"Perché l'hai fatto, s-stavo completando la coreografia."
Il suo respiro pesante non gli permetteva di comporre frasi scorrevoli, aveva bisogno di pause, quasi balbettava. Era stanco, lo sapeva meglio di tutti, tuttavia tentava di non far notare ciò, ma ad ogni suo sospiro, era sempre più evidente che non sarebbe bastato del semplice orgoglio ad ingannare Blaine. Osservava quest'ultimo con attenzione e notò che il suo sguardo cambiò radicalmente. Aveva le sopracciglia inarcate, quasi come se fosse seccato da qualcosa, e Kurt, per quanto non volesse accettarlo sapeva a cosa si riferiva.
"Me lo stai davvero chiedendo? Guardati, tra un po' non ti reggerai più in piedi fermati per un istante!"
Le parole di Blaine si fecero forti, era stanco di vedere suo marito sofferente per la preparazione ai provini di Broadway, soppresso dalla musica che lo teneva prigioniero.
Kurt squadrò la sua figura riflessa nello specchio, cercando di mostrare che in realtà non c'era nulla di sbagliato, niente che non andava. Ma come poteva essere vero. Strinse gli occhi come per mantenere le lacrime pronte a rigargli il viso, un gesto che probabilmente non avrebbe mai fatto davanti al marito. Non aveva timore di mostrarsi in difficoltà in sua presenza, non aveva bisogno di usare mezzi termini per dimostrare la sua insicurezza e potersi confidare, ma questa volta sembrava volesse palesemente sembrare più forte, voleva che anche solo quelle lacrime trattenute dimostrassero quanto lui poteva essere un adulto. Non bastava. Sapeva che non sarebbe servito solo quello, e sapeva che forse non sarebbe nemmeno stato in grado di resistere a lungo."Blaine ho paura, è questo quello che vuoi sentirmi dire? Beh eccoti servito."
Continuava a fissare il marito dallo specchio, ormai con il viso bagnato dalle calde lacrime che gocciolavano sul vestito nero, non aveva il coraggio di girarsi, non riusciva neppure a mantenere il volto ritto. Era un pianto desiderato, necessario, come una liberazione. Qualcosa non andava, e Blaine non riusciva a trovare una motivazione plausibile. Continuava a chiedersi come il ragazzo fosse stato così bravo a mascherare tutto quel dolore, sfogato poi in un pianto. Ma Kurt ne era sempre stato in grado, sin dalle superiori, quando qualsiasi scusa era buona perché venisse preso in giro dagli altri, quando si limitava a fingere di proseguire a testa alta, sapendo di star soffrendo. E poi arrivava il momento in cui le sue forze raggiungevano il limite della tolleranza e aveva bisogno di tempo per potersi risanare. In quei momenti Blaine era con lui, sin dal giorno in cui i loro sguardi si incrociarono per la prima volta. C'era un sostegno reciproco, prima da amici e poi da innamorati. Eppure ora entrambi erano incapaci di reagire, nessuno dei due prendeva parola, erano bloccati da un timore comune.
"Si tratta di Rachel, tra pochi giorni nascerà il... nostro bambino."
Ogni sua parola veniva strozzata dai singhiozzi, svaniva soffocata in quel pianto. Kurt si toccava il viso inumidito a causa delle lacrime e tirando la manica del vestito tentava di asciugarle, quasi incredulo di aver pianto così tanto, pur avendo fatto la cosa giusta. Rachel, la migliore amica di Kurt nonché compagna del Glee, da quasi nove mesi aspettava un bambino, quel bambino che poi non sarebbe appartenuto alla madre biologica, ma a due nuovi genitori, desiderosi di avere un figlio e poterlo proteggere. Quei genitori erano proprio Blaine e Kurt. Quest'ultimo era il più terrorizzato per l'avvenimento, sebbene provasse anche lui grande gioia. Negli ultimi mesi sentiva parlare di genitori omosessuali definiti incapaci di educare un figlio, poiché non era nei canoni che un ragazzino venisse cresciuto da due uomini o due donne. Le rassicurazioni della stessa Rachel, cresciuta da due uomini, non riuscivano a calmare il suo enorme terrore. Neppure con l'aiuto di Blaine, fiducioso nel loro futuro prosperoso, riusciva ad avere un attimo di pace; era tormentato da l'idea di non farcela e di non essere all'altezza. Forse tutto quell'allenamento non poteva essere giustificato solo dai provini, ma evidentemente era anche un modo per nascondersi dalle sue paure, senza poterci pensare ulteriormente.
