Mi presi qualche istante per elaborare quanto le mie orecchie avevano appena sentito. Avevo il timore di essere diventata sorda. Oppure mi ero immaginata tutto. Mi sembrava così assurdo che mi trovasse eccitante.

"Mettiti questi pantaloni della tuta, per favore" bisbiglió.

Nel passarmi il capo d'abbigliamento, le nostre mani si sfiorarono. Ci bloccammo entrambi, imbarazzati. I nostri occhi si cercarono e trovarono in pochi istanti. Fissi gli uni negli altri con le pupille dilatate. Oh, quanto era bello.

"Sc - scusa" balbettai, in preda al panico.

Tirammo indietro le nostre mani, come se avessimo preso una scossa all'improvviso. Che cosa ci stava succedendo? Dove erano finiti i due amici che scherzavano in continuazione? Era diventato tutto estremamente imbarazzante. L'aria era carica di una tensione che non ero in grado di motivare.

Kyle si voltò nuovamente verso la parete, dandomi così la possibilità di indossare anche i suoi pantaloni.

"Sono vestita" lo avvisai, mentre mi davo una rapida occhiata nello specchio. Sembravo ricoperta da enormi sacchi che toglievano al mio corpo anche la minima traccia di femminilità che potevo vantarmi di possedere. Non erano i vestiti ad essere brutti. Anzi, su di lui stavano meravigliosamente. Ma io sembravo un enorme sacco di patate.

Feci per andare a sdraiarmi a letto.

Un passo.

Due passi.

Tre passi.

Ero a pochi metri dal materasso. Non vedevo l'ora di sdraiarmi e cadere in un sonno profondo, che potesse farmi dimenticare persino la buffa situazione che si era venuta a creare tra me e quello che doveva essere il mio migliore amico.

Ma proprio lì, a pochi metri da un sonno riparatore, Kyle pensò bene di fermarmi. Con una mano attorno al mio braccio, così che io potessi sentire bene il suo tocco su di me e lasciarmi sopraffare da brividi e pelle d'oca.

"Pensavo davvero quello che ho detto, Phoebe" mi bisbiglió a pochi centimetri dall'orecchio, dopo avermi fatta voltare verso di lui.

Lo guardai. Lo sguardo fisso sul suo volto, ad osservare il maggior numero di dettagli possibile. Concentrata a non dimenticarne nemmeno uno. Le sopracciglia scure e folte contornavano due meravigliosi occhi azzurri. Il mare cristallino, le acque tropicali, a confronto non erano nulla. Un naso senza nulla di così particolare, eppure nel complesso tanto affascinante quanto il resto del corpo. Gli zigomi alti, ma non troppo. Lineamenti da uomo. Ma quello che più mi faceva impazzire, al punto di perdere la testa, era la sua bocca. Due labbra carnose al punto giusto. Socchiuse, impazienti. Leggermente screpolate per il freddo e il vento che avevamo patito nella casetta sull'albero.

"Cosa stiamo facendo, Kyle?" trovai il coraggio di domandare, con la voce così bassa che pensai che non mi avrebbe mai sentita.

"Non bastano dei pantaloni a farmi perdere l'attrazione che provo nei tuoi confronti, scricciolo. Non immagini neanche quanto ti desideri in questo momento.." disse, stando bene attento a mantenere il contatto visivo tra di noi.

Ormai ci eravamo avvicinati così tanto che non sapevo più quale fosse il mio respiro e quale il suo. Pochi centimetri, forse millimetri, mi separavano dal paradiso.

Non risposi. Non avevo la più pallida idea di cosa dire. Nella mia testa un desiderio, ormai, aveva cacciato tutti gli altri pensieri. Desideravo un bacio da Kyle come mai avevo desiderato qualcosa nella vita.

Lui mi fece passare un braccio attorno alla vita, attirandomi ancora di più verso di lui. I nostri bacini si toccavano, seppur attraverso i tessuti dei nostri abiti.

Allungò una mano verso il mio viso, indugiando un po' prima di appoggiarla delicatamente sulla mia guancia, lasciandomi una carezza così lieve che la percepii a malapena.

Iniziavo ad essere impaziente, a fremere per l'eccitazione. Volevo il mio primo bacio e lo volevo quella sera, con lui. Ne ero certa, al cento per cento.

La sua mano si spostò dal viso ai capelli, spostando dietro l'orecchio una ciocca che mi era caduta davanti agli occhi.

"Ho una voglia matta di baciarti, Phoebe. Mi piaci, così tanto che ho paura dei miei stessi sentimenti" confessò. Il mio cuore perse un battito, probabilmente troppo occupato a fare capriole. E lo sciame di farfalle che avevo nello stomaco si lasciò andare in una danza sfrenata.

"Baciami, Kyle. Non aspetto altro".

E lui lo fece.

Le sue labbra calde si appoggiarono sulle mie. Dolcezza, ansia, eccitazione. Un miscuglio di sensazioni paradisiache si alternarono in me.

Un bacio delicato, come si vedono solo nei film.

Fremevo al suo tocco, ad ogni sua carezza. Avevo i brividi lungo la spina dorsale.

Le mie mani nei suoi capelli, le sue, invece, sui miei fianchi.

Cerchi leggeri disegnati con i suoi pollici che mi mandavano in estasi.

Troppo. Troppo per essere descritto. Troppo per essere anche immaginato.

Il fiato mancava, ma la voglia di continuare quel bacio era superiore a tutto.

Io vivevo di Kyle. E Kyle viveva di me.

"Mi hai ridato la vita, Phoebe. Sei la cosa migliore che mi potesse capitare".

Kyle riviveva grazie a me. E io rivivevo grazie a lui.

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