Storia di un tale signor G.

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                                                                                             "La morte sorride a tutti; un uomo non può far altro che

Sorriderle di rimando"

Marco Aurelio

"Per la morte non c'è spazio, ma le vite volano e si

aggiungono alle stelle nell'alto cielo"

Publio Virgilio Marone

Quel tale, che tutti nel paese chiamavano signor G, era un tipo insolito e singolare. Aveva un'aria misteriosa, un po' troppo strana per esser giudicata normale, non parlava affatto con la gente del posto, tanto che veniva scambiato per una persona estremamente maleducata e schiva.

E, di conseguenza a tale comportamento, la gente era schiva con lui, e preferiva evitare di incrociare il suo sguardo gelido, rifiutandosi del tutto di intrattenere rapporti con lui, anche solo il fatto di scambiare qualche parola.

Secondo il credo comune, era un tipo veramente sgradevole e viscido, senza anima e senza cuore.

Il signor G non veniva stimato da nessuno, nemmeno da coloro che lo conoscevano ormai da anni.

Addirittura, senza azzardare nulla sul suo conto, non sapevano nemmeno il suo nome esteso, dove abitava, e non si arrischiavano a chiederglielo, visto che a tutti quello sguardo metteva un certo timore.

Insomma, il signor G rappresentava per la comunità "colui che non aveva identità", la persona più misteriosa che avessero mai visto.

Ma aveva, comunque, una fragilità, un dolore represso, che preferiva nasconderlo piuttosto che esternarlo, e che la gente non sapeva: aveva perduto la persona che più amava a questo mondo.

I suoi occhi erano verdi. Le labbra carnose. Non sapeva come metabolizzare quel ricordo, bagnato dalle lacrime del tempo, non sapeva come cacciarlo via, separarsene una volta per tutte.

Più volte aveva cercato di dimenticare, di eclissare, ma un amore struggente e troppo forte come quello che lui aveva non si cancella. Ma resta sempre come una cicatrice visibile.

Eppure si ricordava il suo volto, mascherato dalla polvere del tempo, e di come a volte aggrottava la fronte quando le faceva quei discorsi per motivarla perché magari era giù di morale, o qualcosa legata alla sua adolescenza.

Dovete sapere che il signor G, a volte incompreso per il suo carattere burbero e scontroso, era stato lasciato dalla moglie molti anni prima, a causa di un imprevedibile crollo nel loro rapporto che apparentemente sembrava consolidato e ben saldo, ma soprattutto per la grave malattia che aveva colpito la figlia, fin dai primi anni di vita. Una malattia che l'aveva costretta sulla sedia a rotelle, e che aveva gravemente invalidato i suoi arti, sia superiori che inferiori, impedendole così di muovere semplicemente la testa e tutto il resto del corpo.

Non sopportando il danno sia morale che fisico che aveva causato la situazione della figlia a entrambi, la madre, meschina, decise di abbandonare ogni cosa al suo destino, scappando così da loro, forse risposandosi addirittura.

Un giorno, entrando a casa dopo una cordiale cena di lavoro con i suoi colleghi, s'accorse di un biglietto poggiato sul divano che portava l'invito di una cerimonia matrimoniale tra quella che era stata sua moglie e una persona che non conosceva, che probabilmente era del paese.

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⏰ Last updated: Mar 06, 2018 ⏰

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