Mi girai e vidi un poliziotto a terra con del sangue che colava da l'occhio destro e l'altro che lottava con Mark che non si era fatto catturare, a differenza del suo scagnozzo che era stato ammanettato ad un tubo sul muro. Mark era armato e minacciava di sparare a Louis che aveva fatto cadere la pistola. Evidentemente Mark si era dimenticato di me, perché non mi degnava di un sguardo. Non attirai troppo l'attenzione e nella mia corsa verso la pistola diedi un calcio nei denti dello scagnozzo di Mark che cercava di dimenarsi e stava per gridare per avvertire il suo capo. Mark era ancora occupato con Louis e io afferrai con fermezza la pistola. 

"Dov'è andato!" Rimbombò la voce di Mark con Louis tra le sue braccia possenti che lo stringevano al collo. Aveva la pistola impigliata nei pantaloni così usai il momento per sparargli al piede facendogli sgorgare il sangue dalla scarpa. Per il dolore l'uomo lasciò andare Louis e si tenne il piede. Il poliziotto che era li che fissava la scena prese Mark mettendogli le manette e togliendoli la pistola dai pantaloni. Il suo partner era ormai morto ma aveva fatto in tempo a chiamare i rinforzi. 

Io e Louis corremmo via verso la macchina dove trovammo i vetri rotti e Anna a terra. "Anna che è successo?!" gridai io ma la ragazza aveva perso conoscenza. "E' svenuta! dobbiamo portarla all'ospedale!" gridai io ma Louis era sparito. "Louis? Louis! Louis dove sei!" gridai in preda al panico mentre mi guardavo in giro. 

Misi una mano davanti alle labbra semiaperte di Anna e sentii il suo respiro caldo colpire il mio palmo. Sentii il polso e sentii un battito regolare. La polizia si stava avvicinando e io non potevo essere scoperto li, così presi in spalla Anna e la portai all'ospedale. 

"E' in coma" disse il dottore impassibile. Sentii le guance scaldarsi e gli occhi inumidirsi, mi avvicinai alla porta della sua stanza, la numero 101, ma venni fermato. "Non puoi entrare ragazzo" Disse un'infermiera piazzandosi davanti a me "Solo famigliari" continuò guardando una cartella clinica tra le sue braccia. "Ce la farà?" chiesi io trattenendo i singhiozzi. "Ha avuto un colpo parecchio forte alla testa, ha avuto un trauma cranico, il suo futuro è incerto" disse la donna chiudendosi la porta a chiave alle spalle.

Rimasi a guardare la porta con sguardo assente fino a quando una mano mi toccò la spalla. "Hey ragazzo, stai bene?" mi chiese una voce maschile alle mie spalle. "E lei chi sarebbe, scusi?" chiesi io voltandomi e notando un bambino di circa dieci anni biondo cenere con la mano intrecciata ad una donna circa di mezza età dietro a l'uomo che mi toccava la spalla.
"Sono il padre della ragazza in quella stanza, Anna, la conosci?" Mi chiese guardandomi negli occhi mentre io venivo scosso dai singhiozzi.

"Sono un amico di Anna" dissi io
"James, piacere" aggiunsi.
"Sono Marcus" disse lui scansandomi dalla porta e entrando.

Decisi di tornare a casa e li mi ritrovai Louis pieno di lividi sdraiato sul mio zerbino.
"J-James... aiuto..." sussurrò Louis tra I denti prima di perdere i sensi.

Portai il mio amico in casa e lo misi sul divano. Gli diedi dei piccoli schiaffetti sul viso cercando di svegliarlo ma non rispondeva.
"LOUIS!" Gridai versando un secchio d'acqua in testa al ragazzo.
"CHE SUCCEDE?!" Gridò lui spaventato svegliandosi soprassalto.
"Louis, che succede?" Gli chiesi dopo averlo tranquillizzato.
"Tu... tu mi hai abbandonato!" Sbraitò lui dopo qualche minuto di silenzio.
Io feci un passo indietro vedendolo veramente arrabbiato.

Louis non aveva proferito piu parola con me dopo quel giorno.
Erano passate tre settimane in cui ero andato a scuola normalmente. Tutti mi chiedevano dove fosse Anna e io con voce indifferente rispondevo un annoiato "non lo so" o un "ma chi se ne frega?".

