"Clà, guarda che non scappo.", si lasciò sfuggire alludendo al fatto che non mollasse la presa.
Fu solo allora che Claudio sembrò nuovamente presente a se stesso. Lo sguardo di nuovo vivo, il volto attraversato da un'ombra.
"Promettimi che resterai.", si lasciò sfuggire in una richiesta che sembrava quasi un lamento.
Mario s'intenerì molto per quelle parole. Si sentì una persona orribile per come si era comportato in passato, ma il passato non può essere cambiato. Eppure qualcosa che poteva fare c'era ancora. Poteva dimostrargli di essersi sbagliato, e di essere diventato una persona nuova nel presente.
"Certo... certo che resto.", gli soffiò sul volto stringendolo ancora e comprendendo che Claudio di quel contatto avesse bisogno. "Non l'hai ancora capito?"
L'altro si ancorò a lui più saldamente. "L'ho immaginato. Ma non sono sicuro di poterci credere.", ammise. In effetti Mario non gli aveva mai mostrato tutta la dedizione che aveva meritato. Eppure non poteva fare a meno di sentirsi ferito nel constatare che Claudio non si fidasse delle sue promesse.
"Prova a fidarti di quello che senti.", gli disse soltanto, perché non poteva spingersi più in là, non senza sapere cosa lui provasse in realtà.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, come se Mario si aspettasse che da un momento all'altro dovesse capitare qualcosa che avrebbe spezzato quell'incantesimo. Aveva trovato Claudio sconvolto sulla soglia di casa, e non poteva ignorare quel dato.
"Clà, mi dici che è successo?", gli chiese quindi cercando di sondare il terreno.
"Mario, io... ho bisogno che tu mi stringa e basta.", gli disse con voce strozzata, e Mario non riuscì ad approfondire il discorso. Doveva soltanto esaudire la sua richiesta, gli sembrava l'unica cosa sensata in quel momento. Così lo strinse forte fino a lasciare che i loro fiati si confondessero, fino a lasciare che ogni linea di confine venisse abbattuta. Voleva essere quello per Claudio: la colonna portante della sua vita.
Non riuscì a comprendere più cosa ci fosse intorno, quando Claudio alzò il volto e posò le sue labbra all'angolo della sua bocca. Non gli era mai capitato di pensare di respingerlo, ma in quel momento gli balenò quell'idea. Vedeva quanto Claudio fosse bisognoso di lui, ma temeva che l'atteggiamento che stava tenendo fosse dettato dalla sua esigenza momentanea. Era davvero sconvolto e Mario non avrebbe potuto essere sicuro che il giorno dopo non si sarebbe pentito di quanto fatto quella sera. Quindi non gli porse le sue labbra ma, al tempo stesso, non lo allontanò. Non ne sarebbe mai stato in grado.
Fu Claudio, quindi, ad avvicinarsi ulteriormente, ad ignorare la rigidità di Mario e a posare le proprie labbra sulle sue. Mario sorrise e lasciò che lo accarezzasse con la propria bocca. Era un bacio casto che nessuno dei due approfondì.
"Non mi vuoi?", chiese quindi Claudio, forse stupito da quel contatto così controllato. Mario era trattenuto, come lo era stato l'ultima volta che erano stati così vicini. Eppure lui non voleva che le cose avvenissero in quella maniera, non desiderava ripensamenti, pentimenti. Lo conosceva, e credeva che in quel momento non fosse pienamente in sé.
"Ti vorrò sempre.", non poté fare a meno di dirgli, però. Sebbene non volesse compromettere il loro rapporto doveva confessargli cosa sentiva per lui. Quella era l'unica certezza di tutta la sua vita.
Claudio prese quella constatazione come un segno di arrendevolezza, e così avvicinò ulteriormente le labbra alle sue e approfondì quel contatto. Bussò alle sue porte con la lingua, s'insinuò nella sua vita, e Mario non poté fare altro che accettarlo come, del resto, aveva sempre fatto da quando lo conosceva. Ci volle poco perché quel contatto si trasformasse in qualcosa di più.
In poco tempo si ritrovò bloccato tra il muro e il corpo di Claudio che faceva pressione spingendo sul suo, le mani dell'altro a vagare sul suo corpo, sotto i tessuti.
Nonostante la stranezza di quel comportamento non lo aveva mai sentito così vicino, invero. Non riusciva a credere che tutto ciò fosse frutto di un momento difficile, non poteva immaginare nient'altro che la stessa volontà che lui sentiva. Claudio lo voleva, ormai era chiaro. Lo desiderava quanto lui, e non aveva senso continuare a respingerlo. Non avrebbe ottenuto nulla. D'altra parte il suo autocontrollo cominciava a scarseggiare. Quando si ama è così, pensò. Quando si ama non si riesce a controllare il proprio corpo, non si riescono a gestire le proprie volontà. Sebbene lui sentisse che non fosse proprio saggio darsi a lui in quel momento e prendere di lui ciò che Claudio aveva da offrirgli, alla fine si arrese alla sua stessa volontà.
Le labbra di Claudio passarono dalla sua bocca alla mascella e poi al collo. Lo baciava in modo così coinvolto, con un'insistenza che non aveva mai avuto, tanto che Mario ebbe l'impressione che volesse marchiarlo. E forse era così. Aveva bisogno di sentirlo suo ancora una volta, chissà per quanto.
Così lo lasciò fare. Si lasciò cullare da quelle mani che sapientemente lo stavano spogliando del cappotto, poi del maglione. Si riavvicinò desideroso di sentirlo ancora, di comprendere di che natura fosse quel bisogno anche se, in ogni caso, non avrebbe mai potuto respingerlo. Cercò con lo sguardo i suoi occhi e li sentì su di sé. Occhi verdi, inscuriti dal piacere, ma comunque presenti. Claudio c'era, e questo bastò a Mario per tranquillizzarlo. Così, finalmente rinvigorito da quell'improvvisa consapevolezza, rispose a quei baci con altrettanto trasporto, premunendosi di spogliarlo della sua maglia a sua volta. Erano di nuovo carne contro carne, in un perfetto connubio di odori e di calori. Quella sensazione era unica al mondo.
Mario non si era mai sentito così, come quando aveva avuto Claudio. Non era mai stato così pieno e così perfettamente completo. L'amore di Claudio lo faceva sentire una persona migliore, e in quel momento ne aveva bisogno. Così decise di prendersi quello che l'altro gli stava offrendo.
Si trascinarono insieme nella camera da letto con lo stesso desiderio di sempre. Quello non sarebbe mai cambiato.
Si spogliarono completamente, solo così potevano sentirsi per davvero. La completezza di quel momento rese Mario più vulnerabile. Non ci sarebbe stato niente dopo Claudio. Nessun altro, né una sensazione simile. Nulla che si avvicinasse a quell'attimo perfetto, seppur incerto.
Non si rese conto neanche di come fossero finiti stesi uno sull'altro, sul letto. Lui a dettare il ritmo del loro amore. Claudio a subirlo con una partecipazione che non aveva nulla di subordinato. Al contrario, era presente quanto lui, con le sue stesse esigenze.
Mentre diventavano unico corpo, unica sostanza, Mario osservò il suo sguardo lucido.
"Sarò sempre con te.", gli disse prima di lasciare il segno del loro amore. Un segno di cui Claudio, lo sapeva, non avrebbe avuto bisogno.
Se c'era una cosa di cui era sicuro quella riguardava il fatto che si appartenessero a un livello più profondo della pelle. Un livello che non comprendeva solo gli organi, o l'anima, o qualsiasi cosa ci fosse al di là della carne. Si appartenevano in un modo inspiegabile, metafisico.
Se si fossero incontrati in qualsiasi circostanza, in qualsiasi mondo diverso da quello sul quale camminavano, si sarebbero ugualmente appartenuti.
Anime peregrine in cerca di dimora, consapevoli di poter trovare casa solo nell'altro.
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Non mi avete fatto niente
FanfictionOPERA PROTETTA DA COPYRIGHT. TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Un avvenimento doloroso ha allontanato Mario e Claudio, due giovani ragazzi che si sono amati ardentemente. Nonostante le riserve Mario decide di tornare a Verona proprio in occasione del matri...