«Ad una condizione.» proruppi.
Lui annuì nella mia direzione, incitandomi con gli occhi a proseguire. «Semmai dovessi trovarmi a disagio o volessi tornare a casa, dovrà esserci qualcuno disposto a riportarmi qui. Altrimenti non se ne fa nulla.»

Il mio sguardo non ammetteva alternative, o almeno quella era la mia intenzione e speravo di star riuscendo. «Me ne occupo io.»

«Mh.» mormorò piano Seth, schiarendosi la gola mentre con un mano aveva ripreso a mandare messaggi. Il sorriso furbo non me la raccontava giusta.
«Cosa?» domandai guardando entrambi. «Cosa significava quello?» mi voltai verso Aaron in cerca di spiegazioni, indicando il gesto astratto.

«Non dargli ascolto.» sviò l'argomento con un gesto evasivo.
«Significava che Aaron difficilmente riesce a restare sobrio.» sussurrò Seth adesso prestandomi la sua completa attenzione. Sollevò un angolo della bocca in un'espressione divertita, mentre una piccola fossetta sbucava indisturbata sul suo viso.

Mi disincantai dall'incantevole fossetta dalla guancia di Seth solamente per rivolgere uno sguardo di spiegazioni ad Aaron.
«Okay, è vero.» ammise guardandolo male. «Ma cercherò di non fare il coglione.» disse e speravo lo facesse.

«E se non riuscissi?» domandai esasperata adesso. Potevo sembrare di una pesantezza unica, e ne ero abbastanza consapevole, ma solo accettare era stato difficile per me grazie ad un'unica condizione, e se questa condizione non veniva rispettata mi saliva un'ansia assurda.

«In tal caso, ti riporterei io.»
E questa volta a rispondermi direttamente non fu Aaron, ma Seth, attirando il mio completo interesse.
«Oh sì, avevo dimenticato che tu non bevi.» Aaron sembrò sollevato da quella 'notizia' poiché ormai era riuscito a convincermi ad andare ed inoltre avrebbe potuto bere quanto voleva, dato e considerato che avevo chi mi avrebbe riportato al silenzio della casa.

«Perfetto allo-» stava per dire in seguito ma poi, d'un tratto, le sue parole vennero bloccate dal suono accompagnato da una vibrazione proveniente dal suo cellulare. Allungò le due mani nei pressi della tasca anteriore del jeans, mentre con una di esse prendeva il cellulare e con l'altra evitava che la tasca del jeans si sgualcisse.

«Pronto?» rispose alzando un braccio al fine di stenderlo sulla parte alta dello schienale del divano, mentre portava una gamba ad accavallarsi sull'altra.

«Sì, lo so, è un prodigio nell'ignorare chiamate e messaggi, certo, perché? Vuoi invitarlo ad uscire?» ammiccò divertito. Riuscivo a sentire una voce familiare dall'altro lato della cornetta che parlava freneticamente, ma non potevo distinguerne le parole. Ad un certo punto scoppiò a ridere dicendo:
«Sei sempre il solito, davvero. Vengo a prenderti io.»

Scosse la testa divertito. «Come si fa a dimenticare una cosa del genere. C'è una spia proprio sul quadrante dell'auto che te lo ricorda. Sto arrivando.» disse ridacchiando e nel frattempo si era alzato ed aveva afferrato il suo cappotto, mentre metteva fine alla chiamata.

«Era Louis, non è vero? Cos'altro è successo?» domandò Seth noncurante con un sopracciglio inarcato.
«Sì, potresti anche degnarti di usare il cellulare non solo esclusivamente per giocare a Snake VS Block.» rispose Aaron infilando le braccia nel cappotto.

Seth corrugò le sopracciglia non capendo come il suo amico potesse non afferrare e comprendere fino in fondo il suo bisogno. «Stavo per concludere il livello, era una questione di vita o di morte.»
«Ha dimenticato di fare il pieno e mentre veniva qui da Central Park la sua macchina lo ha abbandonato.» spiegò ignorandolo ed andando in cerca delle chiavi dell'auto e non appena le trovò, aprì la porta dicendo.
«Prendo la tua auto. Torno tra dieci minuti. Fate i bravi, bambini.» disse e non diede a Seth il tempo di protestare. Sapevo benissimo che non fosse entusiasta del fatto che stesse guidando la sua auto, ma da quello che sapevo era l'unica.

something sinful •• [interrotta]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora