Vedere è difficile ma ascoltare lo è molto di piú

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Il Natale a Los Angeles non si percepisce come in altre parti del mondo anzi non si sente affatto almeno che non si guardi con attenzione ed ecco che si notano i pupazzi di neve gonfiabili sparsi con pò ovunque, la neve finta nelle vetrine nei negozi, i babbo natale che girano per la cittá, le lucine accese e le canzoni natalizie che si sentono un pò ovunque. Lexie era cosí delusa quando agli inizi di Dicembre dal cielo non è iniziata a scendere la neve e che il sole continuava a splendere, lei ama la neve, e poichè non posso alterare le condizioni meteorologiche ieri l'ho portata in uno dei mercatini più importanti di tutta la città dove si è innamorata di un abete vero e c'è lo siamo portati dietro, lo abbiamo addobbato e questa mattina ho trovato il mio parquet pieno di aghi di pino ma ogni volta che pulisco questi spuntano più di prima ma per i miei bambini posso fare questo ed altro perché loro adesso sono felici ed io lo sono ancora di più.
Il Natale per lei e per me è sempre stato un periodo felice e adesso che Nathan è tornato nella sua vita sta molto, molto meglio e per mia fortuna. Non sapevo davvero cosa fare con lei così adesso Lexie passa del tempo con suo padre una sera si e una no, in fine settimana si e l'altro no dorme da lui. In principio non volevo ma in fin dei conti so che quando sono insieme si divertono molto e non potevo fargli questo  e poi sono stata io a dirgli che doveva fare il padre e adesso lui lo sta facendo.
Fermo la macchina nel parcheggio della scuola della bambina scendendo velocemente dall'auto osservando gli altri genitori stretti nei loro vestiti super costosi e le capigliature perfette. Assomiglio a tutte queste donne oggi, non pensavo mi sarebbe mai capitata una cosa del genere.
«Angie» balzo in aria smettendo di osservare quello che mi circonda per poi guardare Nathan accanto a me «Cosa ci fai qui?» domando osservandolo vestito nella sua tuta mimetica «Sono venuto a prendere Lexie. Questa sera ho il turno serale alla base e non posso passare la serata con lei»
«E non potevi chiamarmi?» domando uscendo il telefono dalla borsa ed osservando le chiamate ricevute ma la sua non c'è « Scusami, non ci ho pensato»
«Grazie Nathan come se io non avessi un'altro figlio a cui badare.»
Increspa le sopracciglia per poi storcere le labbra per un paio di secondi ed abbassare gli occhi.
Non so cosa voglia significare questa sua espressione in questo preciso momento ma non mi dispiace il fatto che non parli, non deve dire proprio nulla, ne ha già dette troppe l'altro sera ferendomi più di quanto lui possa immaginare.
«Come sta Tommy? Tra poco è il suo compleanno»
«Bene, lui non si è accorto di nulla. È troppo piccolo.» Si gira verso di me stringendo gli occhi per proteggerli dalla luce del sole «Hai bevuto?» domanda per poi passarsi una mano tra i capelli corti «Ho avuto un incontro di lavoro ma non credo siano affari tuoi.» Il suono della campanella fa girare entrambi verso le porte della scuola osservando i bambini uscire in modo ordinato, questi bambini sono strani anche in questo ma Lexie si distingue sempre. Appena ci vede corre verso di noi con la sua cartella blu sulle spalle che rimbalza «MAMMA! PAPÀ!» abbraccia lui e poi me sorridendo felice «Cosa ci fate entrambi qui?»
«Papà è venuto a prenderti per portarti a pranzo e poi ti riporterà a casa»
«E tu mamma?» i suoi occhioni si aprono talmente tanto da ipnotizzarmi con il loro azzurro «Io vado a prendere Tommy e poi vado a casa. Charlie deve venire per parlare della mostra» abbassa lo sguardo sulle sue scarpe mettendo su un leggero musino adorabile, mi abbasso verso di lei alzandole lo sguardo «Dammi un bacio sù»
Poggia le labbra con dolcezza sulla mia guancia per poi abbracciami forte «Ti voglio bene mamma»
«Anche io tesoro.»

Ho mentito a mia figlia spudoratamente ma non volevo che si sentisse triste nel frattempo che era fuori cosi ho preso il bambino dal nido e dopo aver mangiato ci siamo seduti sul divano a guardare un film anche se lui ha dormito per quasi tutto il tempo. Questa casa è troppo vuota senza di lei anche se ultimamente Tommy sta diventando molto iperattivo.
Non posso davvero credere che per il mio piccolo ometto è quasi passato un anno.
L'anno scorso in questo periodo era ancora dentro di me al sicuro invece adesso e qui che cammina in qualsiasi parte della casa con indosso il suo pannolino gonfio a seminare giocattoli in giro borbottando parole senza senso ma adoro vederlo in questo modo. Lui è una fonte costante di felicità e riesce a sollevarti il morale con la sua risata.
Ho messo al mondo due bambini felici.
«Mamma» corre verso di me tutto nudo con le mani sporche dell'impasto al cioccolato della torta che ho messo in forno «Ecco il mio bambini tutto sporco» prendo una salvietta umidificata ripulendolo mettendolo seduto accanto a me sul bancone continuando a piegare i suoi mini calzini lasciandogli dei dolci baci sulle guance che lo fanno ridere e sdraiarsi sul piano da lavori osservandomi «Adesso la mamma ti mangia i piedini» continuo lasciandogli dei dolci mordi sulla pianta del piede.
«PIEDE!» urla il bambino prendendolo nelle mani e cercando di portarseli alla bocca ma non riuscendoci come quando era piccolo cosí mette su il muso «Non fare questa faccia ometto dobbiamo andare anche a vestirci. Non puoi stare soltanto con il pannolino.»
Lo prendo nuovamente in braccio togliendo la biancheria dalla cucina e portandolo nella sua camera ma appena lo metto a terra scappa dalla stanza facendomi alzare gli occhi al cielo.
Un piccolo birbante in pannolino.
Sto per seguirlo quando il mio telefono inizia a squillare, sul mio display compare il nome di mia madre in grassetto. Ed ecco che torna all'attacco la donna più insistente  del mondi.
«Mamma» rispondo inseguendo il bambino nella stanza della sorella con in mano le bambole preferite di sua sorella cercando di staccargli la testa, inquietante. Lo prendo in braccio poggiandolo sul suo lettino e mettendo il vivavoce al telefono cercando di vestire il bambino con fatica «Tesoro sembri affaticata. Che succede?» domanda dall'altra parte del telefono sentendo le auto passare «Sto cercando di vestire tuo nipote. Oggi non vuole stare fermo»
«E Lexie?»
«Con suo padre, dovevano passare la serata insieme ma gli hanno cambiato il turno ed è venuto a prenderla a scuola.»
Le sento mormorare qualcosa di apparentemente incomprensibile.
«Avete parlato?» domanda innocentemente «Si, gli ho detto di vedere se riusciva a ficcarsi la testa su per il buco del culo» rispondo di botto pentendomene un secondo dopo, Tommy adesso è una spugna che ripete tutto quello che sente e non sarebbe davvero una bella cosa se ripetesse questa frase al nido «Dio mio Angie non mi dire che hai detto una cosa del genere davanti a tuo figlio.»
Ha pienamente ragione. Guardo il bambino che sembra non aver ascoltato nulla e che gioca con il suo elefante di peluche mordendogli la proposcide.
«Si ma non mi ha sentito» rispondo prendendolo in braccio scendendo nuovamente di sotto mettendolo nel suo box lasciandolo giocare tranquillamente ed io posso alzare le gambe e fare dello zapping senza nessuno che mi disturbi «Non si dicono certe cose davanti ai figli» continua.
