccia fino alla spalla .
Era soprannominato ''il Porco'' raccoglieva i nascituri orfani ,quelli che erano lasciati lungo le strade da quelle donne maledette,senza nome e senza pane .Li cresceva tutti ...e dopo averli cresciuti male , i migliori di ossa ,li vendeva a baratto, i restanti li educava a diventare mascalzoni e ladri.
Ma non sempre Klorneo aveva ottimi risultati ...ne era uscito uno buono...scarnito in viso e pieno di buchi sulle braccia e i piedi, lo chiamavano ''il piccolo Cristo''.Andava in giro per le strade e a giro lo facevano lavorare un po' tutti ,forse per pietà o per bisogno.
Nelle notti ,in quella pustolosa casa ,se ne sentivano di urla !
Il confricare delle legnate sopra le ossa rimbombavano fino alla chiesa,tanto che il prete chiamava le guardie , le stesse piene di letame ...che la notte precedente erano state dentro quella casa a divertirsi di nascosto. Tutti a far finta di niente con i cervelli sordi , ricoperti di fimo dalla testa ai piedi.
Poi, arrivò un'alba in cui nessuno più ritrovò quella casa, intorno c'erano solo cenere e zampilli seminati sul terriccio. Di quell'immenso casolare era rimasto solo un pezzo di muro, intagliato a forma di porta dissacrata:
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Lei è la notte e io le sue ossa.Tutto il resto chiamiamolo inferno.
Mystery / ThrillerCi sono storie talmente tristi che solo il ''cuore'' può raccontare. Una storia grattugiata dal tempo, che cigola chiusa,dentro'' l'ultimo dei segreti''. E...lei ,poi gli entrò negli occhi e ci fu quel poco d'eterno a far battere la bocca contro il...
IL RITORNO ALLA PENSIONE 2
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