Afferrai il bastoncino tra le lunghe dita e, giuro, per un momento mi si bloccò il respiro. Le due linee del test di gravidanza erano di un rosso fin troppo marcato e, per un momento, avrei voluto dare un pugno allo specchio così forte da far diventare le mie mani dello stesso rosso. Poggiai il bastoncino sul lavello passando le dita tra i miei capelli e tirandoli. Cazzo, come mi aveva potuto nascondere una cosa del genere? Dannazione.

Afferrai il bastoncino e lo tenni tra le mie mani mentre, con le scarpe slacciate e la camicia aperta, scendevo al piano di sotto. Presi la bottiglia di Gin che tenevo nella grande vetrina, dietro il servizio dei piatti e lontana dallo sguardo giudicante di mia mamma, e mi sedetti sul divano. Svitai la bottiglia e presi un sorso, stringendo gli occhi e sentire la gola bruciare come il cazzo d'inferno.


I miei occhi poi si posarono di nuovo su quel test, facendomi annebbiare la mente e facendomi prendere un altro sorso.



BELLA'S POV:



Mi misi seduta sul letto nel mezzo della notte notando come fossero le due e mezzo ed Harry non era ancora qua a dormire. Dal piano di sotto alcuni rumori fin troppo forti sembravano voler spaccare i vetri. Mi alzai stringendomi nella canottiera e sistemando il pantaloncini e scesi al piano di sotto. Nella cucina, l'unica ombra ad essere visibile era quella del mio fidanzato che sbatteva gli sportellini fin troppo fortemente.

«Harry» mormorai piano. «Amore, vieni a letto, è tardi»

Harry rise ma non disse nulla, mi guardò solamente. Poi, si avvicinò e mi baciò con così tanta forza da farmi male. Faceva puzza ed era ubriaco fino ai piedi. Per un momento, mi passò alla mente un pensiero che mi fece rabbrividire. Se Harry mi avrebbe fatto male proprio adesso, come avrei dovuto reagire? Non avevo ancora trovato un modo adatto e delle parole adatte per far uscire quelle tre parole dalla mia bocca, quindi avevo preferito tenerlo per me e non dirlo a nessuno, completamente.

«Harry» mormorai.

Si allontanò ridendo e continuando a cercare qualcosa tra gli sportelli. Quando afferrò una bottiglia di quello che sembrava liquore, scattai in avanti cercando di toglierla dalle sue mani. Si sarebbe ammazzato.

«Harry, amore, dammi la bottiglia e vieni a letto, ti prego» mormorai stancamente.

«Allontanati da me e non chiamarmi amore» mormorò con la bocca impastata e mangiandosi qualche lettera.

«Perché sei arrabbiato con me, Harry?»

Per l'ennesima volta non rispose, semplicemente prese la sua bottiglia e andò in salotto a sedersi sulla poltrona. Quando alzò i piedi per incrociarli sul tavolino, qualcosa scivolò da sotto la sua gamba e il mio cuore si bloccò quasi per un momento.

«Pensavi che non l'avrei scoperto?» mormorò spiazzandomi del tutto. «Pensavi fossi stupido ovviamente e hai preferito tenerlo nascosto» continuò ridacchiando quasi in modo ridicolo.

«No, ovviamente no» dissi avvicinandomi a lui e poggiando una mano sulla sua coscia coperta ancora dal jeans. «Mi dispiace. Sei ubriaco, possiamo riparlarne?» domandai cauta.

«Sono stordito, non ubriaco. Ti capisco perfettamente e rispondo di conseguenza» disse mantenendo il tono di voce basso. «Io non voglio bambini Isabella, lo sapevi dannazione!»

Quando si alzò di scatto sbattendo la bottiglia di liquore sul tavolo, indietreggiai di poco guardandolo.
Va bene che avevo sbagliato a nasconderlo, ma lo avevo fatto proprio perché lui era contrario ad avere dei bambini in quel periodo e volevo trovare il tempo adatto per formulare il pensiero. Ero stata spaventata anch'io.
Quando ne avevamo parlato, a Londra nella nostra casa, mi aveva riso in faccia. Cosa avrei dovuto fare?

«Come ho potuto? Dovevo stare più attento» mormorò asciugando i suoi occhi lucidi per l'alcol -se non per altro- che mi nascose dandomi le spalle. «Sono un fottuto coglione»

«Non dire così» dissi avvicinandomi e accarezzandogli il braccio. «Andrà bene, troveremo una soluzione»

«Non toccarmi!» grugnì infastidito tanto da farmi allontanare di scatto, come se mi fossi bruciata. «Non toccarmi, hai capito?»


«Perché stai facendo così?» mormorai ormai con le lacrime agli occhi. «Pensavo mi amassi, sono impaurita anch'io»

«E ti amo infatti, dannazione!» urlò facendomi tremare. «Ma non volevo dei dannati bambini adesso, Bella!»

«Smettila» mormorai asciugando il mio viso. «Smettila adesso o smetto di parlarti io»

Harry rise dandomi di nuovo le spalle e fu lì che non ci vidi più. Sali le scale velocemente mentre Harry ancora urlava di sotto e, una volta dentro la camera di Gemma, mi chiusi lì.

Anche io ero sconvolta: volevo dei bambini, al contrario suo, ma sicuramente non adesso. Ero decisa a stare lontana da lui fin quando non avrebbe chiesto scusa.

Durante il resto della notte, l'unica cosa che sentì fu il suo bussare insistentemente sulla porta che non venne mai aperta e le sue leggere lamentele, accompagnate da piccoli singhiozzi che spezzavano il mio cuore sempre di più.

Avietor » h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora