3. L'inizio della fine (REV)

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Per quanto mi costasse ammetterlo, anche con me stesso, gli volevo bene e non volevo perderlo.

Per il momento gli avevo salvato la vita, anche se non ero riuscito a debellare la maledizione.

Raccolsi da terra l'anello: non scottava più e lo infilai in una tasca interna del mantello, insieme con la spada di Grifondoro; gli riposi la bacchetta nell'ampia veste blu e lo sollevai delicato fra le braccia rialzandomi in piedi: era incredibilmente leggero per un uomo della sua altezza.

Mi smaterializzai e tornai nella Foresta, e quindi a Hogwarts: passai il resto della notte a vegliarlo. Sudava e si lamentava. Io gli cambiavo di continuo il panno bagnato sulla fronte.

E gli tenevo piano la mano, quella sana, tra le mie.

Lui mi stringeva appena le dita.

Era vivo, ma non sapevo ancora per quanto tempo.

L'indomani, quando si risvegliò e fui certo fosse fuori pericolo, la mia paura si trasformò in ira furiosa e gliene dissi di tutti i colori. Perché era andato da solo, perché era stato così stupido da infilarsi al dito l'anello che, in modo evidente, dimostrava d'essere stato stregato, perché non mi aveva chiamato subito, ma aveva cercato di far da sé, correndo rischi enormi e perdendo tempo prezioso?

Mi rispose solo con un sorriso e non mi rivelò mai per quale dannato motivo avesse deciso di indossare l'anello, invece di distruggerlo.

Si guardava la mano bruciata e avvizzita, come fosse un trofeo: sembrava considerarlo un equo scambio per la distruzione di un frammento d'anima di Voldemort.

Vecchio pazzo: no, non ne valeva la pena, non se si trattava della sua vita.

C'era la mia da usare: gliela avevo offerta tanti anni prima.

Però, mi ringraziò con calore d'averlo salvato, almeno per il momento.

*

Da quella notte cominciò un lungo travaglio alla ricerca di una soluzione definitiva per la mano di Albus.

I primi giorni lui si mostrava ottimista, e dubitai perfino che lo facesse solo per incoraggiarmi, ma presto parve abbandonare ogni speranza.

Soprattutto quando gli raccontai del Voto e della missione affidata a Draco dall'Oscuro Signore.

- Non ha importanza, Severus, sono vecchio e ho vissuto abbastanza.

Mi sfuggì un basso ringhio.

Importava eccome.

A me importava.

Non avevo intenzione di permettere a Draco, ammesso mai che potesse riuscirci, di ucciderlo.

A quel tempo, ancora non avevo capito cosa Albus avesse in serbo per me.

L'unico mio angosciato pensiero, in quel momento, era per Crystal.

La mia Crystal, ancora non rivista dopo la tragica notte in cui aveva salvato la mia anima.

Ma, ancor prima di rivederla, Albus mi confidò il suo piano, quando venne a salutarmi nel mio studio: la scuola era finita e non c'era motivo perché io rimanessi al castello. L'Oscuro Signore aveva perso troppi seguaci al Ministero ed io gli servivo più di prima.

Albus me lo comunicò col solito sorriso sulle labbra, la voce pacata e distaccata, come se stesse parlando della morte di un altro, di un fatto scontato, stupendosi che non lo avessi già capito da solo.

- ...ma naturalmente dovrai essere tu ad uccidermi, Severus!

Lo guardai a lungo in silenzio, totalmente incredulo.

Forza e resistenza del CristalloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora