Capitolo 1

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Faceva molto caldo a Firenze in quel pomeriggio di giugno. Le persone camminavano fra le strade, alcune sicure delle loro mete, altre alla ricerca dello splendore celato negli angoli più nascosti della città. Le macchine sfrecciavano veloci sull'asfalto ardente. Il sole batteva forte, erano le 2 di pomeriggio. I ragazzi tornavano a casa da scuola con lo zaino pesante e le cuffiette nelle orecchie.Qualche cane abbaiava al proprio padrone di ritorno da lavoro. Un uomo chiedeva alla propria fidanzata di sposarlo davanti a Palazzo Pitti. Un bambino raccoglieva un fiore da donare a una bambina per cui nutriva un'innocente affetto. E una ragazza, capelli biondi alle spalle legati con un gancio e occhi marroni, una maglietta con le maniche a tre quarti a righe orizzontali bianche e blu e un paio di pantaloni neri presi dall'armadio di sua madre, si trovava in mezzo a un lungo corridoio, circondata da altre persone sconosciute di qualche anno più grandi. Logorava il bordo del suo quadernone a quadri comprato per l'occasione. Si sentiva soffocare dall'ansia che saliva e che era costretta a rigettare in basso verso lo stomaco. Respirava lentamente come le avevano insegnato, inspirava dal naso ed espirava dalla bocca. Portava un reggiseno di una taglia più piccola della sua e il ferretto le pungeva sul lato provocandole un fastidio insopportabile... Era un anno che non usciva di casa ed era aumentata di peso ma non aveva fatto in tempo a comprarsi nuovi vestiti per quei giorni. Ogni tanto chiudeva gli occhi fingendo di non trovarsi in quel palazzo e di non stare per dare l'esame che le avrebbe permesso di passare in seconda. Quell'esame non era semplicemente una serie di interrogazioni su matematica, scienze e fisica, bensì la possibilità di andare avanti, di girare pagina, di superare un periodo così difficile e doloroso che aveva caratterizzato il suo ultimo anno. Non aveva aperto bocca con nessuno, ripassando fino allo sfinimento i suoi appunti. Poche volte alzava lo sguardo di sfuggita,esitava un po', poi tornava alle sue formule. Un ventenne si avvicinò a lei raccontandole la sua storia e lamentandosi della scuola che lo doveva preparare e che invece gli aveva fornito un programma vasto e diverso da quello idoneo. Lei non lo ascoltava e si limitava ad annuire senza troppa convinzione. Cercava di spostare tutto il peso appoggiandosi con le spalle al muro. Aveva voglia di piangere, si sentiva morire dentro ma alzando gli occhi al cielo e fissando per qualche istante il soffitto riusciva a ricacciare indietro tutto. Si mordeva il labbro fino a farlo sanguinare e guardava i fogli che teneva in mano ma le formule si fondevano fra loro e non riusciva a concentrarsi.

Ad un certo punto un ragazzo si mise nella sua stessa posizione esattamente davanti a lei, capelli castani un po' spettinati con il ciuffo, labbra carnose, alquanto secche, due anelli alle dita e un neo vicino l'orecchio destro, un paio di pantaloni neri e una camicia sbottonata sul collo con il taschino nel quale teneva il biglietto del treno. I due si scambiarono uno sguardo, rapido ma soffocante. 

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