Brontolai qualcosa. Dalla imponente porta di legno dell’ingresso della bifamiliare Alexandar mi seguì in ogni piccolo movimento, lo sguardo attento sui singoli gesti che facevano, dal piede che automaticamente avanzava sull’asfalto fino all’ondeggiare dei miei capelli biondi dietro le spalle. Non schiodò il suo sguardo neanche quando entrai nella casa dandogli le spalle, per infilarmi dentro il salotto del primo piano.

Sentii la pesante porta richiudersi velocemente e il fruscio di passi seguirmi fino al centro della stanza.

Stavo per chiedergli di cosa dovevamo parlare che immediatamente lo sentii grugnire minaccioso.

Lo guardai spaventata, e capii perché: aveva capito il legame che avevo con Evan. Aveva intuito perché ero così arrabbiata.

E ora i suoi occhi ruggivano iniettati di un veleno così chiaro, così intuibile.

Gelosia.

“Beatriceee!” chiamò la bambina vampira facendo rimbombare l’eco della sua voce nel silenzio della casa.

La guardammo irrompere nella sala dopo neanche mezzo secondo, saltellando sui suoi passi. Quando intuì la strana tensione che aleggiava nell’aria il suo volto diventò improvvisamente serio.

“Che c’è?” chiese all’anziano che le si parò davanti, scrutando ogni angolo del suo viso accigliato.

“Elisabeth si è svegliata?”

“Ancora no…” gli occhi di Beatrice si velarono della stessa tristezza che ormai avevo conosciuto.

“Ora basta. Ora DEVE svegliarsi. Abbiamo bisogno di lei, ora più che mai!” Alexandar iniziò a girare intorno al tavolo della sala, freneticamente, sbottando come se fosse nel bel mezzo di un dibattito acceso. “Dobbiamo andare ad avvisare Maya, non c’è più tempo!”

Alzai la testa per incrociare lo sguardo di Alexandar. Sia io sia Beatrice rispondemmo all’unisono ripetendo il nome della vampira anziana più longeva al mondo, dopo la Madre ovviamente.

“MAYA???” ripetemmo in attesa di una spiegazione veloce da parte dell’anziano.

“Diodine la sta cercando per recuperare un campione del suo sangue. Dobbiamo muoverci in fretta!”

Lo guardammo attonite, non seguendo il filo logico di quel discorso. Probabilmente Alexandar intuì le nostre espressioni, perciò sbottò nuovamente “Diodine sta studiando i geni delle discendenti di Amelia, per questo ha preso anche il tuo sangue. Hanno trovato il modo di…” il vampiro si girò di scatto verso di me per trapassare il mio sguardo con occhi accusatori “Evan Rikoski ha trovato il modo di modellare a suo piacimento i geni della nostra specie. Diodine ora sta cercando Maya per prelevare l’ultimo campione di sangue, che unito al tuo e quello di Amelia, diverrà il mezzo per lo sterminio di ambedue le razze”

Le mie labbra si tesero per l’orrore, lasciando scoperta la fila di denti che ora apparivano affilati più che mai. Evan stava lavorando per Diodine. Stava lavorando con tutti quei medici che avevano cercato di dissanguarmi. Che stupida!

“Beatrice, vai da Elisabeth. Staccale le flebo e prepara un bisturi. E’ tempo del suo risveglio” ordinò l’anziano con un gesto della mano.

“Ma Alex, non è meglio aspettare che si svegli auton..”

“Veloce!” la intimidì, senza lasciarle il tempo di finire la frase.

Beatrice non replicò, si voltò velocemente per sgattaiolare verso il secondo piano con la sinuosità di un felino.

Il silenzio che in quel momento calò sulla stanza come un sipario alla fine di un dramma teatrale fu estremamente pesante.

Alexandar si avvicinò lentamente, fece per sollevarmi il mento con una mano, mentre l’altra si alzava nell’aria. Mi ritrassi di scatto chiudendo gli occhi, pronta ad incassare il dolore che avrebbe percorso ogni centimetro del mio volto. Uno schiaffo secco e deciso arrivò insieme al veleno delle sue parole.

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