e p i l o g u e

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"Nella sua stanza, ti aspetta." Si limita a dire, affrettata, mentre mi spinge verso la porta bianca dell'ospedale.

"Mi aspetta?" Chiedo, confusa.

Elise mi guarda, e noto che il suo sguardo è triste, quasi preoccupato.

Lei è rimasta al suo fianco per tutto il tempo, e forse non dovrei esserne così stupita, dato che il suo sentimento per Dylan è piuttosto chiaro.

Io, invece, non sono riuscita ad andare a trovarlo, proprio non ci sono riuscita.

Era troppo, troppo per me, fra il dover riprendere le fila della mia vita distrutta e ricostruirne una nuova, una senza la presenza del mio migliore amico ad osservarmi nell'ombra.

Lo ammetto, mi è mancato il coraggio, ma non c'è giorno, e notte, in cui io non mi sia ritrovata a cercarlo, sperando di vederlo in qualche ombra nascosta.

Ma, ovviamente, ormai è tutto finito: ora che le cure di Linton sono state interrotte non rimane che Dylan, quello a letto, quello vero.

"Penso che stia aspettando di vedere te prima di.."

Non finisce la sua frase, ma non ne ho bisogno, dato che il suo silenzio è fin troppo chiaro.

"Va bene, penso di farcela."

Lei mi fa un sorriso gentile, anche se i suoi occhi sono ancora lucidi "E' bello vederti."

Mi limito ad un sorriso, e poi abbasso la maniglia, entrando nella sala d'ospedale: in tutto questo bianco, la pelle pallida di Dylan quasi ci si confonde.

La vista è sempre la stessa: lui immobile su un letto, ancora perso nel suo sonno, e collegato a decine di macchine.

Devo respirare più volte e cercare di racimolare le mie ultime forze per riuscire a sedermi sulla sedia accanto al suo letto, fin troppo vicino a lui.

Lo guardo, seguo il profilo del suo viso, osservo il pallore delle sue guance, le sue labbra leggermente socchiuse.

E' sempre così bello.

"Ciao, Dylan." Lo saluto, e, anche se non vorrei, sento gli occhi che iniziano a bruciare a causa delle lacrime "Sai, è strano vederti così, e non come un fantasma nascosto nell'ombra."

Mi sporgo appena, appoggiando gli avambracci sul suo letto, e subito mi sorprendo nel sentire il calore del suo corpo, un segno così insignificante, forse, ma che fa capire che c'è ancora qualcuno che combatte per restare in vita.

"Sai, forse dovrei odiarti: in fondo, mi hai cambiato la vita per poi rivelarti lo spirito di un malato terminale." Mi sfugge un sorriso, anche se pieno di tristezza "Mi spiace per non essere venuta prima, ma devo ammettere che forse ero un po' arrabbiata con te: non che non lo sia ancora, sia chiaro, mi hai pur sempre tenuto nascosto che speravi che io morissi per salvarti la vita e tuo padre ha cercato di uccidermi, per non parlare che, oltre a me, hai fatto al filo alla mia coinquilina."

Mi passo una mano sul viso, raccogliendo le poche lacrime dalle mie guance "Eppure, nonostante tutto, sono felice di averti conosciuto, e sai perché? Perché avevi ragione: noi due siamo simili, forse destinati a capirci, a completarci. Non siamo mai stati malati, ci stavamo solo cercando. Tu, il mio difensore nel buio, e io, la voce che ti guidava verso la luce. Ci siamo rincorsi per così tanto, da sempre, e..ora che tu non ci sei più, che te ne stai andando, è come se tutto fosse stato vano. Tu non ci sei e il buio ora fa paura, Dylan, ma non perché potrebbe nascondere qualcosa, ma perché so che non ti troverò."

Mi alzo, sedendomi sul suo letto, accarezzandogli appena la guancia, delicata, mentre ancora sto piangendo, sempre più forte "Ti amavo ancora prima di sapere chi fossi."

Il ragazzo nell'ombra {Dylan O'Brien}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora