La cubana incassò le spalle, con la punta del piede disegnò un semicerchio nella sabbia che le sporcava le scarpe trasandate. Un'altra curiosità su Camila era proprio questa: non buttava via niente. Niente! Non le importava se il suo vecchio e consunto paio di scarpe era fuori moda, lei non si sognava nemmeno di gettarle via.
«Lo sai che io pranzo in biblioteca.» Mormorò timidamente, preoccupandosi subitamente che la sua risposta avesse in qualche modo offeso Dinah.
Alzò di scatto la testa per addurre spiegazioni al suo rifiuto, ma la polinesiana mosse tempestivamente la mano di fronte ai suoi occhi e sorrise rincuorante «Tranquilla. Va' tutto bene.»
Ecco perché non le piaceva aprire la bocca. Si angustiava immediatamente che ciò che avesse detto fosse fuori luogo, o quantomeno interpretato nella maniera erronea. Le persone sono inclini a fraintendere tutto. La carta non le contestava mai ciò che scriveva la matita, erano i suoi pensieri e non venivano bistratti, derisi, o messi in discussione... Erano solo accolti benevolmente.
«D'accordo.» Disse sbrigativamente Dinah, alzandosi dalla panchina e imbracciando lo zaino. Era suonata la campanella. «Se cambi idea sai dove trovarmi, okay Mila?»
La cubana annuì e poi la salutò con un gesto rapido della mano, guardandola mentre si incamminava tranquillamente verso la sua classe. Un gruppo di amiche l'aveva raggiunta, l'accerchiavano e simpaticamente discorrevano del più e del meno, commentando a volte il sedere dei ragazzi che li passavano davanti. A Camila sarebbe piaciuto potersi investire dei panni della sua amica, anche solo per un giorno, anche solo per un minuto, per comprendere l'effetto che faceva sentirsi parte di qualcosa.
Quando tutti gli studenti furono entrati, anche lei si approssimò a raggiungere la sua classe. Aveva imparato che era meglio attendere l'ingresso di tutti, prima di precipitarsi dentro l'istituto, così evitava beghe ed inconvenienti.
Si avviò difilata verso la lezione, tenendo costantemente lo sguardo fisso sulla punta delle scarpe. All'incrocio fra i due corridoi, due o tre ragazzi si stavano scambiando le risposte del test.
Per favore non guardatemi, non guardatemi. Supplicò Camila dentro di se, strizzando gli occhi disperatamente e accelerando il passo.
Fortunatamente erano troppo impegnati a copiare le risposte per potersi occupare di lei. Sopraggiunse tranquillamente alla sua classe, tirando un sospiro di sollievo.
Ovviamente i suoi compagni erano già tutti seduti ai banchi, il professore aveva iniziato a fare l'appello e lei si era presentata giusto in tempo per dichiarare la sua effettiva presenza.
«Cabello, ti sei intrattenuta con il tuo reportage?» La irrise Jaime, uno dei ragazzi più subdoli della sua classe.
La mente che aveva architettato il piano dei compiti e lo stesso che aveva fatto ricadere le colpe su Camila. Ovviamente la sua facezia era riferita al diario che la cubana non lasciava incustodito nemmeno per un secondo.
Tutta la classe rise. Quelle risate incostanti e smanierate, ingombranti nella sua vita. Alcune di quelle erano persino false, Camila lo sapeva, ma nessuno dei suoi coetanei si voleva ritrovare nella sua stessa posizione e quindi tributavano lodi immeritevoli al ragazzo meschino e debole che si gavezzava schernendo Camila.
Proseguì a capo basso fino al suo banco, quello in fondo. Estrasse l'astuccio, libri di testo è come ogni mattina iniziò la classica giornata scolastica, o come preferiva chiamarla Camila "Giro all'inferno."
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She Loves Her
Fanfiction17/12/2017 #12 in fanfiction 27/12/2016 #4 in fanfiction 02/01/2018 #7 in fanfiction Camila è innamorata di Lauren da tre anni, ma Lauren è fidanzata con Lucy. Camila, non potendo esternare i suoi sentimenti a causa di un'innata timidezza, scrive q...
Capitolo uno
Comincia dall'inizio