«Ricordo ancora perfettamente tu che davi del 'coglione' a papà quando avevo l'età di sette anni, non puoi di certo farmi la predica» si ammutolisce per qualche secondo facendomi sospirare «Si. Forse hai ragione comunque torniamo al discorso di prima. Con Nathan?»
«Non ci ho parlato e non voglio neanche farlo. Quell'uomo non ha nessun contegno quando si parla di distruggere le persone con le parole»
«Io ho parlato con Amelia» stringo le labbra tra loro «Che grande novità, di quale pettegolezzo avete parlato questa volta?»
«Nessuno. Mi ha chiesto cosa facevamo per Natale»
«Mamma mi dispiace ma non li inviterò alla festa»
«Lo so tesoro volevo soltanto dirtelo» finisce il tutto con un colpo di tosse
So come vuole farmi sentire questa donna  vuole manipolarmi per farmeli invitare ma sta volta con me non funziona; ho preso una decisione e quest'anno saremo solo noi. Spero che non ci rimangano male ma non voglio che ci raggiungano.
«Io amo la famiglia Anderson ma dopo tutto quello che è successo quest'anno voglio mettere le giuste distanze e sono queste»
«Tesoro non mi devi dare nessuna spiegazione. È la tua vita decidi tu»
«Perfetto e grazie per non averla discussa»
«Angie la cosa importante siete tu ed i bambini adesso» passo una mano tra i capelli per poi spegnere la televisione dando un'occhiata al bambino che si è appisolato tra i suoi puluche con lo ciuccio in bocca «In realtà sono soltanto i bambini ad essere importanti. Io mi rialzo sempre»
«Lo so tesoro ma prima o poi tutti crollano»
«Crollare per me non è un opzione mamma e tu lo sai, troppe cose da fare e cosí poco tempo»
«Angie non devi essere sempre cosí controllata ma capisco che ne hai bisogno, ne hai sempre avuto ma vai avanti se ti fa stare bene»
«Diciamo di si»
«Perfetto. Io adesso devo andare al bar. Ci sentiamo tesoro.»
«Grazie per la chiacchierata mamma. Ciao.»

Sono cosí stanca oggi; ho solo voglia di chiudere gli occhi e addormentarmi come sta facendo proprio in questo momento Tommy. Chiudo gli occhi cercando di regolare il respiro e annullare ogni rumore che mi circonda me è una cosa davvero impossibile.
Oggi il rumore delle onde è molto forte, il mare è in subbuglio ma i surfisti continuano a sfidare qualcosa che in fin dei conti è indomabile, non ne ho mai capito il motivo a pieno forse perchè non ho mai praticato questo sport, non so. Le possibilità potrebbero essere infinite ma il rombo di una macchina che conosco molto bene fermarsi davanti al mio vialetto. Apro gli occhi si scatto alzandomi traballante e dirigendomi verso la finestra notando che avevo ragione, dopo tutti questi anni la conosco come le mie tasche. La bambina scende dall'auto sorridendo al padre che la segue passo dopo passo parlandole con tranquillità. Vado ad aprire la porta d'ingresso sorridendo alla bambina che corre incontro per poi abbracciarmi all'altezza della vita «Mamma» mi chiama la bambina alzando il volto verso il mio «Mi sei mancata tanto» le accarezzo con entrambe le mani il volto «Anche tu»
«Ma io non me ne andrò mai» dice lei allontanandosi da me e sorridendo sia a me che al padre immobile davanti a noi con le mani nelle tasche e lo sguardo basso, di nuovo.
Sta pensando a qualcosa ma ancora non riesco a capire fino in fondo ma adesso, dopo questa mattina, quando lo visto per la prima volta sono soddisfatta di questo sguardo perchè l'uomo che mi teneva stretta durante la notte mi ha guardato dritta negli occhi dandomi in modo molto sottile della poco di buono.
«Cosa avete fatto tu e papà?» le passo una mano tra i capelli «Siamo andati a casa della nonna a pranzare. Mi ha fatto anche la mia torta al cioccolato preferita» annuisco sorridendo un attimo per poi fissare nuovamente Nathan «Ti sei divertita?»
