1. L'imprevedibilità di una deviazione casuale

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Rimango così incredula che il mutismo mi sembra la replica più efficace. Mia sorella è sempre gentile e disponibile con tutti, ma non con me. I rapporti all'interno della nostra famiglia si sono deteriorati da troppo tempo e nemmeno ricordo l'ultima volta in cui è arrivata a offrirmi il suo aiuto.

- È che hai urlato, - si giustifica, - per tre virgola dodici secondi.

Inarco un sopracciglio come so fare solo io.

- Descrivi il fenomeno.

Il sarcasmo nella mia voce è palpabile e corrosivo. Detesto quando Lilith si sente in dovere di analizzare la realtà come fosse un insieme alfanumerico. È una maniera disgustosamente fredda di approcciarsi alle cose, ma a lei non sembra neppure importare.

- Quaranta decibel, d'intensità direttamente proporzionale all'attacco di panico.

- Grandioso, - cantileno, - ho superato qualche genere di record?

- No, per niente.

Lilith scuote debolmente la testa, con i capelli che le dondolano sulle spalle in una miriade di onde castane. La serietà con cui vuole darmi una lezione di acustica mi fa venire quasi da ridere.

- Un insegnante londinese ha emesso un urlo da centoventinove decibel, quindici anni fa.

Interessante.

- Bene, - sibilo, - grazie della spiegazione, ma adesso vattene. Chiudi la porta.

Lilith indugia come in attesa di qualcosa. Io le do le spalle per farle capire che ne ho avuto abbastanza per questa notte, eppure lei mi richiama con appena un filo di voce.

- Quando perdi il controllo, i test si attivano.

- Che? – strepito, voltandomi di scatto.

La porta viene di nuovo accostata e prima che io possa trattenerla Lilith è sparita. Al suo posto, vicino al letto, c'è un libro che non ricordo di aver mai comprato: "Selezione Naturale: trattato sull'evoluzione della Specie." Probabilmente Lilith stava studiando questa roba prima di piombare in camera mia.

- Maniaca, - deglutisco.

Il sonno non tornerà troppo presto, quindi tanto vale che trovi qualcosa con cui ingannare il tempo. Scelgo una pagina a caso e faccio scorrere lo sguardo sui paragrafi. Il primo concetto biologico di cui leggo il titolo basta a farmi dichiarare resa totale: "l'estinzione del più debole e la sopravvivenza del più adatto." Mi ritrovo a domandarmi se si possa definirmi una persona adatta, ma poi ci penso su e cambio domanda. Che cosa vuol dire esattamente essere una persona adatta? Lancio il libro dall'altra parte della stanza per scaricare la rabbia e finisco per rompere la mia unica lampada. Non c'è più luce.

***

Salgo in macchina con l'assoluta certezza che qualcosa andrà storto. Sono una ragazza piena di "certezze", come la maggior parte dei miei coetanei e - come per la maggior parte dei miei coetanei - queste certezze si rivelano spesso delle ciarle inconsistenti rivestite da una buona dose di fatalismo.

Appoggio la fronte sul finestrino umido della nostra utilitaria, ritrovandomi a pensare al nuovo psicologo della scuola: è un uomo sulla quarantina, con la fronte minuscola e lucida che si ricopre di sudore. Lilith ha confidato alla mamma che dopo anni di assiduo risparmio si è sottoposto ad un trapianto di capelli.

- Osserva il tessuto epiteliale lungo la linea dell'attaccatura, - ci ha spiegato l'altra sera, - è elementare.

Fa impressione che un uomo del genere mi abbia diagnosticato un "disturbo ansioso generalizzato" e a dirla tutta non sono sicura che una patologia del genere esista davvero: sono una persona generalmente ansiosa o la diagnosi in generale è generalizzata e incerta? Niente diagnosi, niente cura. Lilith non fa che ripeterlo.

Entropy - Il Sistema IsolatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora