Achantor - seconda parte

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<non posso. Se lo facessi distruggerei vasi e nervi ai quali è collegato, e con buona probabilità ucciderei Erik.> rispose lei a denti stretti.

Uno spasmo involontario dei muscoli del ragazzo, che comunicavano il proprio cedimento, si rivelò un colpo di fortuna. La testa del parassita occhieggiò dalla ferita e Alina fu rapida ad afferrarla con le pinze. Il fischio che fendette l'aria ferì i timpani dei presenti, ma fu l'urlo del ragazzo a scuoterli nel profondo. Quello che si liberò fu un ruggito in piena regola. Parassita e ospite erano profondamente collegati e una sofferenza del primo di rifletteva sul secondo persino con maggior intensità. Nel tentativo di attaccare la fonte di danno, l'achantor cominciò ad uscire dalla propria tana, liberando lentamente dalla propria morsa il corpo del ragazzo. Lentamente Alina lo guidò all'esterno spostandolo su una carcassa di piccole dimensioni portata lì per l'occasione. Il parassita era lungo una decina di centimetri in tutta la sua grandezza, era coperto di scaglie cornee e lucide di un bianco traslucido e si muoveva su otto zampe munite di uncini. La testa era tonda, accompagnata da due zampe anteriori, una per lato, diverse da quelle usate per il movimento, e sormontata da due occhi compositi rossi come il sangue.

<non ha ancora deposto uova.> sussurrò la ragazza, tirando un sospiro di sollievo.

L'addome del parassita era infatti gonfio e trasparente, e metteva in mostra centinaia di piccole sfere scure e dall'aspetto gelatinoso. Quando lo ebbe completamente estratto dal corpo del ragazzo, Alina lo adagiò sulla carcassa ancora calda e Fred sigillò il tutto in una teca di vetro, intrappolando quel dannosissimo essere per sempre.

La gioia del momento non durò troppo però, perché le condizioni di Erik ebbero un crollo drammatico. Il corpo del ragazzo cominciò ad agitarsi in preda alle convulsioni, e i parametri vitali uscirono rapidamente fuori dai valori normali.

<Fred, collega le flebo, la sacca della trasfusione e coprilo con delle coperte, è in shock!> La ragazza abbaiò gli ordini mentre, non senza difficoltà, tentava di tenere fermo il ragazzo. Non appena le convulsioni si furono calmate, sebbene Erik non fosse ancora fuori pericolo, Alina si adoperò a pulire e suturare la ferita.

<i parametri sono stabili.> comunicò Fred dopo qualche minuto.

Entrambi tirarono un sospiro di sollievo, scambiandosi uno sguardo dopo aver controllato che il paziente dormisse sereno sotto l'effetti di antidolorifici e sedativi.

<qualcuno ha mai provato a capire cosa sia successo alla schiena di Erik?> chiese la ragazza di punto in bianco.

Ad un cenno negativo dell'altro, la ragazza approfittò del fatto che Erik fosse sotto sedativi, per risolvere anche un altro dei suoi problemi. Il secondo intervento fu decisamente più tranquillo del precedente, sebbene comportò oltre un'ora di lavoro per ripulire la zona dai residui di quella vecchia lesione e per ricostruire le vertebre che un colpo ben assestato aveva rotto quasi del tutto, danneggiando vasi e nervi nella zona.

<è un miracolo che sia in grado di camminare ancora.> commentò la ragazza mentre suturava la seconda ferita.

<negli anni ho dovuto aumentare i dosaggi di neurotrasmettitori e miostimolanti di sintesi che gli somministravo, ma non avevo idea di cosa gli fosse successo. Magari col tempo riuscirai a strappargli delle informazioni su chi o cosa lo abbia ridotto così.> rispose l'altro. <ora vai a riposare e a darti una ripulita, a lui ci penso io.> la incitò, vedendo quanto fosse forte il contrasto tra il rosso vivo del sangue che copriva il camice e le mani, e il pallore del volto della ragazza, segnato anche da profonde occhiaie violacee.

La situazione si rivelò per quello che era, quando Alina non oppose resistenza a quel consiglio. Si spogliò rapidamente degli abiti sporchi di sangue, sostituendoli con abiti puliti e si distese su una brandina a poca distanza da dove riposava Erik. Per nulla al mondo lo avrebbe lasciato solo in quella fase così delicata della sua convalescenza.

<non dimenticare le flebo.> sussurrò nel dormiveglia, prima di abbandonarsi all'oblio del meritato riposo.

Fred sorrise benevolo a quella scena. La ragazza si era addormentata con il corpo rivolto completamente verso Erik, come se anche ne sonno volesse pendersi cura di lui. Il sorriso si oscurò quando la sua attenzione si spostò verso la teca dove era stato intrappolato l'achantor. Quell'essere disgustoso si era già annidato all'interno della sua nuova vittima, nutrendosi di quel poco che era ancora disponibile in un corpo già privo di vita.

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Bentornati su questi schermi!
Lo so, sono stata cattivissima a sparire per oltre un mese senza darvi notizie. Sono viva e sto bene, ma ho voluto tentare una sessione di esami un po ambiziosa e proprio non ho avuto tempo di scrivere. Riprenderò con calma a pubblicare capitoli con regolarità, non disperate. Intanto spero che questo capitolo vi soddisfi almeno un po nell'attesa che la trama proceda in maniera più spedita.
Fatemi avere vostre notizie e ditemi cosa ne pensate.
Baci

May the road rise up to meet you may the wind be always at your back

Rebirth - l'albero del silenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora