«Perché è sbagliato.» rispose semplicemente. Ethel fu sul punto di dirgli che anche ciò che faceva lui era sbagliato; uccidere senza conoscere il destino della vittima. La Rivelatrice continuò a pensarci su. Se era davvero così, però, una vita veniva comunque risparmiata, quella dell'eventuale Rivelatore che avrebbe dovuto rivelargli il destino di un essere umano. Ma no. Restava comunque una cosa sbagliata. Rex non poteva uccidere qualcuno che magari non meritava di concludere la sua vita prima della sua reale durata.
«So cosa pensi.» iniziò Rex fissandola. Ethel ricambiò lo sguardo, guardando per la prima volta con attenzione gli occhi dell'Avveratore. Per quanto il colore delle iridi fosse uguale a quello degli occhi di Leroy, erano in un certo senso diversi. Quelli di Rex sembravano più scaltri. Lo sguardo di Leroy, al contrario, era misterioso, lasciava intravedere ciò che lui faceva vedere solo con i suoi gesti, non svelando altro. Se Ethel non avesse visto il suo destino, Leroy avrebbe avuto ragione riguardo la continua affermazione che lei non lo conoscesse affatto.
Rex, intanto, continuò a fissarla e la cosa mise a disagio la ragazza. Non erano nemici, ma neanche amici. Ethel non poté ancora dire di potersi fidare completamente dell'Avveratore, ma voleva realmente provarci. Se non sarebbe stato in quel modo, la squadra non avrebbe mai funzionato. Né, tantomeno, il piano improvvisato.
«Cosa credi che pensa?» gli domandò Ethel riferendosi alla sua affermazione.
Rex alzò leggermente il mento: «Che potere ho di dire io cosa sia la cosa sbagliata o meno.»
Ethel corrugò la fronte: «Cosa te lo fa credere?»
«Perché è ciò che penserei io.»
La Rivelatrice deglutì, cercando di non mostrare il suo disagio. Non che lo fosse molto, ma lo sguardo fisso di Rex su di lei, il suo elegante tono di voce e l'atmosfera intorno, rendevano la situazione qualcosa per cui non stare esattamente sereni.
«Non esiste persona più sbagliata di me, e onestamente non saprei se andarne fiero. Ne vale della mia fama.»
Era serio? pensò Ethel guardandolo. Si riferiva quasi sicuramente al suo modo di lavorare. Andarne fiero? ripeté mentalmente la Rivelatrice. Non era di certo uno degli aggettivi che avrebbe usato lei. Magari non se ne vergognava, ma addirittura andarne fiero? Ne valeva della vita di una persona...
«Non c'è nulla per cui andare fieri in un omicidio.» annunciò lei diventando più seria.
«Tu non lo sai. Non puoi saperlo.» ribatté Rex.
«Uccidere è sbagliato. Punto.» su quello, nessuno avrebbe potuto farle cambiare idea.
«Tutto può essere sbagliato e allo stesso tempo giusto.»
«Allora dimmi, cosa c'è di giusto in ciò che fai?» gli disse Ethel incrociando le braccia. Era davvero curiosa della risposta. Certo, Ben le aveva detto più volte che, nel caso degli Avveratori, l'omicidio doveva essere inteso come qualcosa di diverso rispetto alla sua normale ed umana definizione di esso. Ma quello che faceva Rex non era lavorare al modo degli Avveratori, dunque, le sue giustificazioni erano molto ridotte.
Rex continuò a fissarla con le sue iridi scure: «Niente.» rispose, sorprendendo Ethel: «Faccio cose sbagliate ogni maledetto minuto che vivo. Ma quella non è certo la cosa di cui più mi vergogno.»
La Rivelatrice continuò a ricambiare il suo sguardo. Aveva già sentito Rex parlare della sua vita come qualcosa di inutile e, a detta di Leroy, l'Avveratore desiderava soltanto morire. I pensieri di Rex erano talmente depressi e confusi che, probabilmente, neanche lui si rendeva più conto di ciò che faceva, nonostante ad occhi esterni il ragazzo apparisse come un uomo forte e sano. Ma era solo una maschera, un modo per nascondere ciò che davvero sentiva dentro di sé, ed Ethel riuscì a capire quella situazione.
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Bitter Fate - Destino Amaro
Paranormal***NOTA: Quest'opera è stato un tentativo di scrittura di un'idea che mi era venuto molto tempo fa. Trovo quella stessa idea ancora validissima, però l'opera che ho scritto, ha diverse cose che, lette e rilette (col senno di poi), non sono realizzat...
Capitolo 22
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