Il Cammino

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Ci fermammo davanti al mare di acqua nera; non scura, totalmente nera. Sapevamo ci saremmo arrivati prima o poi. Mi guardai attorno e notai un sentiero di roccia che andava verso l'alto, sopra l'acqua; lo indicai con un cenno al mio compagno, e senza una parola ci avviammo per il sentiero. Non ci fermammo, non ne avevamo bisogno: dopo tanti anni vissuti qui, non senti più la fatica, né la fame o la sete, solo il dovere.  salendo, l'aria si fece più leggera e meno carica dell'odore della palude, in un modo così impercettibile che solo qualcuno abituato a quell'odore avrebbe notato la differenza. Ci fermammo nel punto più alto del sentiero, dove la strada si fermava improvvisamente. Poggiai un ginocchio a terra e guardai in basso, valutando la situazione: eravamo parecchio alti ed eravamo a metà strada dal punto di partenza fino alla striscia di terra più vicina; non molto lontano notai delle uova di Cracchie, e decisi che erano abbastanza lontane da dove dovevamo passare che non ci avrebbero dato fastidio. Guardai verso l'acqua. Capii che era molto profonda; un ragazzo normale non avrebbe potuto capirlo, essendo il lago o il mare totalmente nero, ma gente come me si allena molto a capire la profondità dei vari bacini. Infine decisi che se ci fossimo buttati, anche se da un punto così alto, saremmo riusciti a toccare il fondo abbastanza da darci la giusta spinta per tornare in superficie. Rimisi entrambi i piedi per terra, tenendo lo sguardo fisso sull'acqua e chiedendomi se ci sarebbero stati animali marini pericolosi; sperando nel meglio, lasciai la fortuna a decidere per me. "Io non ho intenzione di sal-" sussurrò lui, che io interruppi prendendolo per la maglietta e saltando, tirandolo con me. L'aria ci accolse gelidamente, arrabbiata con noi per aver disturbato la sua quotidiana quiete; l'acqua non fu molto meglio. Il bacino era poco più profondo di quanto pensassi, e riuscii solo a sfiorarlo prima di risalire lentamente. Emersi sulla superficie, ansimando alla ricerca di aria e ringraziando la fortuna di essere ancora vivo. Mi avvicinai alla striscia di terra, mormorando il nome di Emilio più volte, guardandomi in girò. Allora notai delle deboli bolle d'aria arrivare alla superficie di fronte a me, e mi allontanai per permettere al mio compagno di emergere. Non riuscii a capire se fosse cosciente o meno, allora lo presi e mi avviai lentamente verso la nostra destinazione; destinazione temporanea, ovviamente.

Utilizzai il braccio libero per avvicinarci alla terraferma e contemporaneamente allontanarci dalle uova galleggianti, ancora più grandi viste da dove mi trovavo: non ero troppo curioso di vederle da vicino. L'acqua, di quello che probabilmente era un lago o un piccolo mare, era totalmente ferma, la superficie perfetta, se non per i nostri movimenti. Lanciai uno sguardo al ragazzo, che giaceva incosciente fra le mie braccia, stando attento a non fargli bere e a non bere io stesso. Avevo già assaggiato quelle acque. Non sono salate, ma non sono neanche dolci; bere quella è come bere oscurità liquida, non ha sapore, ma ti fa sentire male dentro, berne troppa ti farebbe sentire come le tue ossa si stiano piegando e stiano sbattendo le une con le altre, schiacciando gli organi e deformando il tuo corpo. Poca di quella, tuttavia, non danneggia ma non aiuta neanche, se non mescolata con specifichi rami: viene infatti usata come medicina, abbastanza rara essendo quei rami molto rari, e usata solo in casi estremi. Arrivato alla terra sospirai di sollievo, uscendo dall'acqua e trascinando il peso di Em con me. Un'altra proprietà di quest'acqua è quella di non rimanere su un corpo come quella normale: scivola via come olio su una superficie piana. Feci stendere il ragazzo sulla terra e tolsi un po' di acqua dai suoi polmoni, per poi sedermi accanto a lui e guardarmi attorno. Non c'era molto da vedere: la terra era semplicemente materiale grigio sparso in piccole strisce poco sopra la superficie dell'acqua, mentre l'acqua nera non aveva nessun mistero da rivelare né alcuna storia da raccontare. Rivolsi il mio sguardo al cielo, ma il colore uniforme non sembrava aver intenzione di rivelare nulla di nuovo, a parte il solito grigio pallido che non era mai cambiato sin da quando riuscii a ricordare. Guardando nella direzione da cui eravamo venuti, si vedeva solo il sentiero di roccia sopra l'acqua e poi foschia, ma sapevo che in quella direzione non c'era nulla di diverso dal posto in cui mi trovavo in quel momento, allora guardai dalla parte opposta, dove la nostra destinazione ci attendeva, chiedendomi cosa avremmo trovato lì e se sarebbe stato qualcosa di positivo o negativo.

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⏰ Last updated: May 25, 2017 ⏰

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L'Oscurità ha un nomeWhere stories live. Discover now