«Si, c'erano anche Nicole e Margò»
«Sono contenta  ma adesso saluta papà e vai da tuo fratello» annuisce lasciando un bacio sulla guancia del padre accovacciatosi per lei «Grazie papà.»
Lui le lascia un tenero bacio sulla punta del naso «Ci vediamo domani tesoro. Adesso vai» entra in casa poggiando lo zaino accanto al guardaroba correndo verso il fratello ed osservandolo attentamente.
«Ha fatto i compiti per le vacanza?» domando incrociando le braccia al petto increspando le labbra ed osservandolo, lui piega la testa di lato «Dai Angie oggi è stato l'ultimo giorno di scuola. Possiamo farla divertire almeno per una volta» alzo gli occhi al cielo sospirando «Se avesse fatto i compiti domani mattina si sarebbe riposata ed invece non potrà farlo» commento alzando il tono della voce. È una cosa davvero stupida per cui litigare ma sento il fuoco nelle vene, il breve pisolino mi ha rigenerata.
«Angie» inizia con voce annoiata facendo uscire il mio nome come se fosse il sibilo di un serpente «Perchè ti stai arrabbiando?» domando guardandolo da sotto le sopracciglia «Stai mettendo in dubbio la mia responsabilità nei confronti di nostra figlia»
«Perchè i tuoi momenti ti fanno diventare una persona diversa e Lexie ha bisogno di stabilità e tu non puoi offrirgliela sempre.» La cosa lo farà di certo arrabbiare, infuriare ma io lo voglio vedere cosí, un pò distrutto come sono io adesso. «Angie»
«Ho capito perchè ti sei arrabbiato. Tu non vuoi ascoltare la verità»
«Io davvero non ti sopporto» butta fuori «Il tuo ragionamento non ha senso. Sono io che dovrei dirlo. La prima volta mi hai tradito e la seconda lasciata. Sono davvero cosí stupida»
«Sei stata tu quella ad essere stata trovata a baciare una altro, un uomo odioso tra l'altro, e poi sei andata a cena con un'altro dopo che ci siamo visti quella mattina e abbiamo capito che nostra figlia era infelice a causa nostra» stringo gli occhi in due fessure mordendo con forza il labbro inferiore facendolo sanguinare «Era una dannatissima cena di lavoro Nathan ma tu vedi solo quello che vuoi vedere»
«Non provare a mentirmi» ringhia ancora una volta avvicinandosi con aria minacciosa «Vedi che non mi ascolti. Ero li perchè avevo bisogno di soldi per la galleria, per il lavoro della mia vita, per mio marito.» Sospiro osservandolo dritta negli occhi «Ma tu davvero non riesci a capirlo. Sei andato verso la soluzione piú semplice senza chiedere nessuna spiegazione. Sai fare solo questo.»
«Credo che questo sia il momento che tu te ne vada Anderson.»
Si gira verso i cancelli di casa dove Lucas con in mano un borsone verde sulle spalle ci fissa con insistenza «O ti spediscono fuori da questa proprietà a calci in culo» e fa un sorriso inquietante.
Nathan si gira di nuovo verso di me con gli occhi sgranati e fuori dalle orbite, mio cognato riesce sempre ad arrivare nei momenti migliori.
Quest'uomo deve andare via, oggi non riesco piú a sopportarlo, voglio che smetta di farmi del male fisico ma soprattutto psicologico «Chiamerò Lexie domani»
«Va via per favore.»
Lucas si avvicina e Nathan va via non guardandosi indietro un solo secondo ed è decisamente la cosa migliore da fare.
«Quel tipo è un coglione» commenta il moro facendo una smorfia «E tu non dovresti dire delle parolacce davanti i bambini» lascia cadere il borsone per terra abbracciandomi forte «I bambini sono dentro» deposita un bacio leggero tra i capelli «Sono felice di essere qui»
«E io che tu ci sia.»

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