Tutti I giorni appena dopo la scuola andavo da lei.
L'infermiera mi disse che potevo restare nella stanza solo nel tempo delle visite.
Era diventata una rutine, scuola, appunti, ospedale, racconto cos'è successo ad Anna dato che mi hanno detto che può sentirmi, lasciare gli appunti sul suo comodino, cambiare I fiori con dei nuovi stare li a tenerle la mano fino a dover andare, uscire e andare a dormire nella stanza d'attesa.
Si, avete letto bene, dormivo li, tante infermiere mi hanno detto che mi avrebbero chiamato se si fosse svegliata e di andare a casa ma io non le ho mai ascoltate e sono restato li a dormire, per tre settimane.

"Ciao Anna, sono James... di nuovo, ti porto gli appunti di chimica, matematica e francese. Oggi Sophie ha cercato di baciare Louis" accennai una risatina guardando il suo viso rilassato. "Luis le ha messo una mano sulle labbra e le ha detto 'no teso, sono gay' e si è girato a baciare Richard" finii ridacchiando sempre osservando attentamente il suo viso. "Ti ho portato dei fiori nuovi" dissi togliendo dal vaso di vetro quelli vecchi e mettendo le rose rosse che avevo comprato oggi al loro posto.
Presi la mano della ragazza e continuai il mio racconto: "oggi abbiamo fatto francese, la tua materia preferita... ti ho preso degli appunti bellissimi, quando ti sveglierai vedrai, nemmeno una lezione manca. Poi io ho preso nove in matematica, come volevi tu..." venni mosso da un singhiozzo. "Anna... se davvero puoi sentirmi... svegliati, ti prego... ho bisogno di te" sussurrai con ancora le lacrime negli occhi.
Un infermiera mi toccò la spalla e mi disse che l'orario di visite era finito.
Io salutai Anna e mi accomodai sulla sedia della sala d'attesa dove mi sedetti e finii i compiti di fisica per domani.

Il giorno dopo venni svegliato dal mio telefono che vibrava sulla mia pancia. Mi alzai andia in bagno, mi lavai I denti e corsi fuori a prendere la mia macchina.
Andai a scuola e presi tutti gli appunti che dovevo prendere.
Finí la scuola e io mi precipitai a prendere I fiori come tutti i giorni.
Decisi di prenderle un regalo, le presi un peluche a forma di rana e andai all'ospedale esattamente nel minuto in cui iniziava l'ora delle visite, entrai nella stanza di Anna ma non ero solo.

"Stefanie!" Gridai appena la vidi.
Corsi ad abbracciarla per poi chiederle: "che ci fai qui?".
Lei si staccò dall'abbraccio "sono venuta qui appena ho potuto" disse lei preoccupata.
"Quanto tempo è che è così?" Chiese lei spostando lo sguardo su Anna.
"Un mese, una settimana, un giorno e quindici ore" dissi io spostando lo sguardo sull'orologio.

Presi i fiori di ieri, li buttai temendone uno e mettendolo in un quaderno come tutti gli altri per farle vedere quando si sarebbe svegliata quali avevo scelto e misi quelli nuovi nel vaso.
Appoggiai il quaderno sulla pila con gli appunti e appoggiai insieme agli altri regali il nuovo peluche.

"Sono tutti tuoi?" Chiese Stefanie guardandi tutti i regali nella stanza.
"No..." dissi io facendo finta di non sapere di cosa stesse parlando.
"Non dire stronzate, sei venuto qui tutti i giorni?" Disse lei facendo capire che sapeva tutto.
Scrollai le spalle e diventai quasi indifferente.
"E se anche fosse?" Dissi io alzando gli occhi al cielo.

"Perché non dormi a casa?" Chiese lei all'improvviso mentre io mi accomodavo alla mia solita sedia.
"Shh! Ti può sentire Anna!" Dissi io alzandomi di scatto in piedi e portando Stefanie fuori dalla stanza per un braccio.

"Senti, voglio essere qui quando si sveglia ma non voglio che sappia che io sto qui così tanto tempo okay?" Dissi io senza proferire altra parola e andando nella stanza di Anna.

"Ciao Anna! Sono sempre io, James. Quella che era qui era Stefanie, quella rompipalle della tua migliore amica. Ti ho portato un nuovo peluche! Spero che ti piaccia quando ti sveglierai... quindi fallo presto che sto cominciando ad annoiarmi senza di te a cui fare gli scherzi." Dissi io ridacchiando.
"Oggi Louis ha preso 10 in chimica... comr ti chiederai, beh l'ho fatto copiare io, si, hai capito bene, ho preso dieci anche io. Svegliati... voglio farti vedere come sono cambiato per te... svegliati..."

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