Era agitato, scuoteva il volto da destra a sinistra come per eliminare quel pensiero dalla sua mente, voleva smettere di pensarci. Era una sofferenza e Blaine, incapace di restare ancora a guardare il marito in quella condizione, si precipitò subito di lui per poter stringerlo a sé, cullandolo tra le sue forti braccia e alzandosi quasi sulle punte; Kurt negli ultimi anni era cresciuto fin troppo, ma restava ancora quel sedicenne impacciato di Ohio. Ormai anche il moro piangeva. Gemeva tra i capelli del ragazzo, mentre gli poggiava il capo sulla sua spalla. Sentiva i piccoli baci di Kurt sul collo, quasi impercettibili. Sembravano quelli di un bambino, impaurito dal mondo che lo circonda, un bambino bisognoso di sentirsi al sicuro."Quando sarà, io ti prometto che affronteremo qualsiasi avversità insieme..."
"Non mi lasciare." Il discorso del moro fu interrotto dalle parole di Kurt. Era una frase che sentiva il dovere di dire, su di essa si erano promessi un amore eterno, e lì si fondava la loro fiducia. Blaine rimase a guardare il suo sposo, la sua vista era ancora un po' appannata a causa di quel lungo pianto, ma non poté fare a meno di osservare ogni sfumature azzurra negli occhi di Kurt. Avrebbe potuto passare ore a fissare quello sguardo di cui anni prima si era innamorato, non sarebbe riuscito a staccarsi. Quegli occhi senza luce, al momento spenti da tutto quello sfogo e incorniciati da un rosso scarlatto che sembrava stesse scomparendo man mano che i due continuavano a contemplarsi. Avevano bisogno entrambi di tutto questo. Necessitavano del tempo unicamente per loro, anche solo alcuni dei minuti, che però sarebbero stati fondamentali. Kurt strinse il marito al suo petto, per cercare dimostrare il significato di quelle parole e poter quindi affermare "io ci sono". Si mordeva il labbro inferiore impaziente di ricevere una risposta dal ragazzo, quasi come se stesse aspettando del conforta dopo tanto tormento.
"Io te lo prometto."
Parole quasi sussurrate, ma proprio ciò che Kurt voleva sentirsi dire. Quel pianto disperato si trasformò in un pianto colmo di commozione. E ancora con le lacrime agli occhi, prese il viso di Blaine tra le sue caldi mani e iniziò a baciarlo. Le loro lingue si muovevano perfettamente all'unisono, ormai abituate a quel gesto. I due sapevano quando era il momento adatto affinché un bacio diventasse la loro vera soluzione ad ogni problema. Continuavano a baciarsi con ardore, i loro corpi aderivano uno all'altro, entrambi quasi si aggrappavano ai vestiti, stremati. Quando si scostarono, notarono che oramai anche le loro labbra si erano arrossate, del resto doveva essere il minimo dopo un bacio così intenso. Si fissarono a lungo, senza aver più nulla d dire, eppure anche solo con quelle occhiate riuscivano a comprendere il loro pensieri, quelle parole mai pronunciate. Nessuno dei due sorrideva, erano però consapevoli del fatto che nulla avrebbe potuto ancora spaventarli, non ora che si sentivano pronti ad affrontare qualsiasi traversia.
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Ciao a tutti! Io mi chiamo Sara e dopo anni sono qui su Wattpad a scrivere un libro finalmente. Permetto di non essere assolutamente brava a scrivere, è solo un mio piccolo modo per mostrarvi le mie passioni e quello che penso. Con il tempo sono riuscita ad arricchire il mio vocabolario e a migliorare il mio stile, ed ora è arrivato il momento di capire se vale la pena continuare.
Spero che questo piccolo libro vi piaccia e buona lettura!
Pubblicherò gli altri capitoli il prima possibile.
(Perdonatemi per eventuali errori)
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Number 154 - Kurt & Blaine
FanfictionKurt e Blaine, cinque anni dopo essersi sposati e trasferiti a New York, stanno per compiere un passo importante: diventare genitori. Saranno disposti a tutto pur di proteggere la piccola creatura nelle loro mani. Vivranno puri attimi di felicita, a...
Here comes the sun - Prologo
Comincia dall